Stasera in tv Cafè Express di Nanni Loy, con Nino Manfredi

Stasera in tv su Rai su Rai Storia alle 21,10 Cafè Express, un film del 1980 diretto da Nanni Loy e interpretato da Nino Manfredi. Il soggetto nasce sull’onda del successo della miniserie televisiva Viaggio in seconda classe (1978), ideata anch’essa da Nanni Loy, una candid camera tra gli scompartimenti dei treni italiani, dove i passeggeri, anziché essere vittime di scherzi e situazioni paradossali, raccontano le proprie storie ed impressioni sulla realtà contemporanea. Tra questi, il regista intervistò lungamente un uomo con berretto a coppola ed una mano paralizzata, che parlava prevalentemente il napoletano e si arrangiava a vendere il caffè fatto in casa sui treni, e che più tardi lo ispirò per il personaggio del film. Il film è stato il settimo maggiore incasso nella stagione cinematografica italiana 1979-80 con oltre 7 miliardi di lire. Cafè Express vinse due Nastri d’Argento, per il miglior attore protagonista e il miglior soggetto. Con Nino Manfredi, Vittorio Caprioli, Adolfo Celi, Vittorio Mezzogiorno, Silvio Spaccesi, Tano Cimarosa, Marzio Honorato, Gigi Reder.

Trama
Michele Abbagnano è un invalido napoletano di mezza età che per sopravvivere e mantenere il figlio quattordicenne in un collegio, si improvvisa venditore abusivo di caffè, viaggiando clandestinamente sulla tratta ferroviaria notturna da Vallo della Lucania a Napoli. Il film narra delle vicissitudini e degli espedienti del protagonista per sbarcare il lunario, braccato dal personale ferroviario per la sua attività abusiva (oltre al fatto che viaggia sempre senza biglietto), e da un trio di ladruncoli che lo vorrebbero come complice coatto per consumare i loro borseggi.

Regista, sceneggiatore, autore televisivo e attore, Nanni Loy, pur con risultati alterni, si è assai distinto nel panorama cinematografico italiano, realizzando alcuni significativi titoli consegnati definitivamente alla memoria collettiva. Dopo aver consolidato la sua vena umoristica con Audace colpo dei soliti ignoti (1959), si affermò con due film sulla Resistenza: Un giorno da leoni (1961) e Le quattro giornate di Napoli (1962), affresco popolare e vigoroso, per poi dedicarsi alla spiritosa trasmissione televisiva Specchio segreto (1964), prima apparizione italiana del genere della candid camera. Negli anni Settanta iniziò un percorso di critica sociale con il film drammatico Detenuto in attesa di giudizio (1971) e con il satirico Sistemo l’America e torno (1973). Dopo Viaggio in seconda classe (1977), per la televisione, realizzò Café Express (1980), Testa o croce (1982), Mi manda Picone (1984), Amici miei – Atto IIIº (1985) e Scugnizzi (1989).

Un sodalizio quello tra Loy e Nino Manfredi che risale agli anni Sessanta e trova in Cafè Express un felice momento, laddove sceneggiatura, regia e interpretazione si amalgamo in maniera efficace, dando corpo a un film tra il grottesco e il drammatico che non lascia indifferenti. La storia del protagonista, Michele Abbagnano, assume i contorni di una tagliente metafora sulle criticità del Mezzogiorno italiano, in cui la latitanza delle istituzioni costringe molte persone ad arrangiarsi sul filo dell’illegalità, se non proprio a delinquere abitualmente. Abbagnano è un dimenticato, un escluso, un emarginato, che si barcamena vendendo caffè sui treni notturni. E colpisce che, a fronte degli innumerevoli problemi che affliggono il sud, si dia inizio a una sorta di assurda caccia all’uomo, considerato alla stregua di un pericoloso criminale.

Eccellente è la regia di Loy che riesce a gestire con perizia gli spazi sacrificati dell’interno del treno in cui si svolge gran parte dell’azione. E magnifica è, ancora una volta, l’interpretazione di Manfredi, che dota il suo personaggio di una drammaticità contenuta, che solo in alcuni particolari frangenti emerge con più forza. Un ruolo che richiedeva una grande capacità di modulare vari registri emotivi, sintetizzandoli in un portamento principale, quello dell’uomo disincantato e amareggiato dalla vita, che però non può permettersi di denunciare la sua penosa condizione, perché deve darsi da fare per sopravvivere e mantenere il figlio, afflitto da un problema cardiaco congenito.

Ma, è bene, sottolinearlo, il film non scade mai nel melodramma o nella retorica, piuttosto resta saldamente ancorato a una rappresentazione della realtà assai verosimile. D’altronde, Loy sviluppò il soggetto e la sceneggiatura di Cafè Express a partire dall’incontro che ebbe con l’uomo reale che ispirò il film. Cafè Express vinse nel 1980 due Nastri d’Argento, uno per il miglior soggetto e l’altro per il miglior attore protagonista. Un film da rivedere con attenzione.

 

 

Luca Biscontini