Stasera in tv Il generale Della Rovere di Roberto Rossellini

Stasera in tv su Rai Movie alle 22,45 Il generale Della Rovere, un film del 1959 diretto da Roberto Rossellini, realizzato su un soggetto di Indro Montanelli, dalla rielaborazione del quale prese forma l’omonimo romanzo. Alla 20ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia il film venne premiato con il Leone d’oro, a ex aequo con La grande guerra di Mario Monicelli (pur in presenza di notevoli opere straniere quali Il volto di Ingmar Bergman). Sceneggiato da Indro Montanelli, Sergio Amidei e Diego Fabbri, con la fotografia di Carlo Carlini, il montaggio di Cesare Cavagna e Anna Maria Montanari, le scenografie e i costumi di Piero Zuffi e le musiche di Renzo Rossellini, Il generale Della Rovere è interpretato da Vittorio De Sica, Hannes Messemer, Sandra Milo, Giovanna Ralli, Vittorio Caprioli, Nando Angelini, Anne Vernon, Linda Veras.

Trama
Giovanni Bertone è un piccolo truffatore che, fingendosi generale dell’esercito, truffa i familiari dei prigionieri dei tedeschi. Un giorno è scoperto dalla Gestapo e arrestato. In cambio della libertà le autorità gli chiedono di collaborare raccogliendo informazioni sui partigiani in carcere.

“Quanti veri personaggi ho saputo creare? Stanno tutti sulle dita di una mano, guardi, sono meno degli Oscar che ho avuto come regista. Puoi andarli a prendere col lanternino: il mio primo film, Gli uomini che mascalzoni, il personaggio antieroico in un tempo in cui si facevano i film fascisti, i colonnelli, i giarabub. Camerini ebbe quel coraggio, e siccome io sono un personaggio antieroico mi trovai a mio agio. E uno. Poi l’avvocato nel film di Blasetti con la Lollobrigida, Altri tempi. Poi, ah quello sì, il mio giocatore nell’Oro di Napoli, quando gioco a carte col bambino. E l’ultimo, Il generale Della Rovere, che mi ha affidato Rossellini, forse una delle mie interpretazioni migliori. Finito, tutto qui. Non sempre si riesce a realizzare questa grande passione, di essere fedele a un personaggio”.
(Vittorio De Sica, in Giuliano Ferrieri, De Sica visto da De Sica, “L’Europeo”, n. 47, 21 novembre 1974)

“Un discorso del tutto particolare merita Vittorio De Sica, così persuasivo e aderente al personaggio. Nei panni de Il generale Della Rovere, egli supera ogni più ottimistica previsione. Una vera sorpresa; da caratterista si innalza a eccellente attore, scusate se per la sua interpretazione siamo indotti a un elogio che sa di iperbole. Ma un po’ per colpa sua, un po’ di questo scervellato cinema italiano che come Tieste mangia i propri figli, De Sica sembrava fosse ormai condannato a restare prigioniero di se stesso. Gli attori infatti creano il loro genere da sé un po’ come il baco fa col bozzolo. È stato Rossellini a capire che egli come attore poteva esistere non soltanto come maresciallo da ‘Paneamorefantasia’. Ne Il generale Della Rovere, De Sica è un fattore determinante del successo del film. Egli si direbbe creato apposta per la parte del bidonista Bertone, un piccolo lestofante che campa di espedienti alla giornata, pronto a passare indifferentemente dalla cocaina all’orologio, dal ‘colpo’ alla stoccata. Tutta la prima parte del film che rappresenta una sorta di antefatto della vicenda che Indro Montanelli ha raccontato, delinea questo personaggio, mostrandocelo nei suoi rapporti con una subrettina di quart’ordine (Giovanna Ralli), con una sventurata donna di malaffare (Sandra Milo), e con il suo mondo che gravita su improvvisate bische clandestine. Questo bidonista incallito, arrivato alla cinquantina, ha una faccia dignitosa che in tempo di guerra gli serve benissimo per spacciarsi per colonnello e, vantando immaginarie amicizie con gli alti ufficiali tedeschi, per riuscire a togliere denaro ai familiari dei partigiani arrestati, promettendo, in cambio, la liberazione dei loro congiunti. Il suo carattere salta fuori e vive nei rapporti con l’ufficiale tedesco (uno splendido Hannes Messemer) che lo rinchiude a San Vittore con il nome di un generale badogliano, perché gli riveli le fila dell’organizzazione partigiana. In quella trappola di perseguitati preferisce alla fine farsi fucilare con gli altri piuttosto che tradire”.
(Maurizio Liverani, Trionfo di Rossellini, “Paese Sera”, 31 agosto 1959)

“La giuria di Venezia 1959 premia ex-aequo Il generale Della Rovere e La grande guerra, due film diversissimi che, prendendola da lati diversi, raccontano la stessa vicenda. Una storia emblematica di italiani istrioni e infantili, portati a imboscarsi fra mille ‘furbate’, piccole e grandi vigliaccherie, ma anche l’orgoglio (teatrale, se vogliamo, ma pur sempre orgoglio) di sapersi riscattare se messi di fronte allo specchio della propria miseria e alle sofferenze di altri poveri esseri umani. Rossellini si cimenta con uno dei pezzi forti del suo repertorio, la descrizione accurata e sensibilissima – condotta stilisticamente con lo stesso linguaggio filmico usato nei futuri film televisivi – del cammino verso la santità e l’eroismo. Bertone, uomo patetico, diventerà ciò che ha finto di essere: conoscerà la dignità e la gioia di essere fedele fino in fondo”.
(Giacomo Manzoli)

 

 

Luca Biscontini