Stefano Simone: “Vi racconto il mio cinema”

Stefano Simone nasce a Manfredonia il 9 febbraio 1986. La sua indole ed un’innata passione lo portano dietro la macchina da presa già all’età di 13 anni.

È un giovane cineasta indipendente che lavora dal primo decennio del duemila. Ha iniziato con svariati cortometraggi e mediometraggi, fino ad arrivare al suo primo lungometraggio, “Una vita nel mistero “del 2010, che può essere definito un dramma religioso con sfumature di thriller paranormale.  In pochi anni ha collezionato una filmografia molto corposa ed è tuttora uno dei più attivi nel panorama del cinema indipendente del sud Italia. Ha attraversato diversi generi, passando dall’horror al dramma al thriller. Ho conosciuto Stefano Simone attraverso i suoi film ed intervistando due delle sue attrici, Rosa Fariello e Natalie la Torre.  Sono rimasta molto colpita dal mediometraggio di 42 minuti “Il passaggio segreto” (2020), un thriller soprannaturale che omaggia il cinema di Peter Weir, nel quale sono splendidamente rappresentate le nostre paure e le spinte verso l’ignoto che porta ognuno di noi su sentieri diversi. Un altro film che mi è rimasto nel cuore è “Cattive storie di provincia” (2019) nel quale il regista mostra come individui più deboli o insoddisfatti o comunque emarginati dall’ambiente che li circonda possano far emergere il proprio lato oscuro o addirittura compiere azioni estreme. Uno dei film più amati da pubblico, critica e dal regista stesso è “Fuoco e fumo” del 2017. Si tratta di un’opera sceneggiata dal padre del regista insegnante ora in pensione, con un linguaggio narrativo di thriller-noir, che affronta il dramma del bullismo ed è sicuramente un tassello fondamentale della filmografia del regista. Stefano Simone è un uomo dalle idee molto chiare. Ascoltandolo comprendi immediatamente quali siano gli obiettivi che vuole raggiungere. La sua ampia cinematografia è in parte racchiusa dalla citazione del grande è molto amato da Stefano Steven Spielberg: “Ho sempre lavorato di fretta con entusiasmo ed energia. Se non lavoro velocemente, se mi concentro troppo nei dettagli, perdo la visione d’insieme”.

Il suo ultimo film “Bandiere e Primavere” è stato presentato a Montecitorio alla camera dei deputati in conferenza stampa.

Molti dei tuoi film iniziano con un personaggio che cammina su una strada. Quest’immagine ha per te un significato particolare?

Non proprio, a me piace molto relazionare i personaggi con l’ambiente circostante: una buona gestione dello spazio credo sia il punto di partenza per catturare l’interesse del pubblico, in quanto si definiscono subito le coordinate geografiche dell’azione. Dunque, far vedere di tanto in tanto i personaggi che camminano trovo sia un modo interessante per raccontare una sorta di storia nella storia, mettendo appunto in evidenza il loro rapporto con il luogo; non a caso, la “deambulazione” è un espediente narrativo inventato dai registi della nouvelle vague. Inoltre, in alcuni miei film, il rapporto tra personaggi e luogo è il fulcro del plot: IL PASSAGGIO SEGRETO e L’UOMO COL CILINDRO basano proprio su ciò il vero motivo di interesse, oltre a tematiche di altro tipo come il potere della suggestione.

Quali sono le difficoltà che incontri nella fase di progettazione e di in quella di realizzazione di un film?

Ogni film, sia in fase di pre-produzione che di riprese, presenta difficoltà di vario tipo: l’abilità di un regista consiste anche e soprattutto nel saper prendere subito la giusta decisione alternativa nel momento in cui qualcosa non giri come previsto. Se i tuoi collaboratori ti vedono sicuro e deciso avranno sempre stima e rispetto nei tuoi confronti; nel manuale di un bravo regista il “ci penso” non è concepito.

Avere privilegiato il cinema indipendente è stata più una scelta o una necessità?

