Stasera in tv La meglio gioventù di Marco Tullio Giordana

Stasera in tv su rai Movie alle 21,10 La meglio gioventù, un film del 2003, diretto da Marco Tullio Giordana. Racconta trentasette anni di storia italiana, dall’estate del 1966 fino alla primavera del 2003, attraverso le vicende di una famiglia della piccola borghesia romana. Il titolo della pellicola è ispirato alla omonima raccolta di poesie pubblicata nel 1954 da Pier Paolo Pasolini. Secondo Metacritic è il film più apprezzato dalla critica mondiale di tutto il 2005. Prodotto da Angelo Barbagallo, scritto e sceneggiato da Sandro Petraglia e Stefano Rulli, con la fotografia di Roberto Forza, il montaggio di Roberto Missiroli, le scenografie di Franco Ceraolo e i costumi di Elisabetta Montaldo, La meglio gioventù è interpretato da Luigi Lo Cascio, Maya Sansa, Sonia Bergamasco, Jasmine Trinca, Alessio Boni, Adriana Asti, Fabrizio Gifuni, Valentina Carneluti, Lidia Vitale, Riccardo Scamarcio, Mario Schiano. La meglio gioventù si è aggiudicato il Premio Un Certain Regard per il miglior film al Festival di Cannes, sei David di Donatello (tra cui miglior film e miglior regia), sette Nastri d’Argento e tre Globi d’Oro.

Trama
La storia di una famiglia italiana dalla fine degli anni Sessanta a oggi. Al centro le vicende di due fratelli, Nicola e Matteo che all’inizio condividono sogni, speranze, letture e amicizie finché l’incontro con Giorgia, una ragazza psichicamente disturbata, non segnerà il destino di entrambi: Nicola deciderà di diventare psichiatra, Matteo di abbandonare gli studi ed entrare in polizia. Accanto a loro i genitori, Angelo e Adriana e due sorelle: Giovanna, entrata giovanissima in magistratura e Francesca, la minore, che sposerà Carlo, il migliore amico di Nicola, destinato a un importante ruolo alla Banca d’Italia e per questo motivo nel mirino dei terroristi durante gli anni di piombo.

“Arrivare a una qualche verità attraverso il romanzo, arrivare al quadro storico attraverso le vicende private. Arrivare all’ottimismo attraverso la stoica accettazione delle tragedie e dei dolori. Questi sono gli obiettivi che di solito si pone solo la grande letteratura. Il cinema, molto meno; e la televisione, mai. Donde la lieta sorpresa de La meglio gioventù di Marco Tullio Giordana, una straordinaria impresa produttiva di Angelo Barbagallo che sulla scia di Heimat di Reitz sfida le abituali formule confidando nel flusso di un’appassionante materia narrativa. Tra le novità dell’operazione c’è anche quella che potremmo definire la ‘separazione delle carriere’ perché nei titoli Sandro Petraglia e Stefano Rulli firmano da soli il copione e Giordana la regia. Una soluzione apparentemente anti-autoriale, tale da mettere in crisi gli ortodossi della Nouvelle Vague, ma utile a dimostrare che in qualsiasi bel film c’è posto per vari autori”.
(Tullio Kezich, Corriere della Sera, 21 Giugno 2003)

“Direi che nel ripercorrere gli ultimi quarant’anni della storia della repubblica la cavalcata di Marco Tullio Giordana, scritta da Rulli e Petraglia, non ha l’ambizione di erigere monumenti, ma suggerisce sommessamente alcuni possibili modelli di comportamento. Sul versante pubblico con l’affermazione della solidarietà, del rispetto per il malato di mente, del bisogno di ordine e insieme di novità, della lotta contro la mafia, della voglia di viaggiare e conoscere. Quanto al privato, la trama imbastita fra agnizioni e colpi di scena che attestano negli autori una vispa furberia spettacolare (lo prendano come un complimento) non elude gli scontri con i problemi più grossi, mettendo i personaggi di fronte al dolore, alla follia, alla gestione di scelte sbagliate. La lunghezza del film serve a ricordare che la vita è lunga; e ci dà il tempo per riflettere, correggerci, reinventare i rapporti, cambiare radicalmente. Tutto questo non verrebbe a galla se La meglio gioventù si riconducesse a un teorema, ma per fortuna i contenuti risultano fantasiosamente avvolti nelle pieghe di una narrazione libera di andare dove vuole”.
(Tullio Kezich, Corriere della Sera, 28 Giugno 2003)

“Prendi Adriana Asti. Era una delle tante quando faceva Becky Sharp ne La fiera della vanità, sceneggiato degli anni ’60. Capita quasi per caso nella televisione di oggi e lascia senza fiato. Anacronismo meraviglioso. Arriva da un mondo di cui non si hanno più notizie. Di quando talento e applicazione erano al servizio di quell’equivoco indispensabile che è la presunzione di avere un’anima. È una faccia quella di Mario Schiano, attore per caso, un genio del sax. Facce che promettono, non importa cosa, come quella di Maya Sansa, la più interessante da anni a questa parte, o di Alessio Boni, bravissimo a ingannare il proprio destino di attore condannato a fare il bello da fotoromanzo. Piaccia o no, La meglio gioventù si sottrae al probabile serraglio di un palinsesto dove tutto si confonde con il contrario di tutto. Se hai scelto di vederlo, per quattro sere ti sei scordato del telecomando.”
(Giancarlo Dotto, L’Espesso, 31 Dicembre 2003)

 

 

Luca Biscontini