Stasera in tv Il camorrista, l’esordio alla regia di Giuseppe Tornatore

Stasera in tv su Cine34 alle 21 Il camorrista, un film del 1986 diretto da Giuseppe Tornatore. Liberamente tratto dall’omonimo romanzo di Giuseppe Marrazzo che si staglia sulla figura di Raffaele Cutolo, costituisce l’esordio di Tornatore alla regia cinematografica. Sceneggiato da Giuseppe Tornatore e Massimo De Rita, con la fotografia di Blasco Giurato, il montaggio di Mario Morra, le scenografie di Antonio Visone e le musiche di Nicola Piovani, Il camorrista è interpretato da Ben Gazzara, Laura Del Sol, Leo Gullotta, Marzio Honorato, Franco Interlenghi, Luciano Bartoli, Nicola Di Pinto, Anita Zagaria. Il film si aggiudicò un Nastro d’Argento al miglior regista esordiente, un David di Donatello al migliore attore non protagonista (Leo Gullotta) e il Premio Flaiano per la sceneggiatura.

Trama
Nel carcere di Poggioreale cresce l’autorità di un detenuto, detto “il professore”, che riesce a creare una nuova e potente organizzazione camorristica. Dopo essere evaso si reca a New York, dove riceve l'”investitura” dai vertici di Cosa Nostra. La sua indiscussa autorità lo rende necessario anche ai giochi della politica, nei quali è richiesto il suo intervento anche dopo il ritorno in carcere.

Giuseppe Tornatore esordì in pompa magna nel 1986, con un film complesso nella struttura, un affresco feroce e significativo dell’ascesa del boss Raffaele Cutulo, capo indiscusso della Nuova Camorra Organizzata, traendo liberamente ispirazione dal romanzo di Giuseppe Marrazzo, Il camorrista, che, prendendo spunto dalle interviste rilasciate dallo stesso Cutolo, ricostruiva le nefaste imprese de O Professore (così i detenuti chiamavano Cutolo, in quanto era l’unico in grado di leggere e scrivere). Tornatore, che nel 1984 aveva collaborato con Giuseppe Ferrara per Cento giorni a Palermo, del quale fu produttore, oltre che co-sceneggiatore e regista della seconda unità, ritenne opportuno affrontare di nuovo il tema della malavita, stavolta partendo dal punto di vista degli stessi criminali, cercando di tracciarne un profilo psicologico, senza mai cadere nella trappola (in cui parecchi registi che si sono occupati di queste questioni si sono imbattuti) di fare apologia dei malviventi, che, al contrario, vengono rappresentati per la loro crudeltà, spietatezza, incapacità di empatizzare con chicchessia, sebbene nelle loro proclamate intenzioni (quelle di Cutolo) fosse vivo il desiderio di costituire un movimento alternativo che fornisse un supporto economico e morale al sud (Napoli), dove lo Stato latitava, con un’assenza che legittimava, in parte, la ricerca di altri interlocutori.

Cutolo, interpretato da Ben Gazzara, costruì la nuova camorra in carcere, in cui si trovava per un omicidio commesso per difendere l’onore della sorella, che gli valse una condanna a trent’anni di reclusione. Tornatore è abile ad alternare ‘il dentro e il fuori’ al carcere, restituendo con una discreta quota di realismo quanto effettivamente si verificò, benché la narrazione – prima che il film cominci, sullo schermo appare una dichiarazione dello stesso regista in merito alle ragioni che lo avevano spinto alla realizzazione de Il camorrista – successivamente stravolge alcuni fatti (in particolare il commissario Iervolino, interpretato da un ottimo Leo Gullotta, sopravvive a un attentato, mentre nella realtà Antonio Ammaturo fu ucciso in un agguato sotto casa sua); ma l’intento del regista era quello di portare all’attenzione del grande pubblico la malattia di un paese, il nostro, che doveva cominciare a pensarsi come una nazione civile, basata su un sistemi di leggi che ne regolano il funzionamento e che garantiscono quel rispetto dei diritti che è alle fondamenta di ogni regime democratico normale. Più che mai, dunque, Il camorrista è da considerarsi un film di impegno civile, un invito ad abbandonare (soprattutto al sud) quella connivenza con la malavita che aveva creato uno stato parallelo, il quale, a conti fatti, non faceva l’interesse delle masse ma solo di chi vedeva vertiginosamente accrescere il proprio potere e che aveva diritto di vita e di morte su chiunque intralciasse la sua sanguinaria ascesa.

Il camorrista è una coproduzione fra Reteitalia del gruppo Fininvest e Titanus costata 4 miliardi di lire e confezionata in due versioni di metraggio diverso: la versione per il grande schermo, querelata e ritirata dai cartelloni ad appena due mesi di distanza dalla sua prima, e l’edizione estesa per la televisione, della durata di cinque ore, mai andata in onda. La pellicola fu nuovamente ridistribuita nelle sale, ottenendo un buon successo sia di pubblico.

 

 

Luca Biscontini