Stasera in tv su Rai Storia alle 21,10 (disponibile anche su RaiPlay) Ogro, un film drammatico del 1979 diretto da Gillo Pontecorvo e interpretato da Gian Maria Volonté, Saverio Marconi, Angela Molina, José Sacristan. Il film fu proiettato in anteprima all’edizione 1979 della Mostra internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. La stesura della sceneggiatura del film era iniziata ben quattro anni prima, ma per le indecisioni e i dubbi dello stesso Pontecorvo fu affidata a due diversi autori, così che il film uscì nelle sale con un forte ritardo rispetto agli avvenimenti del 1973 relativi all’attentato all’ammiraglio Luis Carrero Blanco. Nel 1976 il film era dunque ancora nella fase della sceneggiatura che si basava su un libro contenente una serie di interviste agli attentatori. Il libro era a nome di Julen Agirre (Operazione Ogro, Alfani editore), ma la vera autrice, che era stata tre anni nelle prigioni franchiste, era Eva Forest, che non apprezzò il film di Pontecorvo, accusandolo di moderatismo. A tal riguardo Franco Cristaldi, produttore del film, disse: «Ricordo perfettamente la mattina in cui parlavamo dell’ennesima revisione, e accendemmo la radio sentendo di Moro. E allora io, che in quel momento avrei strozzato Gillo, gli ho detto subito: “E adesso mi spieghi come facciamo un film sul terrorismo, che cosa facciamo noi con Ogro tre anni dopo?”. Nel 1976 Ogro sarebbe stato un’opera straordinaria, coraggiosa, in cui si dicevano delle cose, mentre in una situazione politica così calda un indugio di tre anni aveva cambiato tutto. È stato concepito nel momento giusto ed è apparso sugli schermi in quello sbagliato».
Trama
Il film descrive l’attentato – noto come Operación Ogro, Operazione Orco – del 20 dicembre 1973 a Luis Carrero Blanco da parte dei separatisti baschi dell’ETA. Il piano, concepito dall’organizzazione che lottava per l’indipendenza dei paesi baschi dalla Spagna, fu messo a punto da quattro uomini: Ezarra, il capo, Txabi, Iker e Luken. Costoro, sotto le finte spoglie di funzionari di banca, si installarono a Madrid e studiarono il piano, che in un primo tempo prevedeva il rapimento di Luis Carrero Blanco, soprannominato “Ogro” (orco), nella chiesa dove si recava a messa tutte le mattine. Tenuto in ostaggio dai rapitori, il governo avrebbe dovuto rilasciare 150 prigionieri politici baschi in cambio della sua liberazione. Il piano cambiò quando Carrero Blanco venne designato presidente del consiglio: poiché le misure di sicurezza intorno a lui si erano moltiplicate, si decise di eliminarlo. I quattro attentatori vengono descritti intimamente dal regista nei loro pensieri e nei loro atteggiamenti durante gli otto mesi che precedettero l’attentato: mesi in cui, tra mille difficoltà, scavarono il lungo tunnel sotto la strada su cui sarebbe passato Carrero Blanco e che, pieno di dinamite, esplose scaraventando l’auto dell’ammiraglio dall’altra parte del palazzo davanti al quale transitava.
“(…) Dopo la “prima” veneziana e il festival di San Sebastiano la parte meno duttile del movimento separatista ha alimentato, contro il film, polemiche che hanno avuto eco anche in Italia, ma che non inducono a mutare parere sulla sua qualità cinematografica. Come spiegammo, la buona riuscita di Ogro (il titolo ripete il soprannome di “Orco” messo a Carrero Blanco) dipende infatti dalla sintesi fra lezione civile e tensione nervosa, dalla giustezza dell’analisi psicologica e dalla precisione del ritmo, quale appunto conviene a un’opera che ha anche il carattere di un “thriller politico”. Sebbene sia più un film d’alto professionismo che di potente ispirazione corale come La battaglia d’Algeri, Ogro, fa un’opera d’informazione corretta, e consente di cogliere gli aspetti più drammatici d’una realtà umana comune a molti paesi, in cui sono in gioco la pietà, la ragione, la lungimiranza e la scelta fra modi diversi di opporsi al male. La recitazione degli interpreti (caposquadra è Gian Maria Volonté, Ángela Molina è una sposa trepidante) è nuda e secca, come si addice al cinema di classe d’un autore che, dopo dieci anni di silenzio, fa una “rentrée” assolutamente onorevole.”
(Giovanni Grazzini, Il Corriere della sera)
“Un’altra sublime interpretazione di Gian Maria Volontè che dimostra ancora una volta il suo lato drammatico e toccante, facendo di questa misconosciuta pellicola un bel prodotto storico, grazie alle magnifiche musiche del maestro Ennio Morricone. La storia dei tristi attentati e sequestri portati avanti dai terroristi baschi è ben sceneggiata in Ogro, che racconta dettagliatamente in particolare il progetto e l’attuazione del sequestro, trasformatosi poi in attentato dell’ammiraglio Blanco fedelissimo di Franco. L’intreccio e la grande interpretazione dei protagonisti riesce a tenere alta la tensione per tutto il film e addirittura riusciamo a rimanere interessati ed inquieti anche nelle scene più lente, quelle in cui il gruppo si prepara all’azione”.
Luca Biscontini
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