Stato di ebbrezza: storia di dipendenza

In Stato di ebbrezza Maria Rossi (Francesca Inaudi) è una giovane donna che ha un dono: sa far ridere, così si scopre cabarettista. Mentre il suo successo da regionale diviene nazionale e le nottate in giro per i palchi di cabaret si accavallano con le interviste, Maria riceve un colpo durissimo vedendo morire l’amata madre, facendo sfumare quella felicità che aveva provato sino a pochi istanti prima. Anche il padre, Luigi Rossi (Andrea Roncato), cambia dopo aver perso la sua “morosa”, divenendo incapace di arginare la crescente dipendenza della figlia. Il fratello Renato (Fabio Troiano) sembra l’unico in grado di superare (come è giusto che sia) il lutto e andare avanti con la sua vita, e Maria, che abita ancora con il padre, vede ogni cosa sfuggirle di mano e cade nella spirale dell’alcolismo.

Dopo diversi incidenti sul palco e troppi spettacoli interrotti, la sua vita di cabarettista è pericolosamente in bilico. L’ennesimo incidente stradale, non grave, la porta ad essere internata in una struttura predisposta alla cura delle dipendenze. Costretta dal TSO, Maria deve affrontare i suoi demoni e subire quelli degli altri ricoverati.

All’interno della struttura incontriamo Beatrice (Elisabetta Pellini), una ninfomane disposta a tutto per un amplesso, incapace di gestire la propria sessualità; Luisa (Melania Dalla Costa), che vive con l’eterna angoscia di perdere l’amata figlia; Lidia (Antonia Truppo), che pulisce in maniera compulsiva, per pulire la sua stessa coscienza; la dottoressa Brizzi (Emanuela Grimalda), psichiatra degli ospiti presenti in struttura, che cerca di tirare i fili di un groviglio di dipendenze disparate tra di loro, ma tutte collegate da una profonda infelicità e dall’incapacità di saper guardare oltre un dolore che le ha lacerate nel profondo, lasciandole con l’animo devastato.

Maria Rossi, quella vera, ha partecipato alla stesura dello script, affiancando il regista Luca Biglione e la sceneggiatrice Maddalena De Panfilis, per ricostruire i quarantacinque giorni che lei trascorse all’interno del centro. Giorni che non furono il punto di arrivo, ma di partenza, perché, come la stessa Rossi ha dichiarato, la sua dipendenza è difficile da curare, poiché una volta usciti da quella struttura ovattata, da quel mondo protetto, i bar sono sempre aperti. Solo con determinazione e forza di volontà lei è riuscita a vincere, giorno dopo giorno, la sua battaglia contro l’alcolismo.

Ooltre alla tematica interessante e al fatto di essere un piccolo lavoro indipendente, Stato di ebbrezza non ha grandi punti di forza. Non appassiona e non coinvolge lo spettatore, qualche battuta strappa il sorriso, ma nulla di più.

Inevitabile è il confronto con Ragazze interrotte (1999) di James Mangold, non per altro, ma per il tema trattato. Per il resto, non riesce nell’impresa di creare la stessa atmosfera del film di Mangold, forse anche per la mancanza di attrici incisive come Winona Ryder e Whoopi Goldberg.

 

 

Mara Carlesi