SOUDANT INTERPRETA I CLASSICI

E’ stato dedicato a Mozart il secondo appuntamento col classicismo,  nell’ambito della 55a stagione concertistica organizzata dall’Ente Concerti di Pesaro, in collaborazione con il Comune ed il sostegno del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, della Regione Marche, della Fondazione Cassa di Risparmio, Banca Marche e Banca dell’Adriatico.

L’appuntamento di venerdì 27 febbraio segue quello del 14 gennaio: in quell’occasione caso il M° Huber Soudant  (primo direttore dell’Orchestra del Salzburg Mozarteum per quasi dieci anni) ha diretto il  clarinettista Calogero Palermo (dal settembre 2008 clarinetto co-principale dell’Orchestre national de France) in una carrellata dedicata a Haydn e Beethoven.

Venerdì scorso abbiamo ascoltato  due pagine sinfoniche note col nome dei luoghi in cui  furono ideate o presentate la prima volta: sto parlando della Sinfonia “di Linz” (n. 36 in do magg. K. 425 ) e della Sinfonia “di Praga” (n. 38 in re magg. K. 504).

Negli ultimi dieci anni di vita trascorsi a Vienna, Mozart (1756-91) scrisse  soltanto sei sinfonie (K. 385, 425, 504, 543, 550, 551), un numero decisamente scarso rispetto alla intensa produzione sinfonica degli anni salisburghesi.

“Martedì 4 novembre darò qui un concerto, al teatro, e non avendo con me neppure una delle mie sinfonie ne scrivo a precipizio una nuova, che deve essere eseguita” scriveva  al padre il 31 ottobre 1783.

La Sinfonia n.425 fu in effetti composta in quattro giorni a Linz, dove il Compositore si era fermato tornando a Vienna da un viaggio a Salisburgo. Rappresenta il vero distacco dalle esperienze salisburghesi verso il modello haydniano: tutte le principali scelte stilistiche della partitura rimandano a Haydn, a cominciare dalla brillante strumentazione (un organico corposo: coppie di oboi, fagotti, corni, clarinetti, oltre ai timpani e agli archi).

Per la prima volta  un Adagio introduce il primo movimento, sull’esempio del Compositore austriaco; segue senza soluzione di continuità un Allegro spiritoso ed estroverso, mentre al tema iniziale, sussurrato e ripreso con trasformazioni varie, fanno riscontro incisivi motivi di marcia. Il secondo tempo è una siciliana (danza assai frequente negli Adagi di Haydn) dal tema ingenuo, impreziosita dalle malinconiche sezioni in minore, in cui Mozart fa uso del completo organico strumentale: in definitiva, si tratta di una pagina di trascinante vitalità che chiude con coerenza la composizione e mostra la raggiunta maturità e indipendenza dell’autore nel genere sinfonico.

Diversa é la genesi della “Sinfonia di Praga”, terminata a Vienna il 6 dicembre 1786 ed  eseguita per la prima volta il 19 gennaio 1787 nella capitale ceca, dove Mozart era stato invitato a partecipare al grande successo de Le nozze di Figaro. Fu per sdebitarsi di questa accoglienza trionfale che gli era stata tributata, che il Musicista dedicò il suo lavoro – come indica il sottotitolo – alla città che tanto lo aveva apprezzato.

La “Sinfonia di Praga” è uno degli esempi più luminosi della fantasia e dell’originalità di Mozart, capace di arricchire lo stile sinfonico (ormai posseduto in ogni suo aspetto) con la comunicatività immediata del linguaggio teatrale. Anche l’eccezione costituita dalla mancanza del Minuetto (la Sinfonia è infatti in tre soli movimenti) non significa ritorno ad antichi modelli ormai superati, ma consapevole conquista di una forma estrema, densa e poderosa, estesa internamente e segnata da una solenne, a tratti quasi cupa drammaticità.

Al centro delle due sinfonie, é stata affidata alla bravura e  sensibilità di una grande giovane solista internazionale, Alexandra Conunova, una delle pagine più poetiche del Salisburghese, il Concerto per violino e orchestra n. 4 in re magg. K. 218, terminato nell’ottobre 1775: é uno dei 5 concerti (assieme a K207, K211, K216, K219) scritti in quell’anno, mentre si trovava alla corte dell’arcivescovo di Salisburgo.

Caratteristica di queste opere é la forte influenza della musica italiana e di certi analoghi modelli che recano la firma di Nardini, Tartini e Boccherini, autori che Mozart certamente aveva ascoltato nel corso del suo viaggio in Italia avvenuto qualche anno prima e che avrebbe inciso profondamente sulla evoluzione dell’arte del musicista salisburghese.

In tutti i concerti (e nel K218 in particolare) si notano uno stile virtuosistico particolarmente spiccato ed una piena valorizzazione delle qualità timbriche del violino,  caratteristiche molto diffuse della scuola violinistica italiana del Settecento di derivazione barocca. Totalmente ascrivibili a Mozart sono invece la fantasia e la scioltezza con cui si dispone la materia musicale, l’equilibrio formale che trova stimolo e ragione d’essere in un sottile gioco di variazioni sviluppate con magistrale mano di artista, capace di infondere il tocco della spontaneità a tutto ciò che affronta. Il Musicista dispiega sonorità squillanti, episodi di sottile umorismo e abbandoni sensuali, il tutto accompagnato da quell’ambiguo sorriso che distingue la creatività mozartiana sin dall’epoca giovanile.

Violinista di origine moldava, nata nel 1988, Alexandra  Conunova ha studiato con Krzysztof Wegrzyn all’Università della Musica di Hannover. Suona un violino Santo Serafino del 1735 costruito a Venezia e gentilmente messo a sua disposizione dalla “Deutsche Stiftung Musikleben”.

La Conunova ha focalizzato su di sé le attenzioni della critica musicale e del pubblico a seguito della vittoria del Primo premio al Concorso Internazionale di violino “Joseph Joachim” di Hannover nell’autunno 2012. La giuria del concorso in quell’occasione ne elogiò il calore del suono e l’arte altamente drammatica del suo virtuosismo. L’Hannover Allgemeine Zeitung ha rilevato altresì con quale splendore di suono  l’interprete è in grado di far vivere il suo modo di interpretare il pensiero musicale. Il successo ottenuto in questo concorso, che è universalmente considerato come uno dei più importanti dedicati oggi al violino, le è valso il debutto con la casa discografica Naxos. Molteplici sono gli interessi dell’artista anche nell’ambito della musica da camera, dove ha inciso nel 2009 il suo primo CD con musiche di Brahms e Mozart con il primo clarinetto della Staatskapelle di Berlino, con il Conunova Quartet (di cui è primo violino) e con l’Arts Global String Quartet. Alexandra è stata recentemente insignita del premio “Julius Bär” come miglior talento presente al Festival di Verbier 2013, riconoscimento che le offrirà l’opportunità di esibirsi ufficialmente nel programma 2014 del Festival.

Inutile dire che tutto il concerto é stato particolarmente apprezzato dal pubblico che ha applaudito lungamente tutti gli interpreti.

Arrivederci a venerdì 6 marzo, allorché la F.O.R.M. diretta da Stefano Fonzi, accompagnerà il virtuoso Danilo Rea in un tour dedicato a Čajkovskij,  Fauré, Ravel e Puccini, mostrando al pubblico quanto labili ed incerte siano le barriere tra musica classica e leggera.

Pesaro, 28 febbraio 2015

Paola Cecchini