Stasera in tv Una gita scolastica di Pupi Avati, con Carlo Delle Piane

Stasera in tv su Rai Storia alle 21,10 Una gita scolastica, un film del 1983, diretto da Pupi Avati. Selezionato in concorso per la 40ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, si aggiudicò il Premio Pasinetti per il migliore attore (Carlo Delle Piane). Prodotto da Antonio Avati, scritto e sceneggiato da Antonio e Pupi Avati, con la fotografia di Pasquale Rachini, il montaggio di Amedeo Salfa, le scenografie di Giancarlo Basili, Annalisa Cecchini e Leonardo Scarpa e le musiche di Riz Ortolani, Una gita scolastica è interpretato da Carlo Delle Piane, Tiziana Pini, Rossana Casale, Lidia Broccolino, Giancarlo Torri, Nik Novecento. Il film vinse cinque Nastri d’Argento (Regista del miglior film a Pupi Avati, Migliore soggetto a Pupi Avati, Antonio Avati, Miglior attore protagonista a Carlo Delle Piane, Migliore attrice esordiente a Lidia Broccolino, Migliore colonna sonora a Riz Ortolani) e un Globo d’Oro (Miglior attore rivelazione a Carlo Delle Piane).

Trama
Un’anziana signora rievoca il più bel ricordo della sua vita: una gita scolastica a piedi da Bologna a Firenze, attraverso gli Appennini, alla vigilia dell’esame di maturità. I trenta ragazzi sono accompagnati dall’insegnante di lettere e da quella di disegno. Quest’ultima avrà un’avventura con uno degli alunni. Ma il professore, innamorato di lei, la difenderà dallo scandalo.

Una gita scolastica non è un film triste, perchè ha tanti momenti ameni e le canzoni e i coretti (musiche melodiose di Ortolani, parole di Jaja Fiastri) ne accentuano le movenze argute: semmai è, insieme, accorato e fiducioso. La sua musa gentile è il brivido di un’età, che può essere oggi e tornare domani, in cui si crede alle magie dell’aurora, alle promesse dei crocevia. Un vero gioiello del cinema italiano, pervaso da una delicata vena poetica; l’oniricità dell’insieme, la fluidità irreale e gioconda, l’aura di sogno luminoso e anche un’ombra di lieve tristezza contornano le immagini generando un’opera di mozartiana semplicità e perfezione.”
(Segnocinema)

Una gita scolastica si propone come riflessione ricca e coerente sulla memoria. Il meccanismo narrativo della rievocazione personale è innescato dal ritrovamento di una foto di classe, scattata durante la gita. L’approccio nostalgico della persona che ricorda è legittimato dal fatto che la donna può solo guardare indietro, avendo poco da vivere, e si sofferma, com’è logico, sul suo passato di “incanto”. La grande sfida dell’opera è far rientrare questa complessa tematica all’interno di una narrazione semplice e uno stile trasparente, tenendo conto della distanza tra i fatti ricordati e quelli verosimilmente accaduti (pur all’interno di un universo di finzione). Come afferma Giulio Cattivelli la dimensione del ricordo giustifica “le licenze fantastiche, le sfocature, gli anacronismi tipici di Avati che travisa e deforma aspetti di vita italiana ben noti nella storia del costume e sul piano del semplice buonsenso”. Ciò a cui Cattivelli allude è una certa lascivia di atteggiamenti e una libertà di comportamento che difficilmente potevano essere accettate nell’Italia del 1914. È altrettanto vero, però, che il film mette a tema proprio i conflitti tra desiderio e vita quotidiana in una società tradizionalista”.
(Leonardo Cabrini, Mediacritica, 24 Luglio 2021)

 

Luca Biscontini