Spettacolo e musica in grande emergenza: a rischio chiusura il 30% delle etichette discografiche indipendenti

Emergenza Coronavirus: paghiamo un prezzo molto alto di vite umane e malati ma anche di lavoratori, tra difficoltà e sofferenza. Spettacolo e musica con tutto il loro indotto, non possono essere categorie di lavoro dimenticate perché sono parte integrante del nostro Paese, pezzi di Storia e cultura che non è possibile lasciare indietro o dimenticare.

MEI-Meeting delle Etichette Indipendenti e AudioCoop tornano a far sentire la propria voce, per bocca di Giordano Sangiorgi, Patron del MEIMeeting delle Etichette Indipendenti e Presidente portavoce AudioCoop: gli Stati Generali della Musica Indipendente ed Emergente fanno sentire ancora con forza la loro voce, sperando che nei prossimi giorni, con provvedimenti a carattere di urgenza e immediati, ci siano sostegni e fondi da parte del Governo e che possano essere equiparati quanto tutte le altre categorie di lavoratori in difficoltà “Serve assolutamente un sostegno urgente e concreto di liquidità alle piccole imprese del settore musica, al momento ancora assenti dai provvedimenti”.

Interventi e aiuti necessari dunque, per sostenere quelle figure professionali come editori, produttori, promoter, organizzatori di festival, club e discoteche ma anche uffici stampa che costituiscono “il vero e proprio motore della filiera musicale”
E ancora ”Si tratta di lavoratori, coloro che investono nella creatività musicale e ne fanno girare l’economia, sostenendo anche chi introita i diritti”. Sono infatti circa 10 mila imprese del settore che occupano direttamente 50 mila addetti che con tutto l’indotto arrivano a 300 mila: “un mondo costituito” – prosegue il Patron Sangiorgi – “per la grande maggioranza da piccole imprese e cooperative, società individuali, microimprese, start up digitali, partite IVA, free lance, lavoratori precari e instabili, che non hanno rappresentanza”.

A rischio chiusura, a giugno, di un terzo della discografia indipendente Made in Italy se non si interviene subito:

Il grido è davvero di dolore ed è ora molto, molto urgente quanto auspicato e proposto dal Coordinamento Stati Generali della Musica Indipendente ed Emergente che si augura provvedimenti immediati, concreti e urgentissimi come il “bonus a Fondo Perduto” per recuperare il fatturato mancato e non recuperabile (al momento ammonta ad una media di circa 150 mila euro per le imprese e di 30 mila euro lordi per i lavoratori).

Proposta di emendamento nel decreto Cura Italia:

Giordano Sangiorgi, Patron del MEI “Abbiamo inviato al Governo una proposta di emendamento per inserire tutte le figure professionali negli articoli del Decreto Cura Italia riguardanti il settore dello spettacolo dal vivo; ritengo e riteniamo che sia improrogabile attivare subito un Tavolo di lavoro per l’adozione dei criteri che coinvolga prima di tutto i piccoli lavoratori della filiera creativa musicale a fronte di un rischio chiusura di oltre un terzo delle etichette discografiche indipendenti italiane e del loro circuito (agenzie di booking, editori, club, merchandising, videomaker, società di impianti e tecnici, artisti e musicisti, club, promoter)che potrebbe arrivare già fin dal mese di giugno 2020”

Come attivare i rimborsi degli eventi, spettacoli e live annullati:

“E’ necessario – contemporaneamente – studiare modalità di rimborso, come previsto dagli “eventi a biglietto”, per sostenere sia gli spettacoli a pagamento per cui non è prevista prevendita a tutela degli organizzatori, sia di quelli gratuiti cancellati che hanno danneggiato l’intera filiera creativa musicale indipendente ed emergente costituita per la grandissima parte da piccole e piccolissime imprese, associazioni e startup. Particolarmente importante è la norma che supporta i locali che organizzano regolarmente attività di intrattenimento musicale, per incentivarli a riprendere al più presto la programmazione, un intervento che deve provvedere a supportare tutta la filiera: oltre al locale, l’artista che ha cancellato la data, il promoter che ci ha lavorato, il produttore che ha venduto meno musica, i musicisti che non hanno suonato, l’ufficio stampa che ci ha lavorato, autori ed editori che non hanno incassato dal borderò, videomaker che non hanno potuto girare il clip, tecnici, fonici e roadies, tutte le figure che ruotano intorno a un evento gratuito o a biglietto, ma senza prevendita”.

E ancora “Servono inoltre 130 milioni extra da portare a 150 milioni, da suddividere equamente tra cinema, fondazioni e teatro, e musica tutta extra Fus con manifestazioni nazionali, gratuite e non, di comprovata storicità e che danno principalmente spazio ai giovani indipendenti ed emergenti del nostro paese per tutelare il Made in Italy musicale. Infine, è necessario dotare di fondi dedicati alle piccole e microimprese del settore musica anche le Regioni e i Comuni per finanziare direttamente le attività più importanti e significative del territorio, sempre secondo i criteri di notorietà nazionale, numero di eventi a biglietto o gratuiti, storicità dell’evento, tasso di valorizzazione giovani artisti emergenti e indipendenti”.

Vediamo alcuni punti proposti dal Coordinamento Stati Generali della Musica Indipendente ed Emergente:

Ai lavoratori iscritti al Fondo pensioni Lavoratori dello spettacolo, con almeno 30 contributi giornalieri versati nell’anno 2019 al medesimo Fondo, cui derivi un reddito non superiore a 50.000 euro, e non titolari di pensione, è riconosciuta un’indennità una tantum pari a 500 euro.

L’indennità di cui al presente articolo non concorre alla formazione del reddito ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917.

Non hanno diritto all’indennità di cui al comma 1 i lavoratori titolari di rapporto di lavoro dipendente alla data di entrata in vigore della presente disposizione.

L’indennità di cui al presente articolo è erogata dall’INPS, previa domanda, nel limite di spesa complessivo di 40,5 milioni di euro per l’anno 2020.

“L’INPS provvede al monitoraggio del rispetto del limite di spesa e comunica i risultati di tale attività al Ministero del lavoro e delle politiche sociali e al Ministero dell’economia e delle finanze. Qualora dal predetto monitoraggio emerga il verificarsi di scostamenti, anche in via prospettica, rispetto al predetto limite di spesa, non possono essere adottati altri provvedimenti concessori”.

“Nell’eventualità fosse stabilita la possibilità di accesso alla cassa integrazione in deroga (richiesta a gran voce) per i lavoratori intermittenti operanti nel settore dello spettacolo si chiede di ampliare tale possibilità non solo ai lavoratori subordinati “a chiamata” ma anche ai soci di cooperativa operanti con il contratto di “socio lavoratore autonomo dello spettacolo”.

In conclusione – dichiara ancora Giordano Sangiorgi portavoce Stati Generali – chiediamo audizione singola e allestimento di un tavolo di lavoro permanente con le realtà più piccole per fornire le nostre proposte e criteri di come ripartire i fondi, insistendo sulla necessità urgente di tutelare i piccoli affinché venga rispettato il diritto di uguaglianza sostanziale garantito dall’art 3 della Costituzione” (tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali).

AudioCoop inoltre, di cui sempre Sangiorgi è Presidente portavoce, sta predisponendo al Ministro Dario Franceschini l’invio di una proposta che preveda l’investimento pubblico in una “piattaforma digitale nazionale di live streaming e ascolto musicale” esclusivamente dedicata al Made in Italy. Un investimento importante per la musica italiana che apra a un nuovo mercato e dia la possibilità agli artisti italiani di poter “monetizzare maggiormente” e aggiunge “c’è una fortissima richiesta di musica indipendente ed emergente italiana” e lo abbiamo visto dalle iniziative streaming sui social, sul web, da casa “In questo mese sono esplose letteralmente le visualizzazioni di dirette live streaming di artisti indipendenti ed emergenti mentre è diminuito il consumo nelle piattaforme multinazionali della musica. È il segno che se c’è l’offerta il pubblico oggi preferisce ascoltare gli artisti del nostro Paese direttamente”