Stasera in tv su Rai 5 alle 21,15 La classe – Entre les murs di Laurent Cantet, Palma d’Oro a Cannes

Stasera in tv su Rai 5 alle 21,15 La classe – Entre les murs, un film del 2008 diretto da Laurent Cantet, vincitore della Palma d’oro come miglior film al 61º Festival di Cannes. Questo premio non veniva vinto da un film francese da 21 anni. È uscito nelle sale italiane il 10 Ottobre 2008. Il titolo originale Entre les murs significa «Tra le mura». Racconta l’esperienza di un insegnante alle prese con la difficile classe di una scuola media. È tratto da un libro semi-autobiografico dell’insegnante François Bégaudeau, che interpreta anche il ruolo principale nel film. Il periodo di preparazione del film è coinciso con un anno scolastico. In questo periodo sono stati organizzati dei workshop in diverse scuole del XX arrondissement di Parigi, durante i quali degli studenti volontari tra i 13 e i 16 anni improvvisavano alcune situazioni del film. Attraverso questi incontri, della durata di 3 ore alla settimana, sono stati scelti i ragazzi che hanno poi interpretato il film. Lo stesso è avvenuto per gli insegnanti. Con François Bégaudeau, Nassim Arabt, Laura Baquela, Cherif Bounaïdja Rachedi.

Trama
L’esperienza di un giovane professore di francese in una difficile scuola di periferia, “complicata” dalla sua personale ricerca: quella di mantenere un atteggiamento “neutrale” ma fermo nei confronti dei ragazzi, cercando di istruirli senza addomesticarli e sforzandosi di portarli di fronte ai loro limiti per far loro prendere coscienza di essi e motivarli ad andare oltre.

Per il professore di lettere di un ginnasio della banlieue parigina la preoccupazione principale non è come impostare l’insegnamento della sua materia, bensì in che modo creare una base comune su cui avviare un dialogo con i suoi allievi. Non a caso la protagonista della storia è la parola e, difatti, il contenuto documentaristico del film offre uno spaccato analitico sul linguaggio in tutti i suoi aspetti (etnico, culturale, generazionale), che ne fanno lo specchio di una società oltremodo complessa e in continua trasformazione. La scuola, con i suoi rigidi e immutabili obiettivi educativi, anodini rispetto ai pressanti richiami della contemporaneità, appare come una sovrastruttura arcaica e burocratica, modellata su tradizionali categorie disciplinari (i compiti, i voti, la condotta), ma impreparata a confrontarsi con le personali aspirazioni dei suoi giovani frequentatori.

Le aspettative, dai due lati della cattedra, sono palesemente inconciliabili: mentre il docente esige espressamente l’apprendimento delle regole (grammaticali o comportamentali), gli allievi chiedono indirettamente motivazioni (nel doppio senso di stimoli allo studio e giustificazioni a tanto impegno). La composizione multietnica della scolaresca mette in evidenza la natura della classe come aggregato casuale di soggetti distinti e distanti: un variopinto collage di “autoritratti”, in ciascuno dei quali ogni ragazzo riconosce solo se stesso, con le proprie peculiari passioni e debolezze. Questo è il mosaico risultante dalla sovrapposizione delle mode europee (la musica rock, il calcio e il fast food) al substrato culturale dei diversi paesi d’origine, che sopravvive nei singoli contesti familiari: una miscela di competitività occidentale e orgoglio nazionale da cui scaturisce un individualismo sfrenato ed aggressivo.

La classe – un concetto evocato dal titolo con chiaro spirito provocatorio – è dunque una unità puramente teorica, inesistente nei fatti. Il sottotitolo Entre les murs (ripreso dal romanzo) fornisce, invece, sommessamente, la vera chiave di lettura di quest’opera: la storia è la cronaca di ciò che, semplicemente, accade all’interno di uno spazio chiuso, che solo incidentalmente è occupato da banchi e sedie. Non è (né può essere) la descrizione dei processi che si compiono nell’ambito di un’istituzione, perché la scuola, in quanto tale, non funziona più. I suoi meccanismi sono ormai bloccati da un senso di inadeguatezza e inutilità, ed essa è così ridotta a un’entità statica, investita di un’autorità puramente nominale, che si limita a ospitare, tra le sue pareti, i membri più giovani (e quindi, in prospettiva, più rappresentativi) di una realtà problematica e in fermento.

Laurent Cantet aggiunge un’altra chicca alla propria filmografia, rivelandosi ancora una volta affascinato dalle trasformazioni sociali del presente. Vuoi la Francia, vuoi l’Europa, vuoi il mondo, dal lavoro all’istruzione, all’educazione, non cadendo mai nel ricattatorio, tenendo il baricentro critico nello sguardo del professore. Il dramma così si allarga alla vocazione dell’insegnante nella scuola contemporanea, perdendo incisività nella figura poco reale del preside, ma subito bilanciata dallo sguardo sugli alunni. Adolescenti il più delle volte lasciati soli dalle famiglie davanti alla ‘Cima Coppi’ della vita: capire chi siamo e dove vogliamo andare. Chiaramente per questa domanda non esiste una risposta definitiva, l’unica reazione sicura è purtroppo l’inquietudine e la paura di vivere chiudendosi in se stessi. Eppure, paradossalmente è nell’età inquieta che assistiamo, seppur violentemente e grezzamente, a delle prove ‘empiriche’ e non solo di facciata, di adattamento naturale alle evoluzioni di una società in costante mutamento.

 

 

Luca Biscontini