Onestamente non mi sono mai posto questo tipo di dilemma; per quanto mi riguarda, cinema indipendente fatto con niente e cinema multimilionario sono la stessa cosa, in un certo senso. Cambia solo il contesto produttivo e l’ambito di pertinenza in cui un regista si trova ad operare. In ogni modo, sono certamente un indipendente: ho sempre fatto film in completa autonomia e con poch(issim)i soldi, pur quando ho lavorato su commissione. Ma il mio approccio non cambierebbe di una virgola se lavorassi per una major hollywoodiana.

Nelle tue opere hai toccato molte tematiche, dal bullismo al dramma religioso ai diritti dei lavoratori etc. Cosa ti guida nella scelta?

L’istinto e il più delle volte la voglia di mettermi in gioco ed affrontare argomenti talvolta lontani dalle mie corde naturali. Personalmente, inoltre, mi piace spaziare da un genere all’altro, mi annoierei tantissimo se facessi sempre film dello stesso tipo. In più, cerco di adattare il mio stile a quello del film: non mi piace ripetermi, nemmeno stilisticamente.

Qual è stato il film che ti ha creato maggiori difficoltà e quale maggiori soddisfazioni?

Non ho mai trovato difficoltà particolari, cerco sempre di prevenire i problemi: BANDIERE E PRIMAVERE è stata la lavorazione più lunga e complessa di tutta la mia filmografia ed è stato girato per l’80% in zona rossa, però è andato sempre tutto liscio. Ogni mio film mi ha dato sempre belle soddisfazioni: quello di gran lunga più visto, al momento, è FUOCO E FUMO, un piccolo film sul bullismo realizzato con gli studenti dell’Ite “Toniolo” di Manfredonia e che mai nessuno avrebbe pensato che potesse avere una tale visibilità. A breve uscirà finalmente anche all’estero.

Se avessi la possibilità di parlare con un grande produttore che tipo di progetto proporresti?

Di un film postbellico basato su una storia vera che vorrei tanto realizzare. Prima o poi ci riuscirò.

Una domanda che faccio sempre, ma che fatta a te assume una forza maggiore. Cosa c’è dentro di te oggi del bambino di ieri?

Sono un bambino di 35 anni, conservo l’entusiasmo e l’energia tipiche dell’età infantile. Ho davvero la sindrome di Peter Pan! E ne vado orgoglioso.

Nel film “Cattive storie di provincia” ho trovato dialoghi molto avvincenti, dai quali emerge la difficoltà dell’uomo a rapportarsi con l’ambiente circostante. Quanto ti appartiene questo argomento?

CATTIVE STORIE DI PROVINCIA è tratto da una serie di racconti di Gordiano Lupi contenuti nell’omonima antologia: la tematica è presa pari pari da queste storie. Quando poi ho scritto la sceneggiatura, ci ho messo molto del mio e nei dialoghi ho inserito tante affermazioni ascoltate con le mie orecchie nel corso degli anni: affermazioni, chiaramente, fatte da gente con mentalità estremamente chiusa e circoscritta in un raggio d’azione decisamente piccolo

Mi racconti in sequenza le emozioni che hai provato quando sei entrato nella Camera dei Deputati, si sono spente le luci per seguire la programmazione del tuo film “Bandiere e Primavere” fino agli applausi ricevuti?

Rettifico solo una cosa: BANDIERE E PRIMAVERE è stato solo presentato in conferenza stampa a Montecitorio. Purtroppo, causa Covid, la proiezione è rimandata a settembre/ottobre. Per il resto, è stata un’esperienza incredibile ed ancora adesso faccio fatica a trovare le parole per esprimere le emozioni che ho provato durante quegli indimenticabili 60′.

Ho notato che nelle tue opere ci sono molto spesso citazione di maestri del cinema. Quanto hanno rappresentato per te?

Beh, credo che ogni regista inserisca nei suoi film e talvolta anche involontariamente delle tecniche apprese dai suoi maestri. Il regista che mi ha segnato sin da piccolo, nonché il mio preferito, è Steven Spielberg: in ogni mio film c’è sempre qualcosa di suo. Sempre! Inoltre studio molto il suo modo di lavorare e di gestire la troupe.

Uno tra questi maestri è Peter Weir che tu hai omaggiato con “Il passaggio segreto” . Perché è stato così importante per te?

