Stasera in tv Il sacrificio del cervo sacro di Yorgos Lanthimos

Stasera in tv su Rai Movie alle 21,10 Il sacrificio del cervo sacro (The Killing of a Sacred Deer), un film del 2017 diretto da Yorgos Lanthimos su una sceneggiatura di Lanthimos e Efthymis Filippou. Interpretato da Colin Farrell, Nicole Kidman e Barry Keoghan, il film è stato presentato in concorso al Festival di Cannes 2017, dove ha vinto il Prix du scénario. Il film riprende alcuni elementi del mito greco del sacrificio di Ifigenia. Con Colin Farrell, Nicole Kidman, Barry Keoghan, Sunny Suljic, Denise Dal Vera, Alicia Silverstone, Raffey Cassidy, Bill Camp.

Trama
Un carismatico chirurgo è costretto a fare un sacrificio impensabile quando la sua esistenza inizia a cadere a pezzi a causa del comportamento sempre più sinistro dell’adolescente che ha preso sotto la sua ala protettiva.

Prima di qualsiasi altra considerazione, è necessario premettere che Il sacrificio del cervo sacro, ultima fatica del regista greco Yorgos Lanthimos (Alps, The Lobster), premiato per la miglior sceneggiatura al Festival di Cannes del 2017, è un film che gronda cinema da ogni fotogramma, laddove sia le questioni affrontate sia le soluzioni formali fanno costantemente segno a un fuori campo che riverbera costantemente sulle immagini che scorrono sullo schermo. Le prospettive esatte del cinema di Stanley Kubrick, oltre che l’inevitabile riecheggiare di Eyes Wide Shut dal corpo ‘anestetizzato’ di Nicole Kidman, il furore vendicativo del Robert De Niro del Cape Fear di Martin Scorsese e, non ultimo, il tema dell’espiazione del Flight di Robert Zemeckis: stavolta Lanthimos, pur trattando temi ancora una volta liminari, surreali, facendo sprofondare lo spettatore in un abisso di angoscia, mutua un’iconografia assai impressa nell’immaginario, torcendola e adeguandola alla sua specifica cifra stilistica.

Lo schermo nero all’inizio e alla fine del film rivela piuttosto chiaramente l’intento dell’autore di perseguire una sorta di accecamento dell’immagine, in direzione di un cinema anti-spettacolare, sebbene a livello diegetico Il sacrificio del cervo sacro non disdegni tempi e modi che consentono allo spettatore di mantenere alta la soglia dell’attenzione per l’intera durata, fino al drammatico epilogo. Dal buio si passa a un’inquadratura cruda, in cui al centro è posto un cuore che batte durante un intervento chirurgico: l’ostinazione di quel pulsare da un lato commuove e da un altro sgomenta; l’incommensurabilità del passaggio dalla vita alla morte è tutta contenuta nel mistero di quel movimento involontario, indomito e, in un certo senso, mostruosamente ostinato, disumano. Viene subito mostrata la testardaggine di un desiderio di esserci a qualunque costo, una ferma opposizione a non rassegnarsi all’inorganico.

Con questo prologo il regista (che ha sceneggiato il film insieme a Efthymis Filippou) sembra quasi voler preventivamente neutralizzare il livello di drammaticità della tragedia che mette in scena, instillando il virus del non senso. D’altronde la perfezione della famiglia del protagonista, il medico Steven Murphy, interpretato da un buon Colin Farrell, è solo apparente, una mera rappresentazione attraverso cui si tenta di occultare una dimensione mortifera che congela tutti i membri in ruoli stereotipati e non autentici. La conferma a questa ipotesi è fornita dalla sequenza in cui si assiste all’accoppiamento dei due coniugi: la moglie si offre al marito simulando uno stato di anestesia totale, facendo precipitare l’Eros in una grottesca necrofilia che stride a tal punto con il consueto immaginario da provocare un riso amaro. Sotto l’ordine simbolico sventolato dai Murphy cova un baratro di orrore, di disperata mancanza di senso che si cerca in tutti i modi di nascondere.

Ecco che a smascherare questa finzione reiterata provvede Martin (un inquietante e bravissimo Barry Keoghan), il giovane figlio di un paziente che il medico non era riuscito a salvare, perché durante l’intervento si trovava in stato di ubriachezza. È come se l’economia psichica comunitaria penetrasse all’improvviso, e in modo devastante, in quella famigliare, rivelando quanto essa abbia precedenza logica e ontologica sulla seconda e costringendo, quindi, il dottor Murphy a compiere un estremo gesto riparatorio, senza il quale il suo bel nucleo borghese e benestante è condannato all’annientamento. L’espiazione e la vendetta ne Il sacrificio del cervo sacro rispondono alla logica di un rapporto di forza in cui uno dei due termini (la comunità) si pone in maniera antagonista rispetto a quello della conventicola famigliare, il più delle volte generatrice di egoismi e mancanza di senso di solidarietà con il prossimo (e qui si potrebbe scomodare il Platone de La Repubblica).

Colin Farrell, Nicole Kidman, Barry Keoghan, ma anche i piccoli Raffey Cassidy e Sunny Suljic, si rivelano totalmente all’altezza della situazione, regalando prestazioni che difficilmente si dimenticano. Con Il sacrificio del cervo sacro Yorgos Lanthimos prosegue la riflessione sul destino dell’uomo, sulla vita e la morte, sempre all’interno di una prospettiva naturaliter politica sul cui sfondo vengono, di volta in volta, dipanate le questioni.

 

 

Luca Biscontini