STORIA DEL CINEMA DI FANTASCIENZA: “ASSALTO ALLA TERRA”

Uno dei film di fantascienza più tipicamente “anni ‘50” di sempre. Quello degli animali giganteschi o ingigantiti era un tema molto ricorrente all’epoca, e questo film è sicuramente uno dei più memorabili.
Indagando su un misterioso incidente (una roulotte sfondata, una bambina in stato di shock e i suoi genitori spariti nel nulla) il sergente di polizia Ben Patterson (James Whitmore) e l’agente dell’FBI Grahams (James Arness), con l’aiuto di un importante mirmicologo (uno studioso di formiche, interpretato da Edmund Gwenn) scoprono una sconvolgente realtà: gli esperimenti nucleari svolti nel deserto, con il loro carico di radioattività, hanno creato una razza di formiche gigantesche, lunghe più di quattro metri.

Viene coinvolto anche un generale dell’esercito e vengono prese tutte le misure necessarie per distruggere il nido dei mostruosi insetti mantenendo però il più assoluto segreto sulla vicenda. Purtroppo però il nido non è stato scoperto abbastanza rapidamente, e due formiche regine hanno fatto in tempo a lasciare il nido per andare a crearne altri due in qualche parte dell’America… e occorre trovarli velocemente.
Per quanto la premessa sia decisamente irrealistica (formiche di quelle dimensioni non potrebbero esistere perché la loro struttura fisica non reggerebbe il peso) il film però funziona perfettamente: i personaggi sono azzeccati e ben interpretati (forse il più “debole” è l’agente Grahams), la regia è ottima (Gordon Douglas), e gli effetti speciali sono più che dignitosi considerando l’epoca (1954).


Gli attori sono tutti volti noti. James Whitmore diversi anni dopo interpretò una serie conosciuta anche in Italia, “Tony e il professore” insieme al nostro Enzo Cerusico; James Arness era nientemeno che la “cosa” in persona in “La cosa da un altro mondo”, e divenne celebre anni dopo nella serie televisiva “La conquista del west”; Edmund Gwenn è apparso in ben quattro film di Alfred Hitchcock tra cui “La congiura degli innocenti” girato l’anno successivo. Da segnalare anche Joan Weldon nel ruolo di Patrizia, la figlia dello scienziato.


Ma la storia di “Assalto alla Terra” non finisce qui. Non tutti sanno, o ricordano, che “Assalto alla Terra” ebbe un curioso revival negli anni ’90 sotto forma… di videogame.
Infatti nel 1989 la “Cinemaware” (casa di software specializzata in videogames ispirati al cinema) uscì con un gioco intitolato “It came from the desert”, che grosso modo prendeva spunto proprio da “Assalto alla Terra”.
Tecnicamente era un gioco “strategico”, nel senso che occorreva prendere decisioni a seconda delle quali la storia poteva prendere una direzione piuttosto che un’altra, e potevano esserci percorsi differenti per arrivare al successo o al fallimento.
Il gioco era persino ambientato negli anni ’50. Il protagonista è un geologo che si trova in una piccola cittadina nel deserto americano (ambientazione caratteristica della fantascienza di quei tempi) per studiare il luogo di impatto di un meteorite. Studiando i vari campioni di roccia scopre che uno di essi è radioattivo. Si reca quindi sul luogo del ritrovamento e con grande stupore si trova a dover fronteggiare una formica gigantesca…
Il nostro (cioè il giocatore) si trova quindi a dover chiamare le autorità, ma lo sceriffo ha le mani legate perché solo il sindaco può chiamare l’esercito, e il sindaco manifesta stizzita incredulità essendo più interessato a organizzare la festa del paese…
A questo punto occorre raccogliere prove dell’esistenza dei mostri (ne servono almeno quattro), fortunatamente c’è un professore universitario collaborativo che si presta ad analizzare i campioni trovati sul posto e a formulare ipotesi sul fenomeno. C’è anche un piccolo aeroporto diretto da un tizio folcloristico che, parlando un inglese molto stentato, è disponibile a prestarci un piccolo aereo per cercare il nido dei formiconi.
Detto così sembra facile, ma…


Intanto il tempo è tiranno: ogni nostro spostamento (abbiamo una mappa del villaggio dove cliccare la destinazione prescelta) costa una certa quantità di tempo;
parte del tempo serve per dormire: se la notte non riposiamo crolliamo per la fatica e finiamo all’ospedale;
c’è inoltre una banda di teppisti locali che in modo inaspettato può apparire sulla nostra strada rischiando un incidente con il famoso gioco del “pollo” (ovvero vince l’ultimo che si butta di lato prima che avvenga un frontale);
c’è anche una bella ragazza scampata miracolosamente alle formiche (a differenza, ahimé, della sua amica) che vuole sedurci (lusinghiero, ma c’è sempre poco tempo…);
tutto questo, ovviamente, ammesso di riuscire a sfuggire alle formiche ogni volta che le incontriamo.
Se tutto va per il verso giusto, alla fine il sindaco chiama l’esercito: mentre la battaglia con i formiconi infuria, possiamo noi stessi prendere i comandi di un carro armato e farci largo in mezzo a quelle bestiacce per raggiungere l’apertura del nido. Scendendo nel nido (a piedi però) armati di lanciafiamme possiamo raggiungere la camera della regina e mettere una bella bomba: la regina salta per aria con tutte le uova e il pericolo è cessato.


Come detto, il gioco è strategico ma contiene diverse sequenze arcade:
il combattimento con i formiconi;
il pilotaggio dell’aereo per individuare il nido (e non è proprio facile, bisogna dosare il motore e il carburante);
l’incontro-scontro con l’auto dei teppisti che cerca di venirci addosso;
il duello al coltello con il capo dei teppisti che si “allarga” un po’ troppo (o anche con il capo di una specie di loggia massonica locale, altro elemento di disturbo);
e quella che forse è la sequenza più esilarante, ovvero la fuga dall’ospedale: infatti in mezzo a tanti pericoli c’è sempre il rischio di restare feriti e venire ricoverati per alcuni giorni, e dato che il tempo stringe l’unica possibilità è fuggire. Quindi, con un commento musicale adeguato (parentesi: tutto il gioco ha un commento musicale da antologia) vediamo il nostro fuggire in pigiama inseguito da medici e infermiere che gli gridano dietro, costringendolo a nascondersi sotto tavoli e letti e a rubare una sedia a rotelle per essere più veloce… in caso di fallimento, sarà costretto a subire il ricovero perdendo almeno tre giorni preziosi.
Il gioco ebbe anche un seguito: nel 1990 uscì “Antheads – It came from the desert II”, dove un nuovo personaggio deve fronteggiare una seconda formica regina scampata alla precedente distruzione, che perdipiù ha contaminato alcuni abitanti del villaggio che, a sorpresa, si trasformano essi stessi in formiche! A parte questa variante nella storia la struttura del gioco è esattamente la stessa, finale compreso.
Il gioco uscì per Amiga, PC e Atari ST, e la versione migliore fu forse la prima date le spettacolari prestazioni del Commodore Amiga (macchina meravigliosa che, non avendo santi in paradiso, fu una meteora nell’universo dei computer).

Giuseppe Massari