Stasera in tv Martin Eden di Pietro Marcello, con Luca Marinelli

Stasera in tv su Rai 3 alle 21,20 Martin Eden, un film del 2019 diretto da Pietro Marcello, liberamente tratto dall’omonimo romanzo del 1909 scritto da Jack London. È stato presentato in concorso alla 76ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, dove Luca Marinelli ha vinto la Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile. Sceneggiato da Maurizio Braucci e Pietro Marcello, con la fotografia di Alessandro Abate, il montaggio di Aline Hervé e Fabrizio Federico, le scenografie di Luca Servino, i costumi di Andrea Cavalletto e le musiche di Marco Messina e Sacha Ricci, Martin Eden è interpretato da Luca Marinelli, Jessica Cressy, Vincenzo Nemolato, Marco Leonardi, Denise Sardisco, Carmen Pommella, Carlo Cecchi, Autilia Ranieri.

Trama
Martin Eden, un marinaio di umili origini, salva un borghese da un’aggressione al porto. Per ringraziarlo, questi lo invita nella sua abitazione, dove Martin incontra sua sorella Elena e si innamora. Martin decide quindi di studiare e di diventare uno scrittore, pur continuando a lavorare per vivere. La sua relazione con Elena si consolida e alla festa di laurea di lei fa la conoscenza di Brissenden, colui che diventa il suo mentore, lo introduce nei circoli socialisti e gli fa conoscere la filosofia. I nuovi interessi lo allontanano da Elena provocando la fine della loro storia e, quando Brissenden muore, si ritrova nuovamente in difficoltà. Con il tempo, Martin riesce a trovare il successo ma il suo cuore è malato. Tramite la relazione con l’operaia Margherita, tenta di riconciliarsi invano con la sua classe di appartenenza prima di cadere in uno stato di depressione che nemmeno il ritorno di Elena potrà guarire.

Di seguito riportiamo parte della recensione di Peter Bradshaw, apparsa su The Guardian l’8 Luglio del 2021.

La terribile solitudine del successo è il soggetto di questo film avvincente, pari in qualche strano modo alla solitudine del fallimento; riguarda anche la sensazione segreta e vergognosa che il fallimento sia l’unico stato dell’essere veritiero, a cui la persona di successo ha dovuto rinunciare. Martin Eden parla anche di capitalismo e impresa e della grande promessa del XX secolo che il duro lavoro e un’audace scommessa su un certo percorso di carriera all’inizio della propria vita possono portare chiunque, per quanto umile, alla ricchezza. E, cosa più importante, si tratta della vertiginosa promessa che la comunicazione di massa resa possibile dal commercio renderà l’arte stessa redditizia: che scrivere romanzi, catturando l’immaginazione di milioni di persone, potrebbe esaltare a celebrità eroica.

Martin Eden è un adattamento libero del romanzo del 1909 di Jack London, autore di The Call of the Wild e lui stesso uno dei primi a fare fortuna con la scrittura. Il regista e co-sceneggiatore Pietro Marcello ha traslato l’azione dalla California a Napoli, ma ha mantenuto il nome inglese del suo eroe. L’azione è inframmezzata da filmati d’archivio, alcuni evidentemente colorati, altri girati dallo stesso Marcello; pur essendo ambientati prima della prima guerra mondiale, questi momenti onirici d’archivio sono presi da qualsiasi epoca del secolo, evidentemente fino agli anni ’60 e ’70, come se la storia di Martin fosse stata una premonizione della storia popolare.

Inevitabilmente, la rozza rabbia di Eden contro le classi dirigenti è la forza trainante della sua immaginazione e del suo eventuale trionfo letterario; forse se fosse diventato ricco nel modo in cui si sono arricchiti i suoi presunti suoceri – negli affari – non sarebbe stato così agonizzante. Ma il successo letterario si basa su una presunta saggezza superiore o intuizione della condizione umana, che a Eden sembra una frode esistenziale. E dopotutto ha fatto fortuna con storie sulla povertà. Questo film è stato paragonato a Novecento di Bertolucci e ci sono punti di confronto; ma si può anche pensare al David Copperfield di Dickens e al suo anelito per la vocazione di scrittore e all’improvvisa ricchezza di William Dorrit. C’è anche il romanzo di Upton Sinclair del 1927 Oil!, la base del film di Paul Thomas Anderson There Will Be Blood o addirittura la storia di Charles Foster Kane in Citizen Kane di Welles, basato sulla vita di WR Hearst. C’è l’eterno, tossico fascino dell’immensa ricchezza, il successo che la maggior parte delle persone potrebbe sognare pur essendo abbastanza sicura di non poter mai raggiungere o meritare una cosa del genere. Ed è ancora più potente nel caso di uno scrittore che potrebbe sognare una cosa del genere nella realtà.

 

 

Luca Biscontini