Stasera in tv I due marescialli, con Totò e Vittorio De Sica

Stasera in tv su Cine34 alle 23 I due marescialli, un film italiano del 1961 diretto da Sergio Corbucci. Scritto e sceneggiato da Totò, Ugo Guerra, Marcello Fondato, Sandro Continenza, Bruno Corbucci e Giovanni Grimaldi, con la fotografia di Enzo Barboni, il montaggio di Roberto Cinquini, le scenografie di Giorgio Giovannini e le musiche di Piero Piccioni, I due marescialli è interpretato da Totò, Vittorio De Sica, Gianni Agus, Arturo Bragaglia, Franco Giacobini, Inger Milton. Il film venne girato con una particolare pellicola che non necessitava di molta luce, in modo da evitare affaticamenti alla già precaria vista di Totò. È stato girato con un aspect ratio di 2,35:1 in formato 35 millimetri, con il processo cinematografico CinemaScope. I due marescialli incassò 536.513.000 di lire e gli spettatori nel periodo di proiezione furono 2.765.531.

Trama
Antonio Capurro compie i suoi “colpi” in abito talare. Scoperto dal maresciallo Cottone, riesce a rubargli anche la divisa. Ma nell’Italia dell’8 settembre non è un’idea brillante. Capurro finirà deportato in Germania ma il maresciallo Cottone avrà modo di rendersi conto che il ladruncolo si è salvato. E che non ha perso né il pelo né il vizio.

“La recitazione di Totò era molto spontanea, l’improvvisazione vi aveva una grande parte. Per dare il meglio, Totò aveva bisogno di un compagno con cui l’accordo fosse immediato, e che spesso lo seguiva di film in film. Ne I due marescialli, per esempio, Totò recitava per la seconda volta con Vittorio De Sica. Al suo fianco quasi si esaltava, dimostrava il classico piacere del comico che sa di recitare capito e lo fa in modo eccezionale. Le sue doti naturali di improvvisazione, le sue straordinarie doti di comico, venivano messe in enorme risalto. Credo che questo avvenisse, in quel film, principalmente per la presenza di un partner molto importante. Totò diceva sempre: “Io posso far ridere, ma se ho vicino a me uno che fa ridere più di me, anch’io faccio ridere di più”. Con De Sica ritrovava una verve nuova e il senso di divertire un artista che oltre che essere un vecchio collega, un compagno napoletano, era nello stesso tempo un grande regista. Da parte sua c’era un certo gusto a far risaltare la sua bravura, una certa eccitazione nel recitare, far ridere, tirar fuori tutti i suoi lazzi e le sue fantastiche trovate, che rendevano difficile perfino al regista assistere alla scena senza ridere”.
(Sergio Corbucci)

“Praticamente ho doppiato Totò dal 1957 in poi, quando lui ha perso la vista. L’ho doppiato naturalmente non in tutti i film, ma solamente nelle scene esterne, gli interni erano in presa diretta come in studio, mentre per gli esterni c’erano rumori e allora bisognava doppiare. Siccome Totò non riusciva a vedersi, allora io lo doppiavo. Avevamo la stessa pasta di voce. […] Un piccolo aneddoto: nel film I due marescialli quando ho finito di doppiare Totò mi chiama il produttore Gianni Buffardi (genero di Totò) e mi dice: “Senti Carlo perché non provi a doppiare anche De Sica?”. Gli dico: “come faccio a doppiare De Sica, io doppio Totò la voce è uguale”. “Vabbé, mi dice, te lo studi”. M’ha dato una ‘pizza’ – allora c’erano i nastri – me lo sono studiato e l’ho doppiato tutto. Nella scena finale del film, a un certo momento, quando De Sica doppiato da me dice “Padre domenicano! Capurro!” mi sono confuso e ho detto “domenicano” alla Totò. La critica ha scritto bellissimo, bravissimo soprattutto in questo film De Sica che a un certo momento rifà l’accento di Totò. E invece ero sempre io”.
(Carlo Croccolo)

I due marescialli parte come film sulla rivalità tra un maresciallo di pubblica sicurezza e un maresciallo dei carabinieri impegnati nella medesima indagine ma dopo l’intervento della censura il soggetto cambia radicalmente: De Sica conserva la qualifica (anche per ricollegarsi al popolarissimo personaggio interpretato nei Pane, amore e….) mentre Totò si trasforma in un ladruncolo che l’8 settembre del ’43 ruba la divisa al maresciallo lasciandogli in cambio una tonaca da prete. Il ladro e finto maresciallo Totò, il finto prete ma vero maresciallo De Sica, più Gianni Agus, gerarca sopra le righe, urlano e si agitano immettendo un po’ di sana comicità teatrale nel nuovo filone un po’ ipocrita del cinema resistenziale”.
(Alberto Anile, Totalmente Totò, Edizioni Cineteca di Bologna 2017)

 

 

Luca Biscontini