Stasera in tv Diaz – Don’t Clean Up This Blood di Daniele Vicari

Stasera in tv su La7 alle 23,30 Diaz – Don’t Clean Up This Blood, un film del 2012 diretto da Daniele Vicari ed incentrato sui fatti del G8 di Genova. Diaz è il nome della scuola di Genova, resa celebre per la violenta irruzione della polizia, avvenuta la sera del 21 luglio 2001, al termine dei lavori della conferenza del G8 di Genova. Il film è anche conosciuto semplicemente come Diaz (titolo sulla locandina) o Diaz – Non pulire questo sangue (titolo sulla copertina DVD). Nella produzione sono stati impegnati 250 stunts e 35 automezzi della Polizia. Le location, oltre a quella in Romania, sono l’Alto Adige e Genova. Il film ha vinto quattro David di Donatello e tre Nastri d’Argento. Con Elio Germano, Claudio Santamaria, Jennifer Ulrich, Monica Birladeanu, Pippo Delbono, Ralph Amoussou, Rolando Ravello, Alessandro Roja.

Trama
Il 21 Luglio 2001 è la giornata più nera del G8 di Genova, a causa di inspiegabili gesti di violenza provocati dai dissidenti più facinorosi, i cosiddetti black bloc. Per reprimere i disordini e placare le contestazioni, le forze dell’ordine assaltano durante la notte la scuola Diaz, divenuta il dormitorio di 93 manifestanti, lasciandosi andare in sanguinosi pestaggi di cui nessuno sembra capirne le motivazioni e aprendo la via a una serie di dubbi sull’operato della polizia, in concomitanza con gli abusi perpetrati da alcuni funzionari nei confronti di persone trattenute nella caserma Bolzaneto. Agli episodi, cui seguono dei processi giudiziari, assistono il giornalista Luca Gualtieri (Elio Germano) e il poliziotto Max Flamini (Claudio Santamaria), che ferma il pestaggio definito da lui stesso “macelleria messicana”.

«La più grave sospensione dei diritti democratici in un paese occidentale dopo la seconda guerra mondiale».
(Tagline del film tratta dalla condanna di Amnesty International a quanto accaduto)

“Fortissimo l’effetto del film sulle violenze del 2001 a Genova. Anche se non contiene speciali rivelazioni, e se la vicinanza temporale e l’abbondanza di documentazione e testimonianze dovrebbero rendere gli spettatori preparati. Malgrado tutto il cinema resta una potenza. Con una scelta di stile che non si concede licenze, non nasconde e anzi mette ben in evidenza che si sta parlando di cose vere, ma da un lato spinge molto sull’azione, la velocità, il ritmo narrativo, e dall’altro usa la convenzione che umanizza il racconto nel seguire un gruppo di singole vicende.”
(Paolo D’Agostini, La Repubblica, 13 Aprile 2012)

“La violenza mostrata nel film per quanto appaia cieca brutale ed impietosa è dovuta. Le scene che ripercorrono i colpi e mostrano il sangue sono certamente prolungate ma a parere del critico “inevitabili per tentare di rendere conto di una tale violazione dei diritti civili da parte di forze dell’ordine di uno stato democratico”. Ne consegue che nessuna immagine è di troppo e nessun primo piano può essere considerato inutile o ammiccare a un eccesso di pathos. Ogni scena tenta di essere la traduzione efficace dello spavento provato dagli inermi manifestanti che alloggiavano alla Diaz, come quando le urla delle vittime fanno da sfondo a una scena ferma”.
(Eric Jozsef, Libération)

“Diaz è un un film importante, soprattutto perché Vicari non ha commesso l’errore solito dei registi bene intenzionati di rinunciare al cinema per amore di polemica ed ha saputo realizzare un’opera che funziona come una micidiale macchina spettacolare”, che convince proprio in quanto racconto cinematografico”.
(Giona Nazzaro, Micromega)

“Parliamo di un’esperienza molto cruda, una sorta di pugno nello stomaco che non lascia vie di fuga agli spettatori non inclini ai film semi-documentaristici a trazione integrale di denuncia. Si può dire, peraltro, che il regista Daniele Vicari si dimostra abile nel gestire il ritmo della propria (re)visione apocalittica e nel ricostruire relativi sfondi, scontri e sadismi sul filo di un’emotiva e frenetica verosimiglianza”.
(Valerio Caprara, Il mattino)

 

 

Luca Biscontini