Stasera in tv su Iris alle 21 Jane Eyre, un film del 1996 diretto da Franco Zeffirelli. Il film, coproduzione italiana, francese e britannica, mette in scena l’omonimo romanzo di Charlotte Brontë. Questa versione cinematografica è piuttosto fedele a quella cartacea, sebbene nella seconda parte del copione siano presenti alcuni tagli e cambiamenti. Sceneggiato da Franco Zeffirelli e Hugh Whitemore, con la fotografia di David Watkin, il montaggio di Richard Marden, le scenografie di Roger Hall, Dennis Bosher e Raimonda Gaetani, i costumi di Jenny Beavan e le musiche di Claudio Capponi e Alessio Vlad, Jane Eyre è interpretato da Charlotte Gainsbourg, William Hurt, Anna Paquin, Elle Macpherson.
Trama
Orfana e povera, Jane Eyre trascorre l’infanzia con una zia crudele e la giovinezza in un istituto con una preside perfida che la prende in odio. Cresce chiusa, abituata all’infelicità, ma anche molto orgogliosa e sensibile. Finalmente trova un impiego come istitutrice in un’imponente casa di campagna di proprietà del misterioso Mr. Rochester. Jane, che non è bella né vivace, si innamora di quest’uomo triste che sembra nascondere qualche oscuro segreto.
“La prima donna nella storia (almeno in quella della letteratura) che ebbe il coraggio di gridare in faccia all’uomo che amava che lo amava con tutta se stessa, ma che non avrebbe mai più potuto permetterselo, perché aveva scoperto che lui le aveva mentito. Un amore senza stima non può essere amore, anzi, ne è la negazione assoluta!”
(Franco Zeffirelli)
“Le ombre non sono meno importanti della luce” sussurra Jane Eyre a Rochester. I due protagonisti del grande romanzo di Charlotte Brontë – mutevoli, bruschi, impulsivi, arcigni, fors’anche autoindulgenti – sembrano condividere l’indole e il cinema di Franco Zeffirelli che, infatti, firma il suo più bel film degli ultimi anni, anni spesso trascorsi ad adulterare e logorare immagini spente, visioni ridondanti. Jane Eyre è un film segnato da una narratività semplice e fluida, intriso dal pacato, implosivo frusciare dei sentimenti e dell’amaro struggimento della ragione.”
(Fabio Bo, Il Messaggero, 4 Febbraio 1996)
“Il film non poteva restituire la complessità e profondità del romanzo, ma ne fornisce una versione corretta, produttivamente impeccabile, ben fatta e ambientata, ben recitata da attori eccellenti: William Hurt, con la sua confusione sconnessa e la sua sardonica malinconia, è un Rochester perfetto; la governante Joan Plowright, la zia cattiva e pentita Fiona Shaw, la Jane Eyre bambina Anna Paquin, la moglie segreta e folle Maria Schneider sono brave (la top model Elle McPherson no ma pazienza, la sua parte è minima). In qualche momento un poco scolastico, Jane Eyre smussa alcune parti più terribili ed aspre del romanzo, soprattutto manca di emozioni: però è un piacere vedere Franco Zeffirelli dopo gli sciagurati Il giovane Toscanini e Storia d’una capinera, tornare a fare con competenza e buoni risultati il proprio cinema tradizionale, classico.”
(Lietta Tornabuoni, La Stampa, 4 Febbraio 1996)
“Zeffirelli ha molto sfoltito la vicenda immaginata da Charlotte Brontë. Ma non l’ha rimpicciolita. Non ne ha ridotto lo spessore annullando, come spesso capita nelle riduzioni cinematografiche, i diversi piani del romanzo. Zeffirelli ha colto, restituendolo con bel tratto figurativo, il suono moderno di Charlotte Brontë dandoci un film che non va appassionando solamente gli amatori delle storie ben raccontate, delle trame aggrovigliate che, alla fine, si sciolgono e si accomodano.”
(Francesco Bolzoni, Avvenire, 14 Febbraio 1996)
Luca Biscontini
Lascia un commento
Devi essere connesso per inviare un commento.