Stasera in tv in prima visione Via Argine 310, un documentario di Gianfranco Pannone

Stasera in tv su Rai 3 alle 00,00 Via Argine 310, un documentario del 2022 scritto e diretto da Gianfranco Pannone. Prodotto da Massimo Di Rocco e Luigi Napoleone, con Bartlebyfilm, Rai Cinema e AAMOD Fondazione Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico, con la fotografia di Tarek Ben Abdallah, il montaggio di Erika Manoni e le musiche di Daniele Sepe, Via Argine 310 vede la partecipazione di Alessandro Siani. Il film è stato presentato nella sezione Proiezioni Speciali della scorsa edizione della Festa del Cinema di Roma.

Trama
Un film documentario che segue, lungo dodici mesi la vicenda degli ex lavoratori Whirlpool di Napoli – Ponticelli, conclusasi pochi mesi fa con il licenziamento di 316 operai dopo la brusca chiusura del sito. Tre anni prima quegli stessi operai avevano tenacemente dato vita al presidio “Whirlpool – Napoli non molla” tuttora esistente, nell’ex dopolavoro, in quella Via Argine, indirizzo storico, che per decenni ha ospitato lo stabilimento della multinazionale americana della lavatrice. Speranze, paure, desideri e tanta rabbia si distribuiscono lungo il film grazie alle testimonianze di alcuni degli operai mobilitati da ben tre anni. Le loro sono storie in bilico tra la legittima paura di perdere il posto fisso e le preoccupazioni per i propri figli nella città dove più che altrove la precarietà è un dato reale. Il film racconta la crisi della centralità operaia nell’immaginario della società italiana e nell’orizzonte strategico delle forze politiche. A storicizzare questa grave incertezza lavorativa alcuni brani tratti dal romanzo La dismissione di Ermano Rea, letti da Alessandro Siani che era appena un ragazzo, quando suo padre, operaio specializzato all’Alfasud di Pomigliano, subì per lungo tempo la cassa integrazione.

“Forse a qualcuno non conviene dire che la classe operaia esiste ancora, tuttavia è evidente che quel mondo sia inevitabilmente legato a cambiamenti importanti come la globalizzazione, talvolta con equivoci ed errori che hanno coinvolto gli operai stessi e il sindacato. Detto questo, parliamo di una categoria che ha contribuito a cambiare il nostro Paese. Mio nonno a Napoli faceva l’operaio specializzato; veniva dalla campagna alle spalle della città e gli zii contadini andavano a trovarlo con il cappello in mano. In una città come Napoli la coscienza operaia ha cambiato molto il modo di pensare: ha modernizzato il tessuto sociale, aiutando i cittadini a prendere consapevolezza di quanto tutto possa essere più complesso e, per questo, stimolante in una metropoli. Perché oltre alla Napoli da cartolina e a quella dei vicoli bui della cosiddetta plebe, magari controllati dalla malavita organizzata, ne esiste un’altra rappresentata, appunto, dagli operai, compresi quelli della Whirlpool oggi smantellata.

Alessandro Siani legge alcuni passi tratti da La dismissione di Ermanno Rea. In questo modo ho voluto storicizzare la lunga storia operaia di Napoli. Tutto questo all’interno di una struttura che fa capo a un’idea di “cinema diretto”, però. In Via argine 310 non ci sono digressioni, provo ad andare dritto al cuore seguendo gli operai nelle loro azioni quotidiane. Questo aspetto è importante perché si può anche fare “poesia del reale” lavorando sul linguaggio, ma questo è un film, per certi versi anche militante, dove ho voluto soprattutto mettermi in ascolto di una vicenda che colpisce anche per il silenzio in cui per anni è precipitata, e che, a mio giudizio, meritava un approccio non invasivo, etico. D’altro canto Via Argine 310, e lo dico con grande dispiacere, è uno dei pochissimi film fatti sugli operai negli ultimi anni, su cui o è caduto un silenzio tombale o è rimasta nelle pieghe una memoria storico-politica spesso enfatizzata; ed è anche per quest’ultimo motivo che volevo avvicinarmi al mondo operaio senza la retorica che in passato ha spesso accompagnato la narrazione del mondo proletario.

Se devo pensare a un modello, ovviamente molto alto e irraggiungibile, di impegno civile oltre che di arte della regia, penso a Francesco Rosi, maestro che ho avuto l’onore di conoscere. Autore, appunto, di un cinema resistente, che al pubblico restituisce la realtà senza troppi fronzoli, senza troppi compiacimenti, senza troppo sentimentalismo, con cui, in una città emotiva come Napoli, bisogna fare spesso i conti. E se sono riuscito a restituire parte di questa resistenza che è dentro la cultura napoletana attraverso Via Argine 310, sono già molto felice”.
(Gianfranco Pannone)

 

 

Luca Biscontini