Stasera in tv Kill Bill – Volume 1 di Quentin Tarantino

Stasera in tv su Spike alle 21,30 Kill Bill – Volume 1, un film del 2003, scritto e diretto da Quentin Tarantino, primo capitolo di Kill Bill, cui ha fatto seguito Kill Bill – Volume 2 nel 2004. Tarantino e Uma Thurman, attrice protagonista in quel film, pensarono al film proprio ricordandosi la storiella del pilota che Mia raccontava a Vincent nel locale. Sul set della scena, Tarantino e Uma si accordarono sul da farsi per il film e pensarono che per la prima volta la donna dovesse essere mostrata con il volto imbrattato di sangue: da qui «La sposa imbrattata di sangue». Con Uma Thurman, David Carradine, Daryl Hannah, Michael Madsen, Lucy Liu, Vivica A. Fox.

Trama
La gang di Bill, un boss della mala, fa irruzione nella chiesa dove si sta celebrando il matrimonio della spietata killer Black Mamba, che aspetta un bambino ed è decisa a ritirarsi dalla professione. Il bilancio dell’agguato è di quattro vittime, con la sposa – colpita alla testa da una pallottola – agonizzante ai piedi dell’altare. Uscita dal coma dopo cinque anni, Black Mamba diventa semplicemente “la Sposa” ed è disposta a tutto pur di vendicarsi. Indossata la mitica tuta gialla di Bruce Lee e armata di katana, si mette alla ricerca di Bill e dei suoi sicari, tre donne e un uomo che si fanno chiamare “Deadly Viper Assassination Squad”.

“Sarebbe facile liquidare questa frastornante fantasmagoria, che celebra sopra le righe l’unione dello spaghetti western con il kung fu, come l’opera di un pazzo. E sarebbe altrettanto facile schierarsi sul fronte dei cinefili, che prevediamo in estasi di fronte a una simile monumentalizzazione del cinema di serie B. Cerchiamo di tenerci in mezzo, considerando l’impasto fra la componente esibizionistico – patologica e il travolgente talento visivo. Ciò che salva Kill Bill da restare un irritante museo degli orrori è l’iperbole grottesca, che contiene sempre una punta di umorismo. In tanto delirio da teatro della crudeltà, dove i morti ammazzati sono più numerosi che in un dramma elisabettiano, scopriamo quindi un’autentica nota dolente, la condanna di chi provoca sofferenze all’ infanzia. E visto il numero di minorenni vittime di atrocità pubbliche e private nel mondo in cui viviamo, si avverte che l’allarme di Tarantino, pur privo di connotazioni moralistiche, è straziato e sincero. Ma la risposta è atrocemente anticristiana: in questo contesto infame non c’è posto per il perdono, chi subisce un’offesa può solo pensare a vendicarsi. Altra connotazione: se un film come Kill Bill si fa accettare per virtù di stile, i suoi protagonisti maledetti in parte si riscattano rispettando un paradossale codice d’onore”.
(Tullio Kezich, Corriere della Sera, 4 ottobre 2003)

“Che cosa ci si poteva aspettare da Tarantino se non un oggetto filmico molto pop, molto splatter, postmoderno, post-tutto, con mutilazioni, corpi in frammenti, sangue a fiotti? A descriverlo così, magari riconoscendone contemporaneamente i virtuosismi di linguaggio, sembra il film-manifesto della società delle merci, tutto spettacolo niente contenuti: il videogame in questione, appunto. Invece è esattamente l’opposto. Là dove il videogame è, per definizione, il più calcolato e ripetitivo degli oggetti visivi, Quentin introduce la dismisura come criterio stesso della rappresentazione. Il che non vuol dire solo la Sposa solitaria che massacra quaranta ladroni armati di sciabola: significa sproporzione premeditata delle parti, con episodi corti alternati a episodi lunghi, ripetizioni, anticipazioni, apertura di pause liriche da citare nelle future storie del cinema. Non basta. A scavare ancora un po’ sotto la superficie, vedi che Tarantino riscopre (a suo modo) perfino i valori: il rispetto per l’infanzia, la lealtà, la fiducia in se stessi – perché no? – la vendetta.
(Roberto Nepoti, La Repubblica, 24 ottobre 2003)

“La materia narrativa del quarto film di Quentin Tarantino è volutamente primordiale: causa-effetto, tradimento-vendetta. Il resto è periferico, marginale, come i caratteri delle maschere coinvolte, più mitologici che reali. Il flop di quel capolavoro umanista che è ‘Jackie Brown’ ha pesato inevitabilmente sul tanto atteso Kill Bill, che qualche scellerato ha voluto spaccare a metà. Cosi i personaggi sono tornati a due dimensioni come quelli dei fumetti, possibilmente manga. Ma il talento enorme e imprevedibile di Quentin ha saputo fare di necessità virtù e il suo film è diventato come una natura morta da avanguardia pittorica, una ricerca dell’elementarità del racconto che ha valore soltanto nel suo farsi cinema.”
(Mauro Gervasini, Film Tv, 28 ottobre 2003)

 

 

Luca Biscontini