Stasera in tv Herzog incontra Gorbaciov

Stasera in tv su La7 alle 23,45 Herzog incontra Gorbaciov, un film documentario biografico del 2018 diretto da Werner Herzog e André Singer sulla vita di Mikhail Gorbaciov, l’ottavo e ultimo leader dell’Unione Sovietica. Il film presenta tre interviste tra Herzog e Gorbaciov, condotte nell’arco di sei mesi. Ha avuto la sua prima mondiale al Telluride Film Festival il 1° Settembre 2018. È stato poi proiettato al Toronto International Film Festival il 10 Settembre 2018, dove ha ricevuto una copertura da parte della stampa più ampia. Il film si conclude con Gorbaciov che recita la poesia Esco per strada da solo di Mikhail Lermontov.

Trama
Il prolifico regista Werner Herzog incontra Michail Gorbaciov, l’ex capo di stato sovietico, per una lunga e sincera conversazione. Ne viene fuori il ritratto di uno dei politici più importanti del XX secolo.

Werner Herzog è molto coinvolto e si vede. Per i tedeschi, molto più che per altri cittadini europei, la figura di Michail Sergeevič Gorbačëv ha rappresentato un riferimento decisivo, laddove l’innovazione della sua azione politica e il desiderio indefesso di mitigare un conflitto latente e logorante, che dalla fine della Seconda Guerra Mondiale fino al termine del secolo scorso oppresse il mondo e i suoi abitanti, produssero la cessazione di una drammatica – e anche grottesca – divisione che, a quel punto della Storia, non aveva più ragione di essere. Crolla il muro di Berlino, la gente si abbraccia per le strade, finisce una tensione che più volte rischiò di degenerare in catastrofe. Poi si è aperta una nuova epoca, con altri enormi problemi e contraddizioni.

Il regista di Aguirre, furore di Dio, Fitzcarraldo e Nosferatu, attraverso tre incontri scanditi in un arco temporale di sei mesi, dà corpo a un film-intervista in cui l’ormai ottantanovenne ex presidente dell’Unione Sovietica fornisce un quadro complessivo di quello che fu il periodo che lo vide al centro dell’attenzione mondiale: Perestrojka e Glasnost divennero termini di uso comune, che indicavano il radicale vento di trasformazione e che, di lì a poco, avrebbe spazzato via un sistema di vita che necessitava, in primis proprio per Mosca, di essere radicalmente innovato. L’idea di Gorbačëv, infatti, era di avviare una profonda serie di riforme atte ad aggiornare e trasformare un’organizzazione economica, politica e sociale divenuta anacronistica. Presa coscienza del lampante declino del modello di vita sovietico (soprattutto in riferimento alla preoccupante depressione economica), Gorbačëv, anche facendo riferimento ai sistemi produttivi occidentali, tentò, in parte riuscendoci, di ammorbidire significativamente la rigidità del comunismo in Russia. E lo fece diminuendo la distanza tra l’apparato burocratico e la gente, andandole finalmente incontro per accoglierne i desideri, le speranze e le aspirazioni.

Poi, il ritiro delle truppe sovietiche dall’Afghanistan e l’incontro in Islanda con Ronald Reagan, in cui per la prima volta si discusse dell’urgente necessità di procedere alla riduzione degli armamenti nucleari. Il mondo, finalmente, poteva tirare un sospiro di sollievo e guardare al futuro con rinnovata fiducia. Improvvisamente, però, il corso degli eventi subì una brusca accelerazione: Gorbačëv non riuscì a gestire adeguatamente i vari independentismi sorti a macchia di leopardo in Unione Sovietica; a seguire il tentativo di golpe del 1991 e, infine, l’ascesa di Boris Eltsin e il definitivo crollo dell’Impero Comunista.

Con uno stile documentaristico abbastanza convenzionale, ma opportuno ed efficace, in cui si alternano le interviste e le immagini di repertorio (a tratti molto suggestive), Werner Herzog accompagna lo spettatore in un percorso spazio-temporale ben architettato, consentendogli di rivivere, col senno di poi, quei decisivi anni. Oggi Michail Sergeevič Gorbačëv è un uomo malato, solo (soprattutto per la perdita dell’amatissima moglie Raissa) e ancora assai osteggiato da una parte del popolo russo che gli rimprovera di non aver saputo evitare la dissoluzione dell’Unione Sovietica. Nonostante ciò, l’ex presidente ha mantenuto l’orgoglio per quanto fatto e, soprattutto, una visibile speranza negli occhi. Alla domanda in cui gli si chiede quale eredità pensa di aver lasciato, Gorbačëv risponde con una battuta: «Vorrei che sulla mia lapide fosse inciso “Ci abbiamo provato”».

 

 

Luca Biscontini