Suspiria vs Suspiria

Amici di Mondospettacolo, il 1 gennaio è uscito al cinema il film di Luca Guadagnino “Suspiria” (qui la recensione della nostra Marina Pavido).

L’uscita del film, ha suscitato tutta una serie di polemiche sui social.

A tale proposito sono andato ad intervistare un personaggio che di Horror se ne intende, e sto parlando di “Luigi Pastore” regista e soprattutto direttore di uno dei più importanti festival di cinema horror italiani: “l’Italian Horror Fest”!

Luigi Pastore e Dario Argento

Ciao Luigi, bentornato su Mondospettacolo, come sai sono qui per chiedere che cosa pensi del film di Guadagnino.

Ciao Alex, un saluto a te e a tutti i tuoi lettori, so che la mia risposta creerà sicuramente qualche polemica, ebbene rispondendo alla tua domanda penso che definirei il film così: Merda d’artista.

No, non sono un folle, ma questo è il mio modo di ribattezzare l’opera ispirandomi a Piero Manzoni, l’opera di un regista che si è arrogato il diritto di raccontare sul grande schermo le proprie elucubrazioni mentali, spacciandole come un suo personale omaggio ad un artista e al suo capolavoro. Come se costui fosse l’unico al mondo, l’unto dal divino, ad essere stato folgorato da un film così imponente e magico, unico nel suo genere.

Ma qui la merda non deve essere interpretata come un insulto, bensì come il prodotto di un profondo lavoro artistico che trova mercato e anche consenso della critica, ormai appiattita dal buonismo e da un esasperato politically correct.

Perché la merda è arte, la merda è vita, la merda è un augurio, la merda è pulp! Fatta questa doverosa premessa, vengo subito al punto e dichiaro solennemente e con orgoglio di non aver visto il “prodotto artistico” di questo nuovo genio del cinema alto ($20 milioni di budget), quello con la puzza sotto il naso, intellettualoide e radical chic che piace tanto e va di moda di questi tempi.

Un tentativo, inutile, di nobilitare un genere e traghettarlo verso la corrente aulica ed elitaria di chi comprende veramente il significato del cinema e guarda con saccente disprezzo quei reietti spettatori, incapaci di capire appieno un’opera cinematografica.

Ma come può il sottoscritto parlare di un film senza nemmeno averlo visto?

Il mio rifiuto categorico di guardare l’opera non può darmi nessun diritto di valutarla, di apprezzarla o di criticarla. Eppure, la storia del cinema è piena di critici e spettatori che hanno scritto recensioni e (s)parlano di film senza nemmeno averli degnati di uno sguardo. Ma in questo caso è diverso, perché l’opera in questione è già conosciuta in tutto il mondo ed ha lasciato un segno profondo e irripetibile.

Non voglio affrontare i soliti discorsi ripetitivi sul senso dei remake, la cessione dei diritti e altre dinamiche commerciali e di marketing di cui nessuno sa nulla, se non è davvero addentrato in quella materia. Il mio rifiuto parte dalla consapevolezza che un’opera cinematografica come SUSPIRIA di Dario Argento, non solo è un capolavoro indiscusso e riconosciuto a livello universale ma che ha totalmente rivoluzionato il genere horror con delle invenzioni stilistiche, visive e sonore senza precedenti, che ancora oggi vengono replicate e rielaborate dai tanti debitori di questo grande Maestro e del suo modo di fare cinema, ma che troppo spesso fanno finta di dimenticarlo.

Ed è a questo punto che subentra la furbizia del regista che, consapevole di questa verità assoluta, prende le distanze e realizza un film “differente” perché non è un remake ma mantiene lo stesso titolo e l’ambientazione in una scuola di danza, i nomi dei personaggi, ma cambia la colonna sonora che è un altro elemento portante di quell’alchimia unica.

Non pago di questa eresia, ha anche affermato più volte che grazie alla sua rivisitazione le generazioni future potranno conoscere il cinema di Argento.

Mi viene in mente la barzelletta di quel bambino che vuole toccare assolutamente l’eroe acclamato dalla folla, che ha appena finito di raccontare una delle sue ultime imprese eroiche e, una volta raggiunto, riesce a toccargli il braccio e lo sospinge con un sonoro: <<Mavafangul!>>

A.C.