Stasera in tv su TV8 alle 21,30 Django Unchained, un film del 2012 scritto e diretto da Quentin Tarantino, con protagonisti Jamie Foxx, Christoph Waltz, Leonardo DiCaprio, Kerry Washington e Samuel L. Jackson. È un omaggio al film del 1966 Django diretto da Sergio Corbucci e interpretato da Franco Nero, che in questo film compare in un cameo. Con i suoi 165 minuti di durata complessiva, è il terzo film di Tarantino in ordine di durata, precedendo The Hateful Eight. Il film ottiene 5 candidature ai premi Oscar 2013, vincendone 2: Christoph Waltz si aggiudica il miglior attore non protagonista (il secondo dopo quello di Bastardi senza gloria) e Tarantino la miglior sceneggiatura originale, seconda statuetta dopo quella per Pulp Fiction nel 1995. Con Jamie Foxx, Christoph Waltz, Leonardo DiCaprio, Samuel L. Jackson, James Remar.
Trama
Nel sud degli Stati Uniti, due anni prima della guerra di secessione, lo schiavo nero Django (Jamie Foxx) è riuscito a riacquistare la sua libertà grazie a King Schultz (Christoph Waltz), un ex dentista tedesco trasformatosi in cacciatore di taglie, che gli fa da mentore e guida con la speranza che Django lo conduca fino ai pericolosi fratelli Brittle. Dopo aver imparato a destreggiarsi tra pistole e duelli, Django diventa a sua volta un ottimo cacciatore di taglie ma in testa continua ad avere un solo obiettivo da concretizzare a qualunque costo: riuscire a rintracciare la moglie e liberarla dalla schiavitù a cui la costringe Calvin Candie (Leonardo DiCaprio), il diabolico proprietario di alcune piantagioni nel Mississippi, dove gli schiavi vengono allenati per combattere l’uno contro l’altro per il puro divertimento del loro padrone.
L’appuntamento con il western era inevitabile per Quentin Tarantino e il risultato non delude le aspettative. Il regista ripesca il personaggio del pistolero cacciatore di taglie di una serie di spaghetti-western anni Sessanta inaugurata da Sergio Corbucci con Franco Nero protagonista, ma gli cambia il colore della pelle e si avventura nel territorio per lui inedito del pamphlet contro l’assurdità della schiavitù, sebbene speziato dalle consuete iniezioni di dialoghi ironici e strampalati, violenza sanguinolenta e sopra le righe, ibridazione di stili all’insegna del post-moderno (ma meno che nei primi film).
Nonostante i tocchi ironici, il discorso sulla schiavitù mantiene intatta una certa gravità di fondo e non scade mai nel banale, tanto che appare fuori luogo la presa di posizione di un regista come Spike Lee, che si è rifiutato di vederlo perché affrontava un argomento per lui “intoccabile”. Rispetto all’eccellente Bastardi senza gloria il ritmo appare un po’ più languido e le invenzioni registiche meno folgoranti, ma la vitalità del cinema di Tarantino, soprattutto a livello figurativo, resta decisamente superiore alla media. Buono l’apporto complessivo del cast: il protagonista Jamie Foxx ha un ruolo basato soprattutto sulla fisicità, che non gli consente particolari sottigliezze recitative; Christoph Waltz è sempre il geniale istrione che avevamo visto all’opera nei Bastardi, anche se il dottor King Schultz riprende un po’ troppo da vicino la logorrea e la perversa fascinazione del colonnello Landa; Leonardo Di Caprio è ottimo nel ruolo dello schiavista Clyde Candy, affettato nelle maniere ma realmente malvagio, e spiace vederlo ignorato per l’ennesima volta dall’Academy, sempre a vantaggio di Waltz che vince un secondo Oscar come non-protagonista; azzeccata e divertente anche la figura del maggiordomo nero razzista Samuel L. Jackson, sempre sull’orlo della parodia. Anche la sceneggiatura dello stesso Tarantino è stata premiata con l’Oscar, anche se il vero talento del regista si mostra soprattutto dietro la macchina da presa; nell’elaborata colonna sonora spicca, fra le altre, la canzone Ancora qui cantata da Elisa e scritta da Morricone sulla base del tema di C’era una volta in America.
Django Unchained si rivela operazione assai conforme alla precedente (Inglorious Basterds), con la quale forma un dittico ideale: anche in questo film il cinema si fa demiurgo della storia, flashback alterato dentro un gesto paradossale, di chi guarda al passato non per riprodurlo ma per trasfigurarlo.
Luca Biscontini
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