Stasera in tv in prima visione su Rai 5 alle 21,15 Tesnota, un film del 2017 diretto da Kantemir Balagov. È il film di debutto del regista ed è stato selezionato al Festival di Cannes 2017 nella sezione Un Certain Regard, dove si è aggiudicato il Premio FIPRESCI. Con la direzione della fotografia di Artem Yemelyanov, le scenografie di Alexey Paderin e i costumi di Lydia Kryukova, Tesnota è interpretato da Darya Zhovner, Veniamin Kats, Nazir Zhukov, Olga Dragunova, Atrem Tsypin. Il film è stato presentato anche al Torino Film Festival nella sezione Festa Mobile.
Trama
Nel 1998, a Nalchik, nel Caucaso del nord, la ventiquattrenne Ilana lavora nel garage del padre per aiutarlo a sbarcare il lunario. Una sera, la famiglia e gli amici si riuniscono per celebrare il fidanzamento di David, fratello minore di Ilana. Nella notte, il giovane e la sua amata sono però rapiti e viene avanzato un riscatto. All’interno della loro comunità ebraica è quasi vietato rivolgersi alla polizia, ma occorre trovare un modo per raccogliere il denaro per liberare i due. Ilana e i suoi genitori seguiranno vie diverse che rischieranno di sconvolgere per sempre l’equilibrio della famiglia.
Allievo di Aleksandr Sokurov, Kantemir Balagov denota una maturità sorprendente, prelevando dal passato una realtà arcaica che, tra un crudele odio etnico e una violenza prima morale e poi fisica, comunica apertamente con il mondo che stiamo vivendo, intessendo una rete di rapporti profonda e lacerante, viva e sofferta. Tesnota è un’opera capace di formulare una delineata analisi sociale senza rinunciare alla forma (cristallina) e alla partecipazione (immediata e continuativa), con una protagonista, Darya Zhovnar, che ruba la scena e molteplici connessioni d’inconsulta intensità, con anche quei silenzi, quelle decisioni brutali e le risposte senza attenuanti, che scavano un solco impossibile da coprire (e da concepire se non nel nome dal massimo sacrificio).
Tantissime sono le circostanze che si intrecciano nel film e che Balagov riesce a calibrare in un racconto cadenzato, costruito da grandi sequenze o da piccoli tocchi di regia dove tutto sta al posto giusto. A cominciare dal formato in 4:3, che imprigiona i personaggi, e da un buio digitale, o spesso in controluce, che diventa quasi un limite alla visione. E poi piani sequenza di grande spessore che ricordano il cinema di Mungiu più che quello di Sokurov (basti pensare a come è raccontata la perdita della verginità della ragazza) e i colori di un paesaggio inospitale, a metà fra montagna e deserto che sembra sempre freddo e inabitabile (tutta la scena finale, girata in mezzo ai canyon delle valli caucasiche è a dir poco straordinaria).
Con Tesnota Kantemir Balagov, oggi reduce dal successo con La ragazza d’autunno, fa il suo ingresso sul duro palcoscenico del cinema mondiale con uno sguardo maturo – anche troppo – per una storia di disagio e smarrimento in un tempo e in un luogo segnati da conflitti e disuguaglianze. Tutto è equilibrato, calcolato e i pezzi si incastrano alla perfezione in un gioco di vicinanza e lontananza, tanto tra i membri della famiglia quanto tra i membri della società. L’unica cosa che rimane da fare è tendere la mano per tentare di abbozzare un futuro e sperare che questo porterà a un lieto fine, ignorando che il tutto potrebbe risolversi in un’altra rovinosa caduta. Non ci è dato saperlo e, a quanto pare, nemmeno a Balagov: «Non so cosa è successo dopo a quelle persone». Si può solo sperare.
Luca Biscontini
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