Stasera in tv Il sesto senso di M. Night Shyamalan, con Bruce Willis

Stasera in tv su Iris alle 21 Il sesto senso (The Sixth Sense), un film del 1999 scritto e diretto da M. Night Shyamalan. Nel 2007 l’AFI lo ha inserito all’ottantanovesimo posto nella classifica dei migliori cento film americani di tutti i tempi. Con 673 milioni di dollari è stato uno dei più grandi incassi della storia del cinema, nonché il film horror dal maggior successo di sempre al botteghino fino al 2017, quando è stato superato da It. Con Haley Joel Osment, Bruce Willis, Mischa Barton, Toni Collette, Olivia Williams.

Trama
Cole Sear, nove anni, ha una vita fatta di soprassalti, dolori, orrori improvvisi. Possiede infatti una sorta di “luccicanza” che gli fa vedere gli impiccati giustiziati duecento anni prima in quella che è diventata la sua scuola e gli fa scorgere una donna con metà della faccia squarciata. I morti gli chiedono giustizia, verità, gli chiedono di essere liberati da un limbo di infelicità terrena. E lo psicologo, ancora traumatizzato dall’assalto subito un anno prima da un suo antico paziente che non era riuscito ad aiutare, comincia a credergli.

Le atmosfere soffuse, spettrali e malinconiche, l’abile costruzione della trama intessuta di suggestioni, immagini e frasi ad effetto, la diradata e inedita interpretazione drammatica di Bruce Wills e quella altrettanto intensa del piccolo Haley Joel Osment contribuiscono a rendere Il sesto senso di M. Night Shyamalan uno dei più memorabili e originali esempi di thriller psicologico, in cui la tensione sottile si accumula di pari passo alla graduale consapevolezza che si fa strada nei suoi stessi protagonisti, ed emerge grazie a piccoli sussulti, opportunamente studiati e scansionati durante la visione del film, che assume quasi il sapore di un giallo in cui si va istintivamente a caccia di indizi, tanto è straniante la rappresentazione.

Per tutto il tempo si ha l’insinuante inspiegabile sensazione che qualcosa non venga detto o che non sia stato colto. E la scioccante rivelazione finale certo riesce a centrare l’obiettivo, da una parte sciogliendo quel muto interrogativo, dall’altro aggiungendone altri e lasciando addosso una senso di profonda inquietudine, tutto questo senza esagerare mai con immagini crude o sanguinolente.

In fondo è una tragedia della solitudine e dell’incomunicabilità quella che Shyamalan mette in scena. Ma lo fa in maniera accattivante e trasversale, costruendovi attorno una storia di fantasmi, che esula anch’essa dagli schemi classici del genere. I veri fantasmi sono gli uomini che vivono una vita da spettatori, in balia di rimorsi e rimpianti.

 

 

Luca Biscontini