Stasera in tv su La7 alle 21,15 Apocalypse Now, un film del 1979 diretto da Francis Ford Coppola. Liberamente ispirato al romanzo di Joseph Conrad, Cuore di tenebra, il film vinse la Palma d’oro al 32º Festival di Cannes e il premio oscar per la migliore fotografia a Vittorio Storaro e quello per il miglior sonoro a Walter Murch. Considerato tra i film sulla guerra del Vietnam più celebri di sempre, Apocalypse Now è una vivida rappresentazione dell’insolubile dilemma morale costituito dalla guerra; dilemma incentrato, in questa pellicola, sulle figure del colonnello Walter Kurtz (Marlon Brando) – un disertore, il quale, sommariamente, dovrebbe incarnare il male, la follia e la devianza – e del capitano Benjamin Willard (Martin Sheen) – un sicario, al quale spetta, genericamente, la personificazione del bene, del raziocinio e del rispetto delle “regole”. Tuttavia, lo sviluppo del film suggerisce almeno una parziale ricollocazione di queste due figure e dei valori da esse rappresentati, nonché una seria discussione sulla difficoltà umana di separare nettamente il bene e il male, la follia e il raziocinio, la normalità e la ribellione. Nel 2001 è stata pubblicata la versione restaurata e allungata di 47 minuti, con un nuovo montaggio e con l’inserimento di materiale scartato all’epoca della versione originale; questo materiale aggiunge un intero capitolo all’opera, storicizza il contesto e, infine, cambia leggermente il finale del 1979. Con Marlon Brando, Martin Sheen, Robert Duvall, Dennis Hopper, Frederic Forrest, Sam Bottoms, Harrison Ford.
Trama
Kurtz, colonnello dell’esercito statunitense nel Sud Est asiatico, è uscito dai ranghi, ha sconfinato in Cambogia con i suoi uomini e ha costituito una sorta di impero personale, combattendo una guerra privata. Al capitano Willard è affidato il compito di raggiungere Kurtz nel suo territorio ed eliminarlo. Sarà una missione terribile.
“Altri film importanti come Il cacciatore, Platoon, Full Metal Jacket ci hanno offerto la loro visione del Vietnam. Una volta, all’Hawaii Film Festival, mi è capitato di vedere cinque film nordvietnamiti sul tema: la parola ‘America’ non veniva mai citata, si diceva solo ‘il nemico’: uno dei registi mi ha detto ‘per noi è lo stesso, siamo stati invasi dalla Cina, dalla Francia, dagli Stati Uniti’. Ma Apocalypse Now è un passo avanti rispetto a qualsiasi altro, perché si spinge fin nei luoghi bui dell’anima. Non è tanto un film sulla guerra, quanto su come la guerra sveli verità che non avremmo mai voluto conoscere. Se siamo fortunati, passiamo la vita in una sorta di paradiso illusorio, senza mai sapere quanto vicini siamo all’abisso. Ciò che fa impazzire Kurtz (“l’orrore”) è la scoperta di quell’abisso”.
(Roger Ebert, 28 Novembre 1999)
“Apocalypse Now trova il suo trionfo nel riaffermare la disumanità dell’impero. Come tanti piantatori coloniali, il colonnello Kurtz prova un piacere intenso, quasi un’estasi, nel sentirsi superiore al popolo che ha soggiogato. Avendo messo alla prova la sua forza contro la loro, ora può persino fingere di considerare la loro presunta onestà primitiva superiore alla civiltà bianca, che lui sente di aver trasceso. Ma essendosi lasciato alle spalle, con disprezzo, la propria identità, scopre di non aver più alcuna sostanza né alcuna esistenza, né come uomo, né come dio”.
(Peter Bradshaw, The Guardian, 7 Agosto 2019)
“Come la serie de Il Padrino, l’allucinatorio racconto epico sul Vietnam di Coppola è entrato nella nostra cultura su un piano mitologico, meno interessato a perseguire la precisione del dettaglio che a produrre un cosmico pugno nello stomaco. Se tutti oggi conosciamo l’odore del napalm di mattina, è perché Apocalypse Now ci parlava con un linguaggio irriverente, diverso da quello di qualsiasi precedente film di guerra. Nevroticamente, Coppola continua a giocare con il suo film, ogni anno allontanandosi un po’ di più dai suoi impulsi iniziali. Ma Apocalypse Now è e sarà sempre con noi. Non ha bisogno di nessun ulteriore aiuto da parte dei suoi autori. Aprite gli occhi e le orecchie e arruolatevi di nuovo”.
(Joshua Rothkopf, Time Out, 9 Agosto 2019)
Luca Biscontini
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