Stasera in tv Un giorno di ordinaria follia di Joel Schumacher, con Michael Douglas

Stasera in tv su Rai 4 alle 21,20 Un giorno di ordinaria follia, un film del 1993 diretto da Joel Schumacher. È stato presentato in concorso al 46° Festival di Cannes. Il titolo originale del film, Falling Down, fa riferimento alla perdita della ragione da parte di Foster ed è preso dal titolo della celebre filastrocca per bambini London Bridge is Falling Down. La sequenza iniziale richiama in molti aspetti e quasi ricalca nelle inquadrature l’inizio di di Federico Fellini. In ambedue i casi un uomo nella sua auto, bloccato dal traffico in un sottopasso, inizia a percepire l’intollerabilità di ciò che lo circonda, ma da lì in poi le due storie divergono nella forma di evasione: il mondo interiore e l’arte nel caso di Fellini, la violenza e la follia nel caso di Joel Schumacher. Con Michael Douglas, Robert Duvall, Barbara Hershey, Rachel Ticotin.

Trama
William Foster è incastrato in un ingorgo gigantesco e a Los Angeles fa caldo. Abbandona l’automobile per andare a telefonare alla moglie, dalla quale peraltro è divorziato, e per uno screzio col proprietario di un drugstore diventa violento al punto da sfasciare il locale. Da quel momento William non si ferma più: picchia chi trova e uccide chi gli capita a tiro.

“Allucinante escursione all’interno della psiche di un controverso e instabile personaggio, all’apparenza completamente pazzo ma che, in fondo in fondo, nasconde una logica sorprendente (tipica di ogni squilibrato che si rispetti). Joel Schumacher riesce a rappresentare la sottile linea che separa normalità e follia, eccedendo solo in parte a sensazionalismi gratuiti. Ottimo Michael Douglas nell’interpretare un personaggio dall’insaziabile sete di giustizia, in grado di sconvolgere con un semplice (ma allucinato) sguardo; meno convincente Robert Duvall nei panni del solito paladino della giustizia a stelle e strisce. Il punto di forza rimane la sceneggiatura secca e coinvolgente di Ebbe Roe Smith, capace di non perdersi in inutili divagazioni che avrebbero allentato la morsa della tensione. Presentato in concorso al Festival di Cannes”.
(LongTake)

“L’America raccontata da Schumacher in questo film cult è l’America a cavallo tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio degli anni Novanta. Un paese in cui le differenze sociali sono in drammatico aumento. Un paese in cui i mutamenti socioculturali – l’accettazione del divorzio, l’aumento dei single, con uno stile di vita non tradizionale, la maggiore visibilità degli omosessuali – aumenta il divario fra chi si sente ai margini di una cultura postmoderna e chi invece vi è pienamente integrato. Divaricazione che, più che a differenze di reddito e di occupazione, è riferibile a chi accetta i mutamenti in corso e chi li rifiuta. [..] Un film piccolo capolavoro spesso sottostimato con un’interpretazione straordinaria di Michael Douglas. La sua camicia bianca a maniche corte, la cravatta nera e la ventiquattr’ore sono diventate iconiche tanto da ispirare Matt Groening per un personaggio dei Simpsons, Frank Grimes, simbolo di un uomo mite e onesto che le ingiustizie della vita rendono folle”.
(Roberta Lamonica, Re-movies)

“Ottimo stile cinematografico, asciutto e incalzante. Protagonista magistralmente interpretato da Douglas, qui forse ai vertici delle sue capacità interpretative, e affiancato da partner eccellenti come Duvall e la Hershey.”
(Segnalazioni Cinematografiche)

 

 

Luca Biscontini