Stasera in tv Senso di Luchino Visconti, con Alida Valli

Stasera in tv su Rai Storia alle 21,15 (ma disponibile anche su RaiPlay) Senso, un film del 1954 diretto da Luchino Visconti, con Farley Granger e Alida Valli quali interpreti principali. Assistenti alla regia furono Francesco Rosi e Franco Zeffirelli, entrambi all’epoca quasi all’inizio della carriera. Il film è tratto da un omonimo e breve racconto di Camillo Boito, parte di una bella antologia di novelle intitolata Il maestro del Setticlavio pubblicata a cura di Giorgio Bassani, presso l’Editore Colombo di Milano. Quali interpreti di Senso Visconti aveva pensato a Ingrid Bergman e Marlon Brando, ma questa sua idea non poté essere attuata. Quanto agli altri attori principali, oltre a quelli che da tempo lavoravano nel cinema o nel teatro con Visconti, come Rina Morelli o Massimo Girotti, vi fu la presenza della giovanissima Marcella Mariani, eletta “Miss Italia” 1953 a Cortina e che poi perirà tragicamente nel 1955 in un disastro aereo. A fronte delle tante difficoltà e ostilità incontrate, Senso ebbe una «rivincita al botteghino» dato che il film riscosse presso il pubblico un lusinghiero successo, incassando 628 milioni di lire. Risultò in tal modo in ottava posizione nella classifica dei film italiani prodotti nell’anno 1954. Campione di incassi per quell’anno risultò Ulisse di Mario Camerini, con un incasso di un miliardo e 800 milioni seguito da Pane, amore e gelosia di Comencini, che sfiorò il miliardo e mezzo. Con Alida Valli, Farley Granger, Massimo Girotti, Heinz Moog, Rina Morelli, Sergio Fantoni, Christian Marquand, Tino Bianchi, Ernst Nadherny, Tonio Selwart, Marcella Mariani, Goliarda Sapienza, Elio Crovetto.

Trama
Venezia, 1866. La nobildonna Livia Serpieri si innamora del tenente austriaco Franz Mahler e ne diventa l’amante. Il cugino di Livia, un patriota, consegna alla donna i fondi necessari all’insurrezione, ma lei li dà a Franz per corrompere un medico. Quando però raggiunge l’amante a Verona, lui la respinge. Livia allora lo denuncia come disertore.

Senso di Visconti è sicuramente un capolavoro, ma anche uno di quei film che hanno segnato il dopoguerra e che hanno scatenato polemiche a non finire, almeno da quando fu presentato a Venezia nel 1954, insieme al Castellani di Romeo e Giulietta e al Fellini di La strada, e non vinse quel Leone d’oro che in tanti (con Guido Aristarco in testa, ai tempi la voce più autorevole della critica italiana) volevano assolutamente che gli fosse attribuito. Al centro della lettura che Visconti fa del racconto di Boito a cui si è ispirato, c’è il ruolo dell’aristocrazia nel nostro Risorgimento: il conte Ussoni, interpretato da Massimo Girotti, difendeva l’importanza del coinvolgimento popolare; il capitano Meucci, in una scena che fu tagliata per volontà del ministero della Difesa (e che non è stata reintegrata in questa edizione), rifiutava quel coinvolgimento sostenendo che «l’esercito regolare basterà alla Patria». Convinzione che la sconfitta di Custoza dimostrò infondata. Raccontando gli amori della contessa Serpieri (una straordinaria Alida Valli) per il tenente austriaco Franz Malher (Farley Granger), Visconti voleva mettere in scena proprio il «tradimento » delle classi nobili di fronte ai bisogni del popolo italiano: per il Pci e i suoi intellettuali (tra cui Visconti) era una verità incontestabile, per i partiti e gli intellettuali di governo era una tesi inaccettabile. Da cui polemiche, liti, interventi censori (Visconti fu costretto a tagliare molte scene) e lunghi articoli sui giornali. Oggi quelle discussioni hanno perso mordente, ma il film di Visconti resta un capolavoro, di una forza e un’intensità davvero epocali. Basterebbe il modo in cui è raccontata la battaglia di Custoza, che mescola ascendenze pittoriche (evidenti i riferimenti ai quadri di Lega e di Fattori) e citazioni letterarie (la sconfitta italiana è raccontata «in soggettiva» come la disfatta di Waterloo nella Certosa di Parma) per giustificarne la fama. Ma ogni inquadratura è di una forza e di una bellezza uniche”.
(“«Senso», gemma di Visconti che spaccò l’Italia politica”, Corriere della Sera, Paolo Mereghetti, 1997)

 

 

Luca Biscontini