Stasera in tv su TV 2000 alle 21,10 Mississippi Burning – Le radici dell’odio, un film del 1988, diretto da Alan Parker e interpretato da Gene Hackman, Willem Dafoe e Frances McDormand, ispirato all’assassinio degli attivisti per i diritti civili del Mississippi, avvenuto nella contea di Neshoba, Mississippi, nella notte tra il 21 e 22 Giugno 1964, da parte di un gruppo di delinquenti, capeggiati dal vicesceriffo e coperti dallo sceriffo. Il film ha vinto un premio Oscar per la miglior fotografia (Peter Biziou) e Gene Hackman si è aggiudicato l’Orso d’Argento al Festival di Berlino per il miglior attore protagonista.
Trama
Estate del 1964 in un piccolo centro dello stato del Mississippi. Due agenti dell’Fbi indagano sulla misteriosa scomparsa di tre attivisti del movimento per i diritti civili: due ebrei bianchi e un nero. Il detective Anderson è un duro ex sceriffo di quelle parti che conosce fin troppo bene vizi e pregiudizi del profondo Sud. Invece Alan Ward vorrebbe seguire alla lettera il regolamento del Bureau.
Questa sconvolgente vicenda, che si ispira a fatti realmente accaduti, propone una situazione drammatica purtroppo ancora attuale: la gravosa condizione di vita della popolazione nera nel sud degli Stati Uniti. Ne risulta una denuncia cruda e sincera dei mali più profondi e scottanti che attanagliano l’America: l’intolleranza e il razzismo. L’ambiente in cui i delitti sono perpetrati, il fanatismo dei membri del Ku Klux Klan, l’omertà dei bianchi e il rassegnato terrore delle vittime sono descritti con grande abilità e sconcertante realismo. Il film, oltre a fare una disamina precisa e ponderata sulle radici dell’odio di razza, mediante l’accurato disegno dei vari personaggi che animano la storia, riesce a evidenziare il motivo principale di questa ostilità insensata verso i neri. Con efficacia sono delineati i caratteri dei due agenti federali che, con i loro opposti comportamenti, tentano comunque di ottenere il trionfo della giustizia.
Tanti sono i meriti ascrivibili ad Alan Parker e a Chris Gerolmo, rispettivamente regista e sceneggiatore di questo Mississipi Burning. Il primo, quello più facilmente individuabile, è l’essere riusciti a raccontare una storia appassionante partendo da un fatto di cronaca -l’assassinio di tre attivisti nel 1964 in un paesino del Mississippi -, cosa mai facile. Poi, il film offre una panoramica su quelle che potevano essere le ragioni alla base del delitto (in questo senso il sottotitolo inventato dai distributori italiani è pertinente), indagine tutt’altro che semplice quando si trattano temi come il razzismo. Va dato merito a Parker per come ha saputo tenere a bada il suo innato istinto a mostrare scene ad effetto e la qualità del prodotto finale ne ha risentito positivamente.
Gene Hackman è monumentale, Willem Dafoe dà sostanza e la visione, seppur prevedibile nello sviluppo, riesce a catturare pienamente l’attenzione dello spettatore. Certo, non un film d’autore (alla regia Parker è sempre stato piuttosto discontinuo), ma una pellicola per un pubblico ampio, in grado di scuotere le coscienze. Dotato di un ottimo ritmo e di diversi elementi che lo rendono nel complesso riuscito.
Luca Biscontini
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