Stasera in tv Il sorpasso di Dino Risi, con Vittorio Gassman e Jean-Louis Trintignant

Stasera in tv su Cine 34 alle 21 Il sorpasso, un film del 1962, diretto da Dino Risi. La pellicola, generalmente considerata come il capolavoro del regista, costituisce uno degli affreschi cinematografici più rappresentativi dell’Italia del benessere e del miracolo economico di quegli anni. Originariamente il soggetto era stato scritto per Alberto Sordi nel ruolo di Bruno Cortona e doveva avere come titolo Il giretto. La produzione passò poi a Mario Cecchi Gori che aveva sotto contratto Vittorio Gassman e spinse per affidargli il ruolo del protagonista, avendo a quel tempo Alberto Sordi un’esclusiva con Dino De Laurentiis. A Dino Risi Gassman andava benissimo e Cecchi Gori impose la sola condizione di girare in 60 giorni per evitare che Gassman andasse “in pro-rata” (clausola contrattuale che prevedeva un aumento sostanzioso dell’ingaggio fino a due, tre o quattro volte quello iniziale). Rodolfo Sonego afferma di essere il vero autore del soggetto che avrebbe poi venduto alla De Laurentiis. La cosa tuttavia non ebbe alcun seguito legale: né Rodolfo Sonego, né la De Laurentiis intentarono una causa, ma Sonego afferma che comunque Il sorpasso, nella realizzazione di Mario Cecchi Gori, era molto fedele al soggetto che egli aveva scritto. Intervistato nel 2012 per il cinquantenario del film, Jean-Louis Trintignant dichiarò che fu scelto lui perché assomigliava alla controfigura. In effetti Dino Risi, in un testo per L’Unità, aveva raccontato così la scelta: «Cominciai il film (…) senza sapere chi sarebbe stato il compagno di Bruno Cortona: sapevo solo che doveva essere di piccola statura, biondo e, naturalmente, giovane.» Quindi fu scelta una controfigura con queste caratteristiche. Poi il regista fece arrivare da Parigi l’attore francese, «per me sconosciuto, Jean-Louis Trintignant. Lo vidi e dissi subito: è lui. Gentile, timido, educato, era il perfetto antagonista di Gassman.» Nei titoli di testa, comunque, il nome di Trintignant viene dopo quello della Spaak. Con Vittorio Gassman, Jean-Louis Trintignant, Catherine Spaak, Claudio Gora, Luciana Angiolillo, Linda Sini, Barbara Simon, Lilly Darelli.

Trama
Bruno Cortona estroverso e superficiale quarantenne, incontra casualmente, nella Roma spopolata di Ferragosto, lo studente universitario Roberto Mariani, timido e studioso, e lo convince ad unirsi a lui per una scorribanda automobilistica. Sono due temperamenti diversissimi, e il giovane prova per il suo occasionale compagno un misto di repulsione e di attrazione.

È l’opera più rappresentativa del maestro Dino Risi, un capolavoro della commedia italiana, in cui con apparente leggerezza veniva mostrata assai incisivamente l’evoluzione umana, sociale e antropologica che, a ridosso del miracolo economico, stava mutando il volto del nostro paese. Ne Il sorpasso Bruno Cortona (Vittorio Gassman) e Roberto Mariani (Jean-Luis Trintignant) si conoscono casualmente durante un torrido Ferragosto. Il primo è un uomo sulla quarantina, uno sfaccendato che cerca di passare al meglio la giornata; il secondo è uno studente di giurisprudenza, intento a preparare gli esami per l’imminente sessione di Settembre. Insieme iniziano un’inaspettata avventura, dando vita a un significativo rapporto dialettico, attraverso cui si segnala, in un certo senso, “la perdita dell’innocenza”, il passaggio dal sacro allo sconsacrato, dalla poesia alla prosa, inaugurando una stagione nuova all’insegna della mercificazione della vita, della massimizzazione del profitto, scandita da un forsennato e pericoloso movimento in avanti.

Dino Risi, Ettore Scola e Ruggero Maccari, che sceneggiarono il film, tratteggiarono uno scenario davvero sconfortante, con quella indimenticabile Lancia Aurelia B24 lanciata a folle velocità verso il buco nero del nulla. Bruno sorpassa, non è in grado di fare un’esperienza da cui trarre insegnamento, poiché è sempre fatalmente incantato dalla “logica del rilancio a oltranza”, stordito dalla fatua illusione di un godimento ogni volta a venire: questa è la resa plastica, visiva, la rappresentazione per eccellenza del continuo decentramento del capitale, il quale, per poter intensificare al massimo la circolazione delle merci, consegna costantemente all’immaginario un bene nuovo, promettendo la soddisfazione di un bisogno imprescindibile. Insomma, è l’irruzione della dimensione tragicomica della contemporaneità: il progresso è percepito come ridicolo perché appare come una produzione compulsiva di beni destinati a divenire, in tempi brevissimi, rifiuti. Tutto è in vendita e Bruno istruisce Roberto, il quale, sebbene ingenuo, non riesce a dire di no, a resistere davvero, lasciandosi risucchiare in un vortice da cui non sarà più in grande di riemergere.

Il sorpasso è un film che anticipò tantissime questioni, compresa, ad esempio, l’annosa faccenda, oggi assai sventolata, della cosiddetta “evaporazione del padre”. Il rapporto di Bruno con la figlia Lilly (interpretata da una giovanissima e deliziosa Catherine Spaak) mostra già tutti i segni della perdita dell’autorevolezza paterna, laddove la ragazza non ricerca il genitore assente, ma lo sostituisce con Bibi (il sempre eccellente Claudio Gora), un facoltoso signore non più giovane, in cui intravede quella funzione di guida e orientamento che le è sempre mancata, innescando così uno spostamento che comporta una pericolosa sovrapposizione tra padre e amante.

Inarrivabile a tutt’oggi è il “blocco” del film in cui i due protagonisti si ritrovano nella casa degli zii di Roberto, quella dove, da bambino, era solito passare le vacanze. Bruno si rivela un violento profanatore, profanando sistematicamente ogni certezza, anche stavolta, però, con la complicità degli stessi parenti, i quali si compiacciono della strabordante e devastatrice vitalità dell’uomo, che non manca di abusare di chiunque gli capiti sotto tiro. Ciò che più angoscia è constatare che, al netto delle sue malefatte, Bruno non è, a rigore, un uomo malvagio, piuttosto una vittima del suo tempo, uno che cerca disperatamente di adeguarsi, senza farsi travolgere, dai ritmi impossibili di un’esistenza da cui è perennemente in fuga. Si tratta di sopravvivenza.

Insomma, Risi, il cui genio dovrebbe essere più intensamente celebrato, seppe profeticamente interpretare la complessità di un mutamento decisivo e, soprattutto, fu in grado di comunicarla con una straordinaria levità, realizzando in maniera ineguagliabile lo spirito della Commedia all’italiana (confermerà, tra l’altro, questa sua innata capacità, dirigendo nel 1971 In nome del popolo italiano, ancora con Gassman e Ugo Tognazzi).

 

 

Luca Biscontini