Stasera in tv su Rai 5 alle 21,15 Suffragette, con Meryl Streep, Carey Mulligan ed Helena Bonham Carter

Stasera in tv su Rai 5 alle 21,15 Suffragette, un film del 2015 diretto da Sarah Gavron con Carey Mulligan, Helena Bonham Carter, Brendan Gleeson, Anne-Marie Duff, Ben Whishaw, Romola Garai e Meryl Streep. Il film racconta gli inizi del movimento suffragista femminile del Regno Unito. Con la direzione della fotografia di Eduard Grau, le scenografie di Alice Normington, i costumi di Jane Petrie e le musiche di Alexandre Desplat, Suffragette si basa su eventi realmente accaduti per raccontare il movimento delle suffragette, termine coniato in maniera dispregiativa dalla stampa inglese per descrivere il movimento attivista composto di sole donne che a inizio Novecento chiedeva il diritto di voto per il sesso femminile.

Trama
Londra, 1912. Maud Watts è una giovane donna occupata nella lavanderia industriale di Mr. Taylor, un uomo senza scrupoli che abusa quotidianamente delle sue operaie. Alcune di loro combattono da anni a fianco di Emmeline Pankhurst, fondatrice carismatica della Women’s Social and Political Union.

È decisamente riduttivo recensire dal solo punto di vista cinematografico Suffragette, perché è uno di quei film di così ampio respiro che chiama in causa in primis la narrazione: un capitolo della storia del gentil sesso troppo sofferto e volutamente scelto in quanto momento topico del rovesciamento delle carte maschiliste nella società del secondo decennio del XXI secolo. Ci troviamo, infatti, nella Londra del 1912 e la regista Sarah Gavron apre il film con un primo piano di Maud Watts, una delle tante donne operaie sottomesse a un misero e ingiustificato salario, costretta, inoltre, a sopportare il peso degli abusi subiti dal capo della lavanderia industriale.

L’affresco veridico e crudo della pellicola è ben lontano da quello dell’inno intonato dall’esilarante Signora Banks in Mary Poppins dove, vestita di seta e con fiori freschi, andava gioiosamente a marciare insieme alle suffragette; quel filo canoro-comico lascia spazio a un quadro antropologico drammaticamente dipinto col dolore di donne che hanno sacrificato la loro vita privata per assicurare un futuro di equa posizione sociale alle loro future eredi. Infatti Abi Morgan, sceneggiatrice di Suffragette e penna dietro The Iron Lady e The Hour (la serie televisiva), porta alla luce anche le lettere e i diari di quelle donne che furono parte di quell’evoluzione, anche a costo della loro stessa vita, come Emily Davison che si fece investire dal cavallo di re Giorgio V per guadagnare l’attenzione dei media.

Il volto delicato e sensibile di Carey Mulligan dà vita al film nel momento in cui decide di uscire dal guscio, ormai fin troppo schiacciato dall’androcentrismo, per unirsi alle suffragette capitanate dalla coraggiosa Emmeline Pankhurst, interpretata dalla trasformista per eccellenza, Meryl Streep. Mulligan, capace di esprimere con una profonda e intima interpretazione la sottile metamorfosi femminista, è accompagnata dalla solidarietà militante di Anne-Marie Duff,operaia tribolata e talentuosa, e dalla determinazione della farmacista di Helena Bonham Carter.

Il melodramma di Sarah Gravon è un’aperta denuncia contro uomini stolti e privi di spina dorsale e insieme un monumento memoriale al prezzo pagato dalle donne che si sono fatte valere dentro una società reazionaria. Il film si chiude con un messaggio volto a indicare le lacune che ancora oggi affliggono la vita delle donne nel mondo; infatti, sui titoli di coda sono indicate le date di conseguimento del voto, raggiunto dalle donne britanniche nel 1918 (in maniera incompiuta). Le italiane ventisei anni dopo. In Arabia Saudita il diritto al voto è stato concesso a partire dal 2015. “La sola cosa che potevo fare era offrirvi un punto di vista: se vuole scrivere romanzi, la donna deve avere del denaro e una stanza tutta per sé”: nel 1928 Virginia Woolf, donna di rara sensibilità e intelligenza, diede un ulteriore scossone di coraggio e perseveranza attraverso riflessioni sull’universo femminile con il saggio Una stanza tutta per sé, ancora oggi manifesto sulla condizione della donna, sulla sua secolare esclusione dalla scrittura e la sua passione per la letteratura.

 

 

Luca Biscontini