Stasera in tv Giù la testa di Sergio Leone

Stasera in tv su Rai 3 alle 20,30 Giù la testa, un film del 1971 ambientato nel Messico del 1913, diretto da Sergio Leone e con Rod Steiger, James Coburn, Rick Battaglia, Romolo Valli, Maria Monti. È il secondo film della cosiddetta trilogia del tempo, preceduto da C’era una volta il West (1968) e seguito da C’era una volta in America (1984). Il film è ambientato nel Messico del 1913, durante la rivoluzione, e vi vengono citati Francisco Indalecio Madero, Pancho Villa, Emiliano Zapata e Victoriano Huerta. Le vicende sono da collocare nel periodo seguente l’assassinio di Madero da parte di Huerta, nel corso del tentativo della guerriglia, guidata da Villa e Zapata, di uccidere il nuovo dittatore.

Trama
Miranda è un bandito messicano che si mette in combutta con l’irlandese Mallory (ex terrorista dell’Ira) per svaligiare una banca. Ma si trova coinvolto nella rivoluzione. La sua famiglia ne esce massacrata, lui viene salvato in extremis proprio da Mallory. In realtà, Miranda non è per nulla convertito agli ideali rivoluzionari. Eppure si ritrova ancora a fianco dell’irlandese per affrontare le truppe regolari.

“La rivoluzione non è un pranzo di gala, non è una festa letteraria, non è un disegno o un ricamo, non si può fare con tanta eleganza, con tanta serenità e delicatezza, con tanta grazia e cortesia. La rivoluzione è un atto di violenza”.

“Ho scelto un contesto storico e un genere, il western, come pretesto per parlare di qualcos’altro. I cadaveri nella caverna, la trincea e la fuga del governatore in treno fanno riferimento a episodi ben precisi (che il pubblico italiano conosce) accaduti nella lotta contro il fascismo in Italia, nello specifico, la scoperta di trecentocinquanta corpi di cittadini ebrei in una cava vicino a Roma e la fuga di Mussolini.

Ancora una volta si rinnova la lezione di Chaplin: con le sue commedie ha detto e fatto molto di più per il socialismo di qualunque politico. La scena della banca con Steiger che guida i prigionieri liberati viene direttamente da Tempi moderni quando Charlie sventola la bandiera rossa tra la folla. Dato il ruolo centrale che ha la musica di Morricone nei miei film, spesso questi sono stati associati all’opera. Mi sento molto più vicino al grande melodramma e a Omero, o al romanzo picaresco, dove non ci sono eroi, né buoni o cattivi.

Amo i primi piani perché esprimono l’anima. Di solito il cinema li usa per evidenziare un evento particolarmente importante, mentre si tratta della vita stessa: quando parliamo con un’altra persona o la guardiamo, questo è un primo piano. In una diligenza, la camera che si avvicina sempre di più vuole trasformare le facce borghesi in facce da culo. Mentre nel caso del colonnello Gutiérrez è l’espressione della violenza che monta. In passato, nessuno è stato capace nel western di afferrare la realtà come John Ford. Ma Ford è un ottimista: nei suoi film, quando un personaggio apre la finestra guarda l’orizzonte con speranza. Io sono un pessimista: è la paura di essere ammazzati che ispira la stessa azione”.
(Sergio Leone, Entretien avec Sergio Leone, “Ecran 72”, n. 5, Maggio1972, intervista a cura di Guy Braucourt)

 

 

Luca Biscontini