Stasera in tv Ritratto della giovane in fiamme di Cèline Sciamma

Stasera in tv su Cielo alle 21,15 Ritratto della giovane in fiamme (Portrait de la jeune fille en feu), un film del 2019 scritto e diretto da Céline Sciamma. Presentato in concorso al Festival di Cannes, si è aggiudicato il premio per la miglior sceneggiatura e la Queer Palm. Prodotto da Véronique Cayla e Bénédicte Couvreur, sceneggiato da Céline Sciamma, con la fotografia di Claire Mathon, il montaggio di Julien Lacheray, le musiche di Jean-Baptiste de Laubier e Arthur Simonini, le scenografie di Thomas Grézaud e i costumi Dorothée Guiraud, Ritratto della giovane in fiamme è interpretato da Adèle Haenel, Noémie Merlant, Luàna Bajrami, Valeria Golino.

Trama
1770. Marianne, pittrice di talento, viene ingaggiata per fare il ritratto di Héloise, una giovane donna che ha da poco lasciato il convento per sposare l’uomo a lei destinato. Héloise tenta di resistere al suo destino, rifiutando di posare. Su indicazione della madre, Mariane dovrà dipingerla di nascosto, fingendo di essere la sua dama di compagnia. Le due donne iniziano a frequentarsi e tra loro scatta un amore travolgente e inaspettato.

“Il nuovo film di Céline Sciamma, finalmente inserita nel concorso principale di Cannes, è una storia di amore che presuppone alla sua radice un percorso di autoaffermazione e di scoperta di sé, lo stesso in fondo intrapreso dalle ragazzine in piscina di Naissance des pieuvres, dalla protagonista sessualmente indefinita di Tomboy, dal gruppo di amiche in banlieu di Diamante nero. Trasportare quell’idea di crescita personale dalla contemporaneità al Settecento, universalizza il discorso e lo rende eterno, lo cristallizza come percorso di genere autonomo dall’epoca in cui si svolge. La ricerca della comprensione del proprio corpo e dei propri desideri, per ogni donna, oggi come allora, resta una conquista necessaria quanto ardua da ottenere. Il femminile è definito da una posizione sociale che si vorrebbe subordinata, slegata dai propri bisogni, stretta dagli obblighi familiari (il destino e la madre di Héloïse la vogliono o suora o sposa, senza soluzione di continuità) e dalle convenzioni sociali (le donne non possono ritrarre modelli maschili, se non di nascosto, e così non hanno accesso ai potenziali committenti più facoltosi). Portrait de la jeune fille en feu non si limita quindi al racconto della scoperta di un amore, ma più in generale traccia una possibile via all’emancipazione, sessuale e quindi politica. Sciamma utilizza le sue attrici (Noémi Merlant e Adèle Haenel) con grazia sempre più scoperta; mette in scena un mondo in cui la presenza maschile è un semplice vettore (i rematori della barca che portano Marianne all’isola, il fattorino incaricato di consegnare il quadro al futuro marito di Héloïse a Milano) o una indefinita serie di volti nella folla, una realtà marginale che irrompe nelle uniche scene mondane del film (galleria d’arte o teatro); utilizza la concretezza materica dei colori e l’impulso erotico della musica (dal sabba in odore di stregoneria buona di un falò notturno in cui si canta polifonicamente “non si può fuggire” – da sé, dai propri sentimenti – all’Estate vivaldiana del finale) come puntelli emotivi; ragiona sulla sottile differenza tra rimpianto e ricordo (Héloïse che a letto sussurra: «ho imparato un nuovo sentimento»); usa il mito – quello ricorrente di Orfeo e Euridice, evocato e dibattuto nella scena che è al cuore del film – in maniera concretissima, arrivando a fissare sulle pagine delle Metamorfosi ovidiane l’unica memoria che a Héloïse resterà di Marianne, un autoritratto disegnato copiandosi in uno specchio incastonato tra le gambe dell’amata; mescola elementi pittorici del canone romantico (la scogliera, il mare in tempesta) con reminiscenze minimali, quasi gozzaniane, degli interni che i personaggi abitano. Sciamma tratteggia il suo discorso culturale e politico nascondendolo dietro un’anima mélo; punta il suo sguardo di donna (e questo è un film di occhi e di ciglia, di increspature di pelle, di sussurri e di sospiri) su un amore impossibile che cerca e trova spazio, contro ogni rispettabilità imposta dall’alto, rivendicando la possibilità di un modo diverso di stare al mondo e in noi stessi (in loro stesse!), fieri e consapevoli. Portrait de la jeune fille en feu fonde magistralmente forma e contenuto, teoria e racconto, cultura di genere e diritto alla passione, concedendosi qualche languore ma con gli occhi lucidi e ben puntati sul nocciolo, ancora ben vivo, della questione”.
(Federico Pedroni, Cineforum.it, 20/5/2019)

 

 

Luca Biscontini