Stasera in tv Ladri di biciclette di Vittorio De Sica

Stasera in tv su Cine34 alle 23,15 Ladri di biciclette, un film del 1948 diretto, prodotto e in parte sceneggiato da Vittorio De Sica. Girato con un’ampia partecipazione di attori non professionisti, prende lo spunto dal titolo dell’omonimo romanzo Ladri di biciclette (1946) di Luigi Bartolini, sebbene si tratti di un soggetto originale di Cesare Zavattini. È tuttora considerato un classico della storia del cinema ed è ritenuto uno dei massimi capolavori del neorealismo cinematografico italiano. Quattro anni dopo la sua uscita, venne ritenuto il più grande film di tutti i tempi dalla rivista cinematografica britannica Sight & Sound. Nel 1958 fu dichiarato il secondo miglior film di sempre alla Confrontation di Bruxelles, da una giuria internazionale di critici. Ladri di biciclette è stato in seguito inserito, come opera rappresentativa, nella lista dei 100 film italiani da salvare, ed è stato inoltre classificato nella quarta posizione ne “I 100 migliori film del cinema mondiale – I più grandi film non in lingua inglese” dalla rivista Empire. Con Lamberto Maggiorani, Enzo Staiola, Lianella Carell, Elena Altieri, Gino Saltamerenda, Giulio Chiari, Vittorio Antonucci, Michele Sakara.

Trama
Alla fine della Seconda guerra mondiale, il disoccupato Antonio trova finalmente un impiego come attacchino, ma gli rubano la bicicletta. Dopo una denuncia senza speranza alla polizia, l’uomo inizia col figlio Bruno una frustrante ricerca per tutta Roma, poi, disperato decide di rubarne una. Ma Antonio è viene sorpreso in flagrante.

“Perché faccio questo film? Ecco. Dopo Sciuscià, ho avuto per le mani trenta o quaranta copioni, se volete uno più bello dell’altro, pieni di fatti, di circostanze fortissime. Ma io cercavo una vicenda meno straordinaria, nell’apparenza, una vicende di quelle che accadono a tutti, e specialmente ai poveri, e che nessun giornale si degna di ospitare.

Il mio scopo è di rintracciare il drammatico nelle situazioni quotidiane, il meraviglioso nella piccola cronaca, anzi nella piccolissima cronaca, considerata dai più come materia consunta. Che cos’è infatti il furto di una bicicletta, tutt’altro che nuova e fiammante, per giunta? A Roma ne rubano ogni giorno un bel numero e nessuno se ne occupa, giacché nel bilancio del dare e avere di una città chi volete che si occupi di una bicicletta? Eppure per molti, che non possiedono altro, che ci vanno al lavoro, che la tengono come l’unico sostegno nel vortice della vita cittadina, la perdita della bicicletta è un avvenimento importante, tragico, catastrofico. Perché pescare avventure straordinarie quando ciò che passa sotto i nostri occhi e che succede ai più sprovveduti di noi è così pieno di una reale angoscia? La letteratura ha scoperto da tempo questa dimensione moderna che puntualizza le minime cose, gli stati d’animo considerati troppo comuni. Il cinema ha nella macchina da presa il mezzo più adatto per captarla. La sua sensibilità è di questa natura, e io stesso intendo così il tanto dibattuto realismo. Il quale non può essere, a parer mio, un semplice documento.

Se il ridicolo vi è in questa storia, è il ridicolo delle contraddizioni sociali su cui la società chiude un occhio; è il ridicolo dell’incomprensione per la quale è molto difficile che la verità e il bene si facciano strada. Alla sofferenza degli umili il mio film è dedicato”.

(Vittorio De Sica, Abbiamo domandato a De Sica perché fa un film da Ladri di biciclette, “La fiera letteraria”, 6 Febbraio 1948)

 

 

Luca Biscontini