Stasera in tv Dunkirk di Christopher Nolan

Stasera in tv su Rete 4 alle 21,25 Dunkirk, un film del 2017 co-prodotto, scritto e diretto da Christopher Nolan. Ambientato durante la seconda guerra mondiale, il film racconta dell’evacuazione di Dunkerque nel maggio del 1940, ed è interpretato da un cast corale che comprende Fionn Whitehead, Tom Glynn-Carney, Jack Lowden, Harry Styles, Aneurin Barnard, James D’Arcy, Barry Keoghan, Kenneth Branagh, Cillian Murphy, Mark Rylance e Tom Hardy. Dopo aver pianificato un film sull’evacuazione di Dunkerque per più di venticinque anni, Nolan ha scritto la sceneggiatura per raccontare la vicenda con pochi dialoghi e da tre punti di vista differenti (la terra, l’aria e il mare). Le riprese del film, girato su pellicola IMAX 65mm e pellicola a grande formato 65mm, sono cominciate nel Maggio del 2016 a Dunkerque per poi essere terminate a Los Angeles. Per aumentare il realismo del film, che è stato distribuito il 21 Luglio 2017 negli Stati Uniti e il 31 Agosto dello stesso anno in Italia, la produzione ha usato il più possibile effetti speciali reali e non in computer grafica, facendo inoltre ricorso ad aeroplani d’epoca e a vere imbarcazioni che parteciparono all’evacuazione.

Trama
Una ricostruzione dei fatti della celebre evacuazione di Dunkirk, quando, agli inizi della Seconda guerra mondiale, decine di migliaia di uomini delle truppe britanniche e delle forze alleate si ritrovarono circondati dalle forze nemiche. Intrappolati sulla spiaggia, con le spalle al mare e i tedeschi che avanzavano, i soldati dovettero così affrontare una situazione caotica ed estremamente difficile: l’operazione di salvataggio che venne messe in atto passò poi alla storia con il nome altisonante di “miracolo di Dunkirk”.

“Christopher Nolan ha definito Dunkirk il suo film più sperimentale dai tempi di Memento. In effetti, a partire dalla suddivisione per elementi – terra, aria, mare – dall’assenza quasi totale di dialoghi, dalla qualità anche fisicamente immersiva della texture e dell’uso delle immagini, il nono lungometraggio del regista inglese respira di un sollievo che sa di ritorno alle radici. Da sempre affascinato dall’arbitrarietà e dalla non linearità della percezione temporale (ancora Memento, Inception, ma anche il suo primo, Following, e il sottovalutato Insomnia), ai tre elementi del film, Nolan associa tre cronologie indipendenti tra loro (9 giorni, 1 giorno, 1 ora), che a malapena si sfiorano, ma che lui monta come fatti in simultanea, e in cui riassume l’epica ritirata di circa 400 mila truppe inglesi, francesi, belga e canadesi, incalzate da quelle di Hitler sulla spiaggia di Dunkirk ne11940. Rinunciando per una volta a lunghe spiegazioni a voce di quello che succede, Nolan incolla visceralmente il film alla fragilità dell’esperienza dei singoli personaggi, agli obbiettivi apparentemente poco grandiosi che ognuno di loro si pone -non morire, usare al meglio l’ultima goccia di carburante che c’è nel serbatoio, caricare a bordo uno scioccato, ufficiale naufrago (Gillian Murphy). Persino le temibili musiche di Hans Zimmer evitano il trionfalismo più smaccato nel totale in cui la flottiglia civile appare ai soldati sull’orlo del mare. Sono la qualità astratta, il minimalismo, il non detto che rimangono del film. Non la sua scala.”
(Giulia D’Agnolo Vallan, Il Manifesto, 30 Agosto 2017)

“Nolan si distingue da tutti i suoi predecessori. Se ogni grande film di guerra contiene un punto di vista sulla storia (magari pacifista, come La sottile linea rossa), lui decide invece di proiettare, fin dal primo minuto, lo spettatore nel caos della guerra: un’esperienza immersiva e totalizzante, un panico controllato coincidente con quello dei soldati in rotta, tra bombardamenti, naufragi, colpi di mitraglia e quant’altro. Un po’ come nella lunga sequenza d’apertura di Salvate il soldato Ryan di Spielberg, ma protratta per tutto il film. A determinare questo risultato è decisivo il ruolo della struttura narrativa, che ripartisce l’azione in tre scenari limitrofi con tre temporalità diverse: la terra (una settimana), il mare (un giorno), il cielo (un’ora). Nolan decostruisce la trama alternando frammenti delle tre linee narrative in un montaggio complesso (viste anche le diverse durate degli episodi ), ma straordinariamente padroneggiato. Non solo gli spazi dell’azione sono sempre leggibili (per sincerarsene basta la sequenza d’apertura: il soldatino fugge da solo, traversa un avamposto di fanti belgi; poi l’inquadratura si allarga alla spiaggia, dove migliaia di soldati come lui attendono d’ imbarcarsi ); la cosa più straordinaria è che non perdiamo mai il filo dell’azione, né ci confondiamo sull’identità dei personaggi. È fuor di dubbio che Nolan scelga un approccio intellettuale alla materia, in cui alcuni hanno creduto di ravvisare un eccesso di distacco e una mancanza di sensibilità per la tragedia rappresentata. Sensazione che i fatti smentiscono facilmente. L’approccio, più sensoriale che razionale, alla materia, acquista concretezza drammatica nei gesti e negli sguardi degli attori, scelti alla perfezione: le movenze adolescenziali di Fionn Whitehead ( Tommy ), l’espressione stoica di Mark Rylance (Mr. Dawson ), gli occhi del pilota Tom Hardy: il volto coperto dalla maschera a ossigeno, recita solo con quelli.”
(Roberto Nepoti, La Repubblica, 31 Agosto 2017)

 

 

Luca Biscontini