Un amore nato tra i banchi di scuola, una corsa verso l’infinito con il cuore spezzato e una foto stretta tra le mani. Carlo Audino trasforma un frammento della sua adolescenza in una traccia pulsante di italo disco, carica di nostalgia, sogno e ritmo.

“Sogno d’amore” racconta un amore nato tra i banchi di scuola. Hai mai pensato che potesse diventare una canzone così potente e universale?

Solitamente considero I mie brani come “piccoli appunti della vita”. Piccoli post-it dove scrivo per non dimenticare quella particolare situazione che mi ha portato tanta felicità  oppure delusione o dispiacere. Non ho mai pensato ai miei brani come potenti e universali: questi piccoli appunti mi fanno tornare alla mente le sensazioni, emozioni e umori che avevo in quel momento e spesso vi associo anche colori e odori che percepivo allora. 

Il video è ambientato in una Singapore immaginaria con alberi di pesco e uccellini azzurri. Da dove nasce questa scelta visiva?

La scelta degli elementi del video nascono da varie considerazioni soprattutto legate al momento della sua realizzazione. I fiori di pesco identificano la stagione classica dell’innamoramento ossia la Primavera. La scelta della città di Singapore è legata alle origini della protagonista mentre gli usignoli celesti sono stati scelti un po’ perché citati nel brano e un po’ per simboleggiare la voglia che avevo di diventare il “principe azzurro” della bellissima compagna liceale.

Com’è stato scrivere una canzone durante un esame? Ti ha aiutato la pressione o è stato solo istinto?

L’esame da compositore melodista trascrittore alla Siae era, come tutti gli esami, un momento di tensione che, nel mio caso, si é allentato immediatamente non appena ho preso visione della traccia fornita ed ho cominciato a comporre. Nel giro di pochi minuti ero sommerso da idee melodiche: ho solo selezionato le piú emotive.

La musica italo disco è stata la tua scelta naturale o una sfida stilistica?

É stato molto casuale. Stavo registrando un provino del brano e mi sono usciti i coretti stile Bee Gees sull’inciso. La cosa mi è piaciuta ed allora ho adattato tutto l’arrangiamento a questa idea. In particolare mi affascinava il ritmo che si accoppiava perfettamente all’idea di “fuggire lontano”, della corsa verso l’infinito.

Quali emozioni provi oggi nel risuonare quei momenti, così lontani nel tempo ma così vivi nella tua voce?

Sembrerà molto strano, ma nello scrivere la mia canzone ho cristallizzato tutto quello che avevo dentro in quei giorni caldi primaverili vissuti nei corridoi e nei giardini del liceo Classico di Velletri  a 40 chilometri da Roma. In particolare ho nelle narici il profumo di lei mentre mi congedava suggerendomi di non cercarla piú. Non le avevo fatto nulla, le avevo solo confidato che stavo pensando a lei non piú come solo un’amica ma come il grande amore della vita.

Guardando avanti, pensi che continuerai a raccontare storie personali o ti orienterai verso altri temi?

Oltre alle nuove canzoni che sto componendo, ho ancora molto materiale degli anni passati che mi piace rispolverare e pubblicare. Non mi sono mai voluto limitare a descrivere le mie storie personali ma parlare di qualsiasi cosa che in qualche modo intacca la mia anima ed attira la mia attenzione.  Questo é successo quando mi sono emozionato a leggere l’articolo dei due innamorati di Sarajevo che nella loro fuga d’amore vengono uccisi dai cecchini (scrissi “Bosko e Admira”) oppure quando mio fratello mi raccontó di una sua amica sportiva che ha scoperto di essere affetta da Sclerosi Multipla ma ciononostante continua a tenergli testa diventando ad oggi campionessa paraolimpionica (per lei ho scritto “Odore di caffè”). Recentemente per i fatti di guerra che ci cincondano ho composto “Tempo”.


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