Stasera in tv Barry Lyndon di Stanley Kubrick

Stasera in tv su Rete 4 alle 00,05 Barry Lyndon, un film del 1975 diretto da Stanley Kubrick. Il soggetto è tratto dal romanzo Le memorie di Barry Lyndon di William Makepeace Thackeray. Nonostante all’uscita nelle sale non abbia prodotto incassi cospicui, Barry Lyndon è oggi considerato uno dei migliori film di Kubrick, che ne è regista, sceneggiatore e produttore, e una delle più grandi opere cinematografiche mai realizzate. Nel Regno Unito e negli Stati Uniti uscì il 18 Dicembre 1975, mentre in Italia il 1º Gennaio 1976. Con Ryan O’Neal, Marisa Berenson, Patrick Magee, Hardy Krüger, Steven Berkoff, Gay Hamilton.

Trama
In Irlanda, verso la fine del regno di Giorgio II, il giovane Redmond Barry crede di aver ucciso in duello un rivale in amore e si vede costretto ad andarsene. Si arruola nell’armata inglese e combatte in Prussia durante la Guerra dei Sette Anni, poi diserta e, scoperto, è costretto ad arruolarsi tra i prussiani. Fuggito in Inghilterra, riesce a sposare una gran dama e diventa un uomo potente. Ma ha contro il figliastro nato dal primo matrimonio della moglie.

Dopo Arancia meccanica, Kubrick decise di dirigere un film a cui lavorava da tempo, Napoleon, su Napoleone Bonaparte, con Jack Nicholson nel ruolo del protagonista. Ma dopo l’insuccesso di un film simile, Waterloo di Sergej Fëdorovič Bondarčuk, Kubrick abbandonò il progetto, senza discostarsi però dal film storico. In questo periodo gli passò sottomano il romanzo di William Makepeace Thackeray, Le memorie di Barry Lyndon, e dunque decise di approfondirlo, iniziando a stendere una prima sceneggiatura. Le riprese durarono 300 giorni, in un arco complessivo di due anni: con un budget di circa 11 milioni di dollari, iniziarono nel Giugno 1973 e finirono nel Settembre 1975. Per ispirare gli attori, Kubrick faceva ascoltare sul set le musiche che avrebbero fatto da sottofondo, nel montaggio finale, alla scena, come fece Sergio Leone con il cast di C’era una volta il West.

Nonostante all’uscita nelle sale non abbia prodotto incassi cospicui, Barry Lyndon è oggi considerato uno dei migliori film di Kubrick, che ne è regista, sceneggiatore e produttore, e una delle più grandi opere cinematografiche mai realizzate. Per creare un’opera il più possibile realistica, Kubrick trasse ispirazione dai più famosi paesaggisti del XVIII secolo per scegliere le ambientazioni dei set. Le riprese vennero effettuate in Inghilterra, Irlanda e Germania.

Le scene e i costumi vennero ricavati da quadri, stampe e disegni d’epoca; grazie a questa attenzione ai dettagli il film ottenne i premi Oscar alla migliore fotografia (John Alcott), alla migliore scenografia (Ken Adam) e ai migliori costumi (Milena Canonero e Ulla-Britt Soderlund), assegnati nel 1976. Le riprese vennero invece eseguite con l’ausilio della sola luce naturale o, tutt’al più, delle candele e delle lampade a olio per le riprese notturne. Questa scelta implicò l’utilizzo di lenti rivoluzionarie, studiate dalla Zeiss per la NASA (come il Zeiss Planar 50mm f/0.7, l’obiettivo più luminoso mai realizzato nella storia della fotografia), e di nuove macchine da presa messe a punto dalla Panavision.

Barry Lyndon è un film che assume un ruolo particolarmente importante nella filmografia di Kubrick perché costituisce il momento di maggiore libertà e distanza dai temi sociali, filosofici e politici che a Kubrick sono sempre stati attribuiti: violenza, politica, sesso. È un film fortemente visivo, talmente ricco di immagini e riferimenti estetici (dovuti alle vastissime ricerche condotte dall’autore) da farne la più ampia e rigorosa rappresentazione del Settecento che il cinema abbia mai prodotto. La storia viene continuamente ridotta a quadro, a immagine da mostrare, da guardare: una grande tessitura visiva iniziata in esterni, nella profondità di campi lunghissimi e nella fredda luce del Nord, dove le figure si stagliano nette sugli orizzonti sconfinati, e chiusa nel fondo nero di una carrozza.

All’uscita nelle sale, il film venne particolarmente apprezzato dalla critica per le sue atmosfere barocche, la fotografia e la scenografia. Nonostante tutto, l’accoglienza da parte del pubblico non fu delle più calorose e il critico italiano Enzo Ungari, ad esempio, nel 1976, la definì «svagata» e asserì che Barry Lyndon aveva avuto un po’ ovunque degli apprezzamenti «grigiamente positivi». Brian Koller scrisse che il film è il secondo più bello di Kubrick, successivo solo al Dottor Stranamore, che cattura e fa saltare lo spettatore in un mondo sin troppo realistico. In seguito al successo – quantomeno sotto il punto di vista critico – del film, negli anni successivi molti registi sfornarono una serie di film storici ambientati nel ‘700, che cercavano di ricreare le atmosfere realistiche: tra questi, I duellanti di Ridley Scott, in cui peraltro i duelli svolgono un ruolo fondamentale. Registi italiani come Bernardo Bertolucci, però, sottolinearono il fatto che anche questo film, come già accadeva in 2001: Odissea nello spazio e Arancia meccanica, metteva in risalto il sentimento di amore/odio che Kubrick prova verso la civiltà umana.

 

 

Luca Biscontini