Stranizza d’amuri è il lungometraggio tramite cui l’attore Giuseppe Fiorello esordisce come regista portando sul grande schermo una storia d’amore ambientata nella Sicilia del 1982, con tanto di tradizioni, colori e mentalità locali.
Ne è protagonista è un diciassettenne di nome Gianni (Samuele Segreto), bullizzato dai ragazzi del suo quartiere per la sua omosessualità.
Il ragazzo vive insieme alla madre Lina (Simona Malato) e al suo compagno alquanto violento, Franco (Enrico Roccaforte), mentre spera di cambiare vita e di andarsene da quella casa portando con sé anche la genitrice. Improvvisamente il suo destino si intreccia a quello del sedicenne Nino (Gabriele Pizzurro) quando si scontrano con i rispettivi motorini. Gianni inizia a sentire le famose farfalle nello stomaco e la loro storia prende forma inizialmente con una grande amicizia; fino al momento in cui smette di lavorare in officina dal compagno della madre e segue Nino prima nella cava dello zio Pietro (Roberto Salemi), poi nelle fiere per far brillare i fuochi d’artificio del padre Alfredo (Antonio De Matteo della serie televisiva Mare fuori), che si sta ammalando e non può più seguire il suo lavoro.
E si tratta di una vicenda vera un fatto di cronaca che non è mai stato risolto e che Fiorello sfrutta al fine di trasmettere un preciso messaggio: per amare non occorre coraggio, l’amore non è solo dei coraggiosi.
Stranizza d’amuri, il cui titolo sta appunto a significare “Una stranezza d’amore” come se fosse inconcepibile vivere un certo tipo di sentimento, non intende assumere una posizione critica o di denuncia nei confronti di una vecchia società che non era affatto pronta ad un episodio del genere. Intende solo ribadire che in amore bisogna essere liberi. Perché ai due protagonisti viene negata la libertà; prima dalla famiglia, poi dalla società siciliana che non vedeva assolutamente di buon occhio certe storie e non accettava determinate voci.
Come se ciò fosse un’anomalia. Ma di anomalo nella storia in questione non vi è assolutamente niente. L’unica cosa inconcepibile, e che Fiorello rappresenta a dovere in Stranizza d’amuri, è la violenza con cui vengono rinnegati determinati sentimenti. Da vedere.
Virginia Lepri
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