Stasera in tv Will Hunting – Genio ribelle di Gus Van Sant

Stasera in tv su Paramount Network alle 21,10 Will Hunting – Genio ribelle, un film del 1997 diretto da Gus Van Sant. Ai Premi Oscar del 1998 ha trionfato nelle categorie migliore sceneggiatura originale (Matt Damon e Ben Affleck) e miglior attore non protagonista (Robin Williams). Il film è dedicato alla memoria del poeta Allen Ginsberg e dello scrittore William S. Burroughs, entrambi morti nel 1997. La pellicola incassò 138 milioni dollari in Nord America e 87 milioni nel resto del mondo, per una somma totale di 225, a fronte di un budget di 10 milioni. Con Robin Williams, Matt Damon, Stellan Skarsgård, Minnie Driver, Ben Affleck.

Trama
Will è un orfano che ha alle spalle una vita difficile di violenze, si guadagna da vivere facendo lo sguattero al Mit e viene scoperto a risolvere complicati teoremi matematici. Egli infatti ha una memoria prodigiosa e una geniale propensione per la matematica, così il professore Lambeau decide di affidarlo alle cure di Sean McGuire, un amico psicologo.

“A spiccare nel film, e a costituire un motivo che lo caratterizza interamente, è la marginalità del personaggio di Will Hunting. Nato in un quartiere nella zona sud di Boston, egli vive in uno squallido appartamento di periferia. Nel suo passato c’è una traumatica esperienza di abusi e maltrattamenti, subiti da parte del patrigno al tempo in cui era bambino, che condizionano pesantemente la sua attività sentimentale e affettiva. Una condizione di evidente povertà materiale lo costringe a lavorare come uomo delle pulizie. Le stesse amicizie di Will si collocano nel contesto di periferia in cui egli è nato e cresciuto. Tuttavia Will è ben diverso dal proletario bostoniano medio che solitamente è abituato a frequentare, come dimostra ben presto, in particolare nei contenuti dei monologhi che si concede in pubblico. Nel film si registra dunque una sorta di differenza tra diversi, in cui il protagonista si distingue con evidenza dagli altri appartenenti al suo gruppo. Will, infatti, è appassionato di lettura e assimila perfettamente e ricorda in maniera infallibile ogni cosa che legge; inoltre risolve senza fatica i più ardui problemi di matematica. Si distacca, insomma, non soltanto dai giovani del suo ambiente, ma anche dagli esponenti di classi più agiate e fortunate.

Sulla base della sua complessa diversità, Will diventa l’oggetto della contesa tra adulti. E precisamente una sorta di catalizzatore che fa emergere il rapporto tra le speranze della giovinezza e gli approdi della vita adulta, come nel caso di Lambeau, grande speranza della matematica in gioventù, il cui posto di insegnante al MIT è il segno di una specie di fallimento, o comunque di una promessa non mantenuta fino in fondo. A fare da collante tra il mondo dei giovani e quello degli adulti c’è una figura che, per le sue caratteristiche, si colloca un po’ a metà tra le due condizioni. Si tratta dello psicanalista Sean McGuire, nato nello stesso quartiere di Will, il medico che per il protagonista finisce per assumere la funzione di educatore, con il compito di consigliare il ragazzo nelle scelte decisive per il suo futuro. La funzione di McGuire, infatti, non è tanto quella di curare il disagio psichico di chi ha alle spalle un passato orribile di bambino seviziato, quanto piuttosto di innescare o di assecondare il processo di liberazione che chiunque ha il diritto e il dovere di attuare con se stesso. Il viaggio finale di Will verso la California, ispirato dall’amore, rappresenta la disponibilità verso il futuro nello scrivere la propria vita in prima persona. Al di là delle sue straordinarie capacità intellettuali, Will Hunting è dunque un genio perché è disposto a rinunciare a privilegi straordinari pur di non farsi intrappolare e stritolare dai meccanismi del sistema. E tantomeno da un’attività sottoposta al controllo del governo americano, così come gli è stato proposto. Vedi la requisitoria, caratterizzata da una lucida e spietata capacità di analisi, di evidente ispirazione politica, fatta dal protagonista intorno all’eventuale cessione del suo cervello allo stato. Come altri personaggi nel film, quali Skylar o Sean McGuire, Will sceglie il percorso meno facile.

Il film è pieno di storielle e racconti. Sembra, infatti, che tutti i personaggi del film nascondano la loro più intima verità nella forma di queste brevi narrazioni. Solo per mezzo di queste essi riescono a stabilire una profonda comunicazione con gli altri. Nel momento in cui Skylar si apre in modo totale a Will diventa, infatti, subito totalmente vulnerabile e viene rifiutata dal suo boyfriend. Per i personaggi del film non c’è mai posto per la diretta rivelazione di se stessi”.

(Umberto Mosca, Aiace Torino)

 

 

Luca Biscontini