Stasera in tv Zeder di Pupi Avati

Stasera in tv su Rai 4 alle 23,30 Zeder, un film del 1983 diretto da Pupi Avati. La pellicola, con protagonisti Gabriele Lavia e Anne Canovas, è un horror fantascientifico sceneggiato dallo stesso regista con il fratello Antonio e Maurizio Costanzo. Prodotto da Antonio Avati, Gianni Minervini ed Enea Ferrario, con il soggetto e la sceneggiatura di Pupi Avati, Maurizio Costanzo e Antonio Avati, la fotografia di Franco Delli Colli, il montaggio di Amedeo Salfa, le scenografie di Giancarlo Basili e Leonardo Scarpa e le musiche di Riz Ortolani, Zeder è interpretato da Aldo Sassi, Alessandro Partexano, Anne Canovas, Bob Tonelli, Cesare Barbetti, Gabriele Lavia, Paola Tanziani, Veronica Moriconi. Il film è stato presentato in anteprima nel Luglio 1983 al Mystfest di Cattolica riscuotendo grande successo di pubblico e di critica e a Torino il 10 Agosto 1983, durante una rassegna estiva della produzione Gaumont avvenuta nel cortile di Palazzo Reale.

Trama
Dai misteriosi “terreni k”, i morti possono tornare in vita e tentare di trascinare con sé i vivi chiamandoli a condividere un’esistenza terribile e orripilante. La scienza, e, soprattutto, un giovane scrittore bolognese (Lavia), indagano sul preoccupante fenomeno. Ma a volte la curiosità può risultare fatale.

“Oltre a La casa dalle finestre che ridono (1976) – da molti ritenuto un capolavoro del genere e l’interessante Tutti defunti… tranne i morti (1977) – curioso miscuglio di atmosfere orrorifiche e humour nero –, Avati ha realizzato Zeder (1983), anomala incursione nel cinema di zombi, percorrendo una strada diversa rispetto al collega Lucio Fulci. Nelle assolate e tranquille terre dell’Emilia-Romagna uno scrittore riceve in regalo dalla moglie una macchina da scrivere appartenente ad un ex sacerdote. L’oggetto in questione “custodisce” il testo di due lettere scritte in precedenza e legate agli esperimenti sui terreni K che, secondo una teoria formulata da un certo Paolo Zeder, sono in grado di riportare in vita i morti. Inevitabilmente, lo scrittore è spinto ad indagare. Sebbene non all’altezza di La casa dalle finestre che ridono, Zeder condivide con esso la stessa ambientazione e la tipica struttura – di derivazione argentiana – dell’indagine condotta da un uomo comune che si ritrova casualmente nel bel mezzo di un mistero. Anche se la trama risulta a tratti lacunosa, presentando eventi alquanto inspiegabili, il film trae forza dall’avvincente atmosfera da brivido creata grazie al sapiente connubio tra la familiarità dell’ambientazione e la straordinarietà dell’elemento orrorifico, quest’ultimo legato alla misteriosa quanto fantascientifica teoria dei terreni K. Pupi Avati rinuncia a spargere il film di effetti gore preferendo giocare sull’atmosfera, riprendendo luoghi vasti e inanimati, percorsi dai soli protagonisti (lo scrittore e sua moglie) e da pochi altri sinistri personaggi. Di conseguenza la pellicola si pervade di un incessante e imminente senso di pericolo. Zeder, se da un lato è classificabile come un film di zombi, dall’altro mette da parte le orde di morti viventi dei film romeriani e lo stesso finale risulta inconsueto con il protagonista che, ormai solo e impotente di fronte ai singolari avvenimenti a cui ha assistito, è costretto a tentare un’ultima mossa rischiosa. Ma come ne La casa dalle finestre che ridono nulla è definitivamente risolto”.
(Alex Tribelli, Mediacritica, 20 Settembre 2014)

 

 

Luca Biscontini