Stasera in tv su TV 2000 alle 21,15 Nodo alla gola (Rope), un film del 1948 diretto e prodotto da Alfred Hitchcock. Basato sulla medesima rappresentazione teatrale del 1929 di Patrick Hamilton, fu adattato da Hume Cronyn con la sceneggiatura di Arthur Laurents. Il film fu prodotto da Hitchcock e Sidney Bernstein come prima delle produzioni nella loro società Transatlantic Pictures. Per il regista britannico è il primo film in Technicolor ed è composto da dieci piani-sequenza, la maggior parte dei quali collegati tra loro in modo da apparire come un’unica ripresa. La trama è ispirata a un reale fatto di cronaca nera: l’omicidio di Bobby Franks, un ragazzino di 14 anni, assassinato da due studenti dell’Università di Chicago, Nathan Leopold e Richard Loeb. Nel ruolo dell’ex professore dei due assassini fu chiamato James Stewart, alla sua prima collaborazione con Hitchcock. L’ingaggio fu economicamente oneroso (il compenso ammontò a 300.000 dollari), ma la relazione col regista si rivelò così reciprocamente rispettosa e amichevole che l’attore partecipò successivamente ad altri tre suoi film. Con James Stewart, Farley Granger, John Dall, Constance Collier, Cedric Hardwicke.
Trama
Per dimostrare la teoria del “delitto perfetto”, Philip e Brandon uccidono l’amico David e ne nascondono il corpo in una cassapanca per liberarsene più tardi. Sta infatti per arrivare gente nell’elegante appartamento, tra cui i parenti e la fidanzata dello stesso David. La visita si svolge in un clima di tensione. Brandon fa discorsi strani, giustifica l’omicidio quando si tratti di eliminare persone “inferiori”. Uno degli invitati, Rupert Cadell, si insospettisce.
Girato unicamente, ad esclusione della panoramica iniziale, all’interno di una stanza ovvero il salotto dell’appartamento, Nodo alla Gola è famoso soprattutto per la scelta di Hitchcock di utilizzare un’unica sequenza senza tagli o stacchi di montaggio, per dare continuità all’azione e riprodurre così l’effetto teatrale della pièce originaria da cui il film è tratto. Tenendo conto che una bobina durava dieci minuti, Hitchcock, per non effettuare cambi di sequenza e tagli, fu costretto ad inventarsi un’interessante escamotage: l’inquadratura in primissimo delle giacche scure dei personaggi, in modo che l’effetto oscurità potesse consentire il cambio della bobina.
Al di là di queste sperimentazioni, Nodo alla gola rimane un’opera importante della filmografia hitchcockiana. Qui, più che in altri film, il regista inglese infarcisce la trama di tematiche filosofiche, quali la distinzione tra bene e male, la giustificazione dell’omicidio, la teoria nietzschiana del superuomo, fino a citare Hitler e il nazismo. Insomma, attraverso le parole dei protagonisti Hitchcock coinvolge lo spettatore in interessanti disquisizioni su temi etici fondamentali, senza farsi mancare momenti di humour nero e pura provocazione. Il film è costruito sui tre personaggi principali: Brandon e Philipp, gli amanti omicidi e il professor Cadell, loro mentore del liceo e loro fonte di ispirazione grazie alle sue teorie più estreme. Brandon appare sicuro di sé, convinto della finezza intellettuale della sua malvagità, della quale si compiace. Decide di uccidere per il gusto di farlo e perché, da ricco snob qual è, si arroga il diritto di decidere chi merita di esistere e chi no, convinto che l’omicidio è consentito solo a pochi eletti che sono in grado di compierlo. È lui l’ideatore della macabra festa sopra il cadavere dell’amico, è lui che si diverte a provocare e a mettere alla prova i suoi ospiti. Ma resta vittima dei suoi stessi artifici. L’amico Phillip, che Hitchcock lascia intuire possa essere anche il suo amante, è certamente più pavido e più preoccupato di farsi scoprire. Appare nel film quasi succube dell’amico-amante Brendon, tende a farsi più scrupoli, forse perché è moralmente più rigoroso e intergo del compagno. Sarà lui il primo a destare sospetti e a cedere.
Infine, il terzo lato del triangolo di protagonisti è rappresentato dal professor Cadell, fine conoscitore dell’animo umano, nonché artefice di teorie socialmente pericolose (“ l’omicidio è un arte”, sostiene, “e il privilegio di compierne uno, dovrebbe essere riservato a quei pochi individui che sono veramente superiori“). Anche Lui, come l’ex allievo Brendon, ama provocare, sia per il gusto di farlo, sia per mettere alla prova il proprio interlocutore. Appena ha dei sospetti sulla situazione che gli risulta poco chiara, capendo la complicità dei due amanti si rivolge all’anello debole della coppia: Phillip. Lo chiama a sé in disparte e lo tempesta di domande, fino a ottenere più di qualche indizio. Scoperto il terribile segreto dei due, Cadell si rende conto che è anche lui artefice involontario dell’omicidio, a causa delle sue teorie, che egli giudica solamente provocatorie, ma che si rivelano antisociali e perniciose. Cerca di discolparsi alla luce dei due assassini e per farlo li assicura alla giustizia, ma ciò non cancella le sue pesanti responsabilità, quale teorico e pensatore indiretto del misfatto.
Attorno a questi tre ruoli basilari ruotano tutti gli altri personaggi che riempiono la scena, ma che non sono messi là a caso. C’è chi rappresenta l’uomo medio della società americana, ricco e attaccato alle tradizioni, chi raffigura l’arrivista e scalatrice sociale, chi la vecchia arricchita e insopportabilmente logorroica, chi la semplice serva ingenua e obbediente. Tutti a comporre un quadro quasi perfetto della società contemporanea. Lo svolgersi della vicenda in tempo reale e l’assenza di musiche contribuiscono a dare al film un senso di suspense reale e palpabile, arricchito dall’abilità di condurre lo spettatore dalla parte dei due assassini: quasi si teme per loro e ci si spera che il delitto non venga scoperto, lasciandoli impuniti. Gli attori si muovono alla perfezione sulla scena, dando vita performance di ottimo livello, specialmente John Dall (Brendon) e Farley Granger (Phillip), diretto da Hitchcock anche in Strangers on a Train (Delitto per delitto – l’altro uomo) e James Stewart (Cadell) al primo film col maestro inglese.
Luca Biscontini
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