IL PASSAGGIO SEGRETO prende spunto da un evento che mi è capitato trasversalmente quando ero piccolo e, nel momento in cui ho deciso di realizzare il film, mi è venuto subito in mente PICNIC AD HANGING ROCK, per cui ho ripassato per filo e per segno questo Capolavoro di Peter Weir prima di girare il mio film. E credo lo si noti subito.

Come valuti la situazione attuale del cinema italiano?

Decisamente meglio di quanto facciano credere tanti altri.

Quali potrebbero essere progetti innovativi per il cinema indipendente?

Credo che uno dei problemi del cinema indie italiano, specie in quello di genere, è che molto spesso i registi hanno l’ossessione di voler stupire con cose che vorrebbero essere a tutti i costi rivoluzionarie e/o innovative. E il più delle volte, ovviamente, i risultati sono assai deludenti, anche perché, al contrario delle intenzioni, vengono prodotte opere assai derivative e prive di qualsiasi novità. Se ci si limitasse a raccontare storie di cui si sente realmente la necessità e lo si facesse con approccio umile e sincero, allora credo davvero possa innescarsi quel quid che porti ad una vera ed invisibile rivoluzione.

Prima di salutarci ci rendi partecipi dei tuoi futuri progetti?

In autunno girerò il mio nuovo film AURORA’S MIND, un nuovo film su commissione, un thriller psicologico con venature paranormali. Dopo di che, spero davvero di realizzare il film postbellico di cui accennavo prima. E c’è anche da terminare la trilogia del mistero iniziata con IL PASSAGGIO SEGRETO e L’UOMO COL CILINDRO.

Grazie per essere stato con noi e averci dato la possibilità di conoscerti un po’ più a fondo.  Come saluteresti i nostri lettori scegliendo eventualmente il titolo di in film?

Non saprei, per cui mi limito a salutarvi con il più classico dei “ciao a tutti!”

Corinna Ivaldi

 

Filmografia:

” Il delitto di classe ” (1999) (short);

“Fear-paura” (2000);

“Madre delle Tenebre” (2001);

“Gli occhi del teschio”(2001);

“Il gatto nero dalle grinfie di sciabola” (2005) (short);

“Istinto omicida” (2006);

“Infatuazione” (2006) (short);

“L’uomo vestito di nero” (2007) (short);

“Lo storpio” (2007) (short);

“Contratto per vendetta” (2008) (short);

“Kenneth” (2008) (short);

“Cappuccetto Rosso” (2009);

“Una vita nel mistero” (2010);

“Unfacebook” (2011);

“Sophia” (2012) (short);

“Weekend tra amici” (2013);

“Gli scacchi della vita” (2014);

“Il mio amico Peppe Zullo” (2016);

“L’organo a canne di Santa Chiara” (2016) (short);

“Filo d’Arianna” (2016) (short);

“L’ulivo” (2016) (short);

“Fuoco e fumo” (2017);

“Click e pago” (2017) (short);

“Il cielo sopra Piombino” (2017);

“Una rosa blu” (2018) (short);

“L’accordo” (2018);

“A porte aperte” (2018) (short);

“Abstraction” (2019) (short);

“Più forte della morte è l’amore” (2019) (short);

“Cattive storie di provincia” (2019);

“Il passaggio segreto” (2020);

“L’uomo col cilindro” (2020);

“Bandiere e primavere” (2021).

 

Videografia:

“Sms – Su Facebook” (2011);

“Madrea – Aria” (2013);

“Ciro Famiglietti – Dentro di te” (2014);

“Ciro Famiglietti – Kurt” (2015);

“Idea – Io vorrei” (2015);

“Aury – Desires” (2015);

“Ciro Famiglietti – Lasciami stare” (2015)

“Ciro Famiglietti – Sogni infranti” (2017);

“Gee Melo – Clichè” (2019).

 

Spot pubblicitari:

“Lo stile e la passione per il make up” (2016);

“Presentazione A.S.D. Volley Manfredonia” (2016);

“Shine like a star” (2019);

“Questione di principio” (2019).

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