Stasera in tv In the Mood for Love di Wong Kar-wai

Stasera in tv su Rai Movie alle 21,10 In the Mood for Love, un film del 2000 scritto, diretto e prodotto da Wong Kar-wai. Il film è ispirato al romanzo breve Un incontro (noto anche come Intersection) di Liu Yichang. In the Mood for Love doveva originariamente essere il capitolo di un film a episodi dedicato al cibo, ma durante la sua lavorazione l’idea originale si è evoluta progressivamente fino a prendere la durata di un lungometraggio a sé stante. La trama narra una storia d’amore universale, ma calata negli anni ’60 durante il periodo della progressiva occidentalizzazione di Hong Kong e del crollo degli imperi coloniali, così da assumere una funzione metaforica rappresentando il cambiamento irreversibile causato dalle decisioni prese nella propria vita. Secondo la rivista Sight & Sound, la pellicola è al quinto posto nella lista dei 100 film migliori di tutti i tempi. Il film si è aggiudicato la Palma d’oro al miglior attore (Tony Leung Chiu-Wai) e il Grand Prix tecnico al Festival di Cannes del 2001. Con Tony Leung Chiu Wai, Maggie Cheung, Lai Chen, Rebecca Pan, Paulyn Sun.

Trama
Un uomo e una donna a Hong Kong, nel 1963: storia dei brevi incontri ritrosi tra Chow Mo-Wan e Su Li-zhen, vicini di casa che scoprono casualmente che i rispettivi coniugi sono amanti e inscenano, come in una prova, le rispettive rivelazioni. Si incontrano, si chiedono cosa staranno facendo gli altri due, si parlano come se parlassero a loro, si guardano allontanarsi, e inevitabilmente senza dirselo mai, finiscono per amarsi.

«“Lui ricorda quegli anni come se guardasse attraverso il vetro polveroso di una finestra. Il passato è qualcosa che può vedere, ma non toccare. E tutto ciò che vede è sfocato e indistinto.” Alla fine di In the Mood for Love c’era questa didascalia. Una didascalia che nel 2015, quando ho rivisto il film, ha rispecchiato perfettamente il mio stato d’animo».
(Wong Kar-wai)

“Maggie Cheung che cammina, divina ed elegantissima; Tony Leung affascinante e assorto con l’immancabile sigaretta tra le dita. Tutto rigorosamente al ralenti, con in sottofondo l’avvolgente Yumeji’s Theme di Shigeru Umebayashi o le note di Quizás,Quizás,Quizás cantate da Nat King Cole, a sottolineare una passione che non può essere sfogata. Bastano queste immagini, reiterate con immensa eleganza in un film che racconta l’amore senza la necessità di esibirlo, a consacrare il miglior lungometraggio di Wong Kar Wai nell’immaginario cinematografico del Nuovo Millennio. Il regista abbandona il postmodernismo convulso dei precedenti film (Angeli perduti del 1995, ne è un esempio) a favore di una narrazione dilatata che privilegia le ellissi, senza trascurare virtuosismi tecnici sapientemente dosati. La sua è una costruzione perfezionistica dello spazio che si sofferma continuamente sui dettagli, mentre la slow motion si fa correlativo oggettivo dei sentimenti. In una Hong Kong dal fascino retrò rappresentata quasi esclusivamente per interni (eccetto per il bellissimo epilogo ambientato al tempio di Angkor Wat, in Cambogia), Leung e la Cheung sono meravigliosi e sprigionano sensualità a ogni frame. Wong riaggiorna così il mélo e ci consegna un cult assoluto, presentato in concorso al 53° Festival di Cannes dove ha vinto il premio per il miglior attore (Tony Chiu Wai Leung) e il Grand Prix tecnico (alla magistrale fotografia di Christopher Doyle e Ping Bin Lee e al montaggio di William Chang)”.
(LongTake)

 

 

Luca Biscontini