Stasera in tv Il traditore di Marco Bellocchio

Stasera in tv su Rai 3 alle 21,20 Il traditore, un film del 2019 diretto da Marco Bellocchio. Narra le vicende di Tommaso Buscetta, mafioso e successivamente collaboratore di giustizia, membro di Cosa nostra. È stato selezionato per rappresentare l’Italia agli Oscar 2020 nella sezione del miglior film in lingua straniera, ma non è stato selezionato per la shortlist. Prodotto da Beppe Caschetto, scritto e sceneggiato da Marco Bellocchio, Ludovica Rampoldi, Valia Santella, Francesco Piccolo e Francesco La Licata, con la fotografia di Vladan Radovic, il montaggio di Francesca Calvelli, le scenografie di Andrea Castorina, i costumi di Daria Calvelli e le musiche di Nicola Piovani, Il traditore è interpretato da Pierfrancesco Favino, Maria Fernanda Cândido, Luigi Lo Cascio, Fabrizio Ferracane, Fausto Russo Alesi, Nicola Calì, Giovanni Calcagno.

Trama
Vendette e tradimenti girano intorno a Tommaso Buscetta, “boss dei due mondi”. La storia inizia con il carismatico personaggio di Cosa Nostra braccato in Brasile dai “corleonesi” di Riina e passa attraverso l’amicizia con il giudice Giovanni Falcone e la testimonianza al maxiprocesso che mise in ginocchio l’organizzazione mafiosa per concludersi, dopo le accuse al processo Andreotti, con la sua scomparsa nel 2000 a Miami, dove Buscetta morì per malattia e non per mano della mafia.

Prima di prodursi in un’analisi dell’ultimo film di Marco Bellocchio, accolto alla fine della proiezione al Festival di Cannes da tredici minuti di applausi, probabilmente è necessario soffermarsi a riflettere un poco sul tema centrale affrontato dal regista, ovvero “il tradimento”. Tradire è un verbo che configura un’azione innanzitutto e per lo più considerata da biasimare, negativa, ignobile: un atto di vigliaccheria da sempre disprezzato, soprattutto sul piano di un’etica non scritta che aleggia fantasmaticamente, ma costantemente, su un diffuso versante comunitario. Per non parlare del tradimento per eccellenza, quello perpetrato da Giuda. Insomma, a livello non solo culturale ma anche su una dimensione più profonda, arcaica e ancestrale, smettere improvvisamente di aderire a un codice di valori cui si è stati fedeli a lungo configura il più abietto dei comportamenti.

Ne Il traditore – sceneggiato da Bellocchio assieme a Ludovica Rampoldi, Valia Santella e Francesco Piccolo – assistiamo a un rovesciamento di tale concezione, laddove tagliare i ponti con un passato con cui non ci si riconosce più individua, paradossalmente, l’unica possibilità di salvezza, di redenzione: Tommaso Buscetta, interpretato meravigliosamente da Pierfrancesco Favino, incarna esemplarmente questa diversa e positiva valenza. Tradire, allora, assume il significato di scrollarsi di dosso un modo di vivere ignobile – nella fattispecie la degenerazione di Cosa Nostra che tra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli Ottanta divenne spietata, uccidendo innocenti, finanche donne e bambini –, ed è questo il senso profondo del film che Marco Bellocchio ha voluto coraggiosamente realizzare.

Si badi bene che sarebbe ingenuo pensare di trasformare Buscetta in un eroe, e questa non era certamente l’intenzione del regista – e il finale del film lo conferma -, ma tentare di raccontare alcune pagine dolorosissime della Storia del nostro Paese da una prospettiva totalmente inedita, come quella di un uomo che per vendicarsi dei suoi nemici decise di diventare un pentito, è qualcosa di completamente nuovo e senz’altro difficilissimo da compiere: una narrazione alternativa, anti-convenzionale che, al netto della retorica spesso imperante quando si affrontano certe questioni, offre un nuovo orizzonte di senso, a partire da cui sviluppare nuove, e forse più verosimili, interpretazioni.

Premesso ciò, che è senza dubbio un aspetto fondamentale del film, de Il traditore di Marco Bellocchio si può senz’altro affermare che è un’opera di grande respiro, che convoca lo spettatore a svincolarsi dagli stereotipi circolanti per tentare di abbracciare una vicenda molto complessa, che richiede grande attenzione, lucidità e capacità di comprendere anche gli stati emotivi che inevitabilmente entrarono in gioco. Il regista de I pugni in tasca dimostra notevole abilità nella gestione di una produzione imponente che rende il film un prodotto fortemente esportabile e che, forse, per la corposità della materia che mette in scena potrebbe diventare anche un’interessantissima serie televisiva.

Il traditore è suddiviso in tre grandi blocchi narrativi: il primo è quello della fuga in Brasile di Buscetta; il secondo è la messa in scena del maxi processo; infine, la fase del nascondimento del pentito per sfuggire alla vendetta di Cosa Nostra. Ottima, ancora una volta, la fotografia di Vladan Radovic, che riesce ad esprimere al meglio il coacervo di emozioni e sensazioni che si alternano vorticosamente, così come le musiche del veterano Nicola Piovani. Da segnalare anche il montaggio di Francesca Calvelli, per la capacità di condensare armoniosamente in centoquarantacinque minuti di visione una vicenda ampissima. Infine, si fa per dire, gli attori: Pierfrancesco Favino è eccellente, laddove riesce a canalizzare magneticamente l’attenzione, producendosi in amabili virtuosismi; insomma, un vero fuori classe. Ottimo anche il resto del cast con Fabrizio Ferracane nei panni di Pippo Calò, Fausto Russo Alesi in quelli del giudice Giovanni Falcone e Luigi Lo Cascio, che interpreta Salvatore Contorno.

 

 

Luca Biscontini