TALENTO INNATO, RIGORE ED UMILTA’ – LE TRE FACCE DI LUCA BONO

 

Ci sono persone che nascono con il palco nel DNA, nate per starci sopra e sopra, lo vorranno o meno, ci finiranno. È utopistico elencare i segnali che identificano quelli nati col palco nel DNA, si colgono – stop; escono naturali dalle loro fattezze fisiche, dalla loro postura, dai loro modi di fare, impregnando l’aria che li circonda della stessa energia. Così, quando timido e riservato e senza sapere assolutamente chi fosse, anche perché all’epoca – se vogliamo alludere ad una fama artistica, non era ancora nessuno, me lo sono visto arrivare in uno dei più esclusivi club magici d’Italia e al mondo, ho sentenziato e con tanto di testimoni “questo è uno che c’è” e non mi sbagliai affatto, urca se c’era, nel 2010 avrebbe poi vinto il campionato italiano di magia, ora è apprezzato in tutto il mondo, presenzia nei più rinomati galà internazionali, coccolato e riverito ma soprattutto, seppur giovanissimo, è un artista di cui noi italiani possiamo vantarci con tanti inetti che, il palco, dovrebbero vederlo solo a spettacoli finiti e con l’incombenza di pulirlo.


Caro sig. Luca Bono, questa è un’intervista anomala, non ti chiederò cosa hai fatto, chi ti ha aiutato a farle e tanto meno dove