Super Mario Bros – Il film: giù per il tubo… di Nintendo

Super Mario Bros – Il film, il primo lungometraggio animato dedicato all’iconica coppia di idraulici, è prodotto da Universal e vede alla regia Aaron Horvath e Michael Jelenic.

Mario e Luigi sono due idraulici italoamericani di Brooklyn che decidono di mettersi in proprio. Proprio quando un incidente sembra essere una buona occasione per mettersi in luce un tubo misterioso, scoperto nei sotterranei della città, li risucchia portandoli in un mondo fiabesco.

Purtroppo i due verranno divisi: Mario verrà catapultato nel pacifico mondo dei funghi, mentre lo sfortunato Luigi finisce trasportato in quello tetro governato da Bowser. A quel punto Mario avrà un solo imperativo: salvare l’amato fratello, e per farlo farà squadra con improbabili compagni, tra i quali Donkey Kong e la Principessa Peach.

Nintendo porta al cinema un cult videoludico destinato probabilmente a divenire un altrettanto cult del cinema d’animazione. Super Mario Bros – Il film rende meravigliosamente giustizia al mito firmato dalla celebre casa giapponese, con leggerezza, simpatia e un tocco di humour che non guasta mai; ma offrendo al contempo riflessioni su tematiche – anche solo di passaggio – certamente adulte e attuali.

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Il film, per esempio, presenta la principessa come un personaggio tutt’altro che frivolo e stereotipato. Nessuna damigella da salvare, anzi, una donna forte, autonoma, che, addirittura, si mostra come mentore di Mario stesso, facendogli da guida in questo nuovo mondo e, in un certo senso, addestrandolo per prepararlo alla difficile missione.

Il punto forte di Super Mario Bros – Il film, tuttavia, nonostante la pregevolezza non è di certo la scrittura, ma la splendida tecnica di animazione. Il lungometraggio è decisamente una perla rara, quasi perfetta. Luci, colori e scenografie sono curate nel dettaglio e i continui rimandi al videogioco, ai vari livelli nonché alle ambientazioni, delizieranno un po’ tutte le generazioni che sono cresciute saltando su funghi e tartarughe. Un’operazione per tutti capace di entusiasmare. Unica pecca, forse, alcuni cambi di scena troppo rapidi, ma certamente definibili, nell’economia del tutto, come peccati “veniali”. In sala lo spettatore adulto verrà chiaramente trasportato nel proprio passato, mentre quello più giovane vedrà egregiamente trasposto il proprio presente.

 

 

Dario Bettati