Stasera in tv su Cine34 alle 23,35 L’uomo in più di Paolo Sorrentino

Stasera in tv su Cine34 alle 23,35 L’uomo in più, un film del 2001 scritto e diretto da Paolo Sorrentino. È stato presentato nella sezione Cinema del Presente alla Mostra del Cinema di Venezia 2001. L’idea del personaggio di Tony Pisapia, interpretato da Toni Servillo, verrà ripreso qualche anno dopo (2010) dal regista nel suo primo romanzo, Hanno tutti ragione: qui il suo nome diventa Tony Pagoda ed è il protagonista e narratore del libro. Il personaggio di Antonio Pisapia (Andrea Renzi) è invece ispirato (soprattutto per il carattere introverso e la tragica fine) al calciatore Agostino Di Bartolomei. Il film ha vinto un Nastro D’argento per il miglior regista esordiente a Paolo Sorrentino.

Trama
Antonio Pisapia, in arte Tony, è un “crooner” partenopeo dalla voce seducente, artista da balera conteso dalle donne, coccolato dai manager e rispettato dai pusher. Antonio Pisapia è invece uno stopper di classe e – dopo un grave infortunio – un allenatore dilettante ma geniale, inventore di un modulo alla Sacchi anni prima dell’avvento del tecnico di Fusignano. Per loro sembra iniziare un periodo di successo: ma nel 1984, la carriera e la vita di entrambi vanno in mille pezzi.

Antonio e Tony (entrambi Pisapia): l’uno è il doppio dell’altro e le loro vite, benché diversissime, risuonano nella drammaticità degli eventi che le contrassegna, consegnandoli a un epilogo funesto, in cui, però, interviene almeno – si fa per dire – la riparazione di una nemesi che riequilibra in parte i rapporti di forza. Sono, in un certo senso, il dritto e il rovescio, la medesima cosa, non li si può distinguere davvero, disgiungerli, poiché dove finisce l’uno comincia l’altro, all’interno di un movimento vorticoso caratterizzato da un’indiscernibilità che fa decadere ogni possibilità di reale dialettica.

Il giusto (Antonio, Andrea Renzi) soccombe e il peccatore (Tony, Toni Servillo), segnato in profondità dalla mancanza di umanità patita dal suo docile alter ego, proprio in extremis si redime, ed è, quindi, nella scansione vittima-carnefice che si dipana l’ambivalenza di uno stesso soggetto esposto alle intemperie di una vita spesso ingrata e meschina.

Paolo Sorrentino esordisce con un film in cui mostra subito un chiaro talento e una sicurezza registica sorprendente per un’opera prima. L’uomo in più (2001), presentato nella sezione Cinema del Presente alla Mostra del Cinema di Venezia 2001, si fece immediatamente notare per la freschezza e l’originalità della messa in scena, la forza della sceneggiatura (dello stesso Sorrentino), nonché per la generale bravura degli attori: non solo i protagonisti (ergo il solito e ottimo Servillo), ma anche e soprattutto i “comprimari”, gli eccellenti Nello Mascia, Ninni Bruschetta, Angela Goodwin, Beniamino Femiano (bellissima anche la piccola ma intensissima apparizione di Peppe Lanzetta): insomma, tutto il meglio del parterre attoriale partenopeo.

La fotografia di Pasquale Mari in alcuni passaggi è assai incisiva (i poetici campi lunghi sulla spiaggia, senza contare lo splendido piano-sequenza, vagamente scorsesiano, con cui seguiamo Tony nella sua “catabasi mondana”), così come decisiva è la musica di Pasquale Catalano, anche se le canzoni sono state composte da Peppe Servillo e Paolo Sorrentino e interpretate dallo stesso Toni Servillo.

Ne L’uomo in più già sono presenti molti degli stilemi che poi caratterizzano il cinema successivo del regista napoletano: quei movimenti di macchina ariosi, suggestivi e talvolta vorticosi, su cui poggiano le note di melodie che sottolineano in maniera efficace i passaggi cruciali delle storie narrate, e le immancabili frasi ad effetto, che nella fattispecie trovano il loro apice nel suggestivo monologo finale di Tony davanti alla telecamere di un programma televisivo in cui si raccontano gli “ex-famosi”.

Un esordio davvero convincente, dunque, che poi spianerà la strada a Sorrentino, il quale però – ci permettiamo di osservare – dopo il grande successo de Il divo si è lascito prendere la mano da un certo manierismo, in nome del quale ha smarrito la bella ispirazione degli inizi.

 

 

Luca Biscontini