Stasera in tv Colazione da Tiffany di Blake Edwards, con Audrey Hepburn

Stasera in tv su Twenty Seven (canale 27 DT) alle 21,10 Colazione da Tiffany (Breakfast at Tiffany’s), un film del 1961 diretto da Blake Edwards, con Audrey Hepburn e George Peppard, tratto dall’omonimo romanzo del 1958 di Truman Capote. Il film è unanimemente considerato uno dei più famosi del cinema del Novecento. Audrey Hepburn con la lunga sigaretta con bocchino pendente dalle sue labbra è subito diventata un’icona del cinema americano. Immagini di Holly Golightly e scene del film si trovano spesso all’interno delle caffetterie di tutto il mondo, sebbene solo il titolo e la scena iniziale del film alludano a una colazione. La sceneggiatura di George Axelrod, nominata all’Oscar, segue poco il romanzo di Capote. Capote, una volta venduti i diritti del libro (pubblicato nel 1958, tre anni prima dell’uscita del film), alla Paramount Pictures, avrebbe preferito Marilyn Monroe nel ruolo di Holly Golightly. Barry Paris ricorda di aver sentito dire Capote, una volta: «Marilyn è sempre stata la mia prima scelta per interpretare la ragazza, Holly Golightly». Quando la Hepburn venne scelta nel cast, Capote accusò la Paramount di aver fatto il doppio gioco con lui. Comunque, la scelta della Hepburn si rivelò felice, dato il successo del film e del personaggio da lei interpretato. La gioielleria Tiffany aprì di domenica per la prima volta nella sua storia, per permettere le riprese del film la mattina del 2 ottobre 1960, per non creare problemi a causa del corteo di Nikita Sergeevič Chruščёv che sarebbe passato poco dopo le riprese. Con Audrey Hepburn, George Peppard, Patricia Neal, Martin Balsam, Buddy Ebsen, José Luis de Vilallonga, John McGiver, Dorothy Whitney.

Trama
Holly e Paul abitano a New York nello stesso palazzo. Lei si mantiene facendo l’accompagnatrice e accettando i soldi di un boss carcerato che ne fa la sua complice ignara. Lui, scrittore in panne per mancanza di ispirazione, si fa mantenere da una matura signora benestante. Tra vari incidenti, i due cominciano un gioco di amari rispecchiamenti che li induce a iniziare una nuova vita.

“Tratto da un romanzo di Truman Capote, Colazione da Tiffany si avvale di una sceneggiatura scritta da George Axelrod (e nominata al premio Oscar) che si discosta nettamente dalla fonte originale per adattare il film ai toni della commedia sentimentale senza lasciare tracce di drammaticità, soprattutto nel finale. Blake Edwards firma così l’opera che lo consacrerà: un gioiellino capace, soprattutto, di rendere Audrey Hepburn un’icona della storia del cinema, vera e propria calamita su cui converge ogni fotogramma della pellicola. Semplice, ma curatissimo nei dettagli, il film fa della linearità e della leggerezza i suoi assi nella manica, sapendo alternare toni e registri narrativi. Soldi, gioielli, amore, gatti, arte, New York: sono questi gli elementi giustapposti e miscelati sapientemente dal regista, che ci regala una pietra miliare (almeno nel suo genere) piacevole da vedere e rivedere a qualsiasi età. Il tutto coronato da una colonna sonora vincitrice dell’Oscar e composta da Henry Mancini, che si aggiudicò l’ambito premio anche per la celeberrima canzone Moon River (presente nel film sin dai titoli di testa)”.
(LongTake)

“Commedia estrosa e sofisticata, dagli evidenti, ma non sempre felici spunti di critica di costume. I personaggi vivono in virtù di una loro stravagante ‘cifra’ psicologica e sociale. L’humor è raffinato, ma efficace; il ritmo è disinvolto e brioso. Scenografia e colore sono utilizzati con suggestiva funzionalità. Ottima l’interpretazione adeguata e seria la regia.”
(Segnalazioni cinematografiche, vol. 51, 1962)

“Il film resta una delle commedie romantiche più famose della storia del cinema, e se la trama e i personaggi hanno trovato una così forte risonanza emotiva nel pubblico sicuramente è per merito di una buona sceneggiatura, un’ispirata regia e un cast i cui meriti si sono già detti. Perché rivederla ancora oggi Colazione da Tiffany? Sicuramente per gli interpreti e le locations, ma anche e soprattutto per gli aspetti in controluce della vicenda, dove il materialismo eccessivo di Holly nasconde una terribile paura di vivere. Tutto poi viene di conseguenza: l’incomunicabilità, le frustrazioni esistenziali, l’arrendevolezza allo status quo. Quindi con questo film guardiamo agli anni Sessanta per rileggere il presente fra personal shopper, feste da imbucarsi, vita mondana fasulla, perdita di punti di riferimento sociali. E poi, per quell’irresistibile tocco melò provocato dalla paura d’amare, che è diretta conseguenza di quella di vivere. Edwards consacrato, Hepburn nell’empireo, Peppard romanticone, Rooney irresistibile, Mancini eterno, Capote decisivo”.

 

 

Luca Biscontini