Stasera in tv su La7 alle 21,15 A Beautiful Mind, un film del 2001 diretto da Ron Howard, dedicato alla vita del matematico e premio Nobel John Forbes Nash jr., interpretato da Russell Crowe, e liberamente ispirato all’omonima biografia di Sylvia Nasar, pubblicata in Italia col titolo Il genio dei numeri. Il film ha vinto quattro premi Oscar, tra cui miglior film, migliore regia, miglior attrice non protagonista a Jennifer Connelly e miglior sceneggiatura non originale a Akiva Goldsman, quattro Golden Globe e due BAFTA. Il budget è stato di circa 60 milioni di dollari. L’incasso sul mercato nordamericano ha superato i 170 milioni. Complessivamente gli incassi totali al box-office mondiale hanno superato i 300 milioni di dollari. Con Russell Crowe, Jennifer Connelly, Ed Harris, Christopher Plummer, Paul Bettany.
Trama
Nel 1948 John Forbes Nash jr. si trovava a Princeton con la più ambita delle borse di studio; ma non era della razza classica degli studenti che da generazioni hanno l’università nel sangue e nei modi. Piccolo borghese, un po’ sciattone, testa nelle nuvole, molto scontroso, per nulla avvezzo ai riti giovanili, il matematico che sarà segnato dalla schizofrenia elabora la sua teoria economica dei giochi. Secondo lui le fluttuazioni dei mercati finanziari possono essere calcolati molto precisamente. Le sue idee non passarono inosservate e un rappresentante del Dipartimento della Difesa si presenta a lui per proporgli di collaborare. Ma la sua vita sarà segnata anche dalla malattia mentale.
“Howard con i protagonisti A Beautiful Mind depura pienamente il corpo cinematografico sottoponendolo allo sguardo diegetico degli altri personaggi e a quello extradiegetico dello spettatore. Nella sua ossessione di essere spiato, John Nash sembra possedere uno sguardo totale, a 360′, quindi anormale, straordinario. I continui movimenti circolari della macchina da presa tendono all’aspirazione di filmare per intero il raggio visivo dello sguardo di Nash, di racchiudere nella stessa inquadratura ciò che vede davanti e, contemporaneamente, dietro. Aspirazione negata da un campo visivo per sua natura delimitato. Ma anche aspirazione di un cineasta come Howard, così coraggioso e sfrontato nello spingere il suo cinema oltre, nel far vedere – al di là dei generi – ciò che è irrappresentabile.
A Beautiful Mind è stato accusato, da una parte della critica, di aver volontariamente omesso episodi riguardanti il vero John Nash: la sua presunta omosessualità, l’episodio di un’altra donna e un altro figlio (entrambi abbandonati alla povertà) che hanno fatto parte della vita di Nash prima dell’incontro con Alicia. In realtà l’opera di Ron Howard gioca di sottrazione, dissolvendo fatti e personaggi, per materializzare visivamente le proiezioni mentali di Nash. In questo senso A Beautifil Mind è un film visionario, l’estensione al punto limite di uno sguardo-cinema che crea, da solo, i propri personaggi e le loro storie. Il compagno di università Charles, la nipotina di Charles e l’uomo del Ministero della Difesa Parcher rappresentano i segni di un delirio di uno sguardo allucinato. Da questo punto di vista, Howard, dietro la sua apparente e depistante compostezza formale, è in realtà un autore sperimentale capace di mostrare le manifestazioni della malattia e della follia.
A Beautiful Mind è l’ulteriore esempio di Ron Howard come regista di un’altra Hollywood, così inserito nei meccanismi produttivi, ma anche così personale e coerente. La forza del suo film consiste nel disperdere le coordinate temporali inquadrandole come se si trattasse di un film contemporaneo, che porta in scena il presente. Quindi, in un’operazione di traslazione nel tempo. La non-credibilità di A Beautiful Mind (accusa mossa al film di Howard da una parte della critica) diventa non solo un punto di forza, ma anche il segno di una reinvenzione, dove la realtà resta soltanto soggetto limitante da cui il cinema di Howard apre verso infiniti mondi im/possibili.”
(Simone Emiliani, Sentieri di Cinema)
Luca Biscontini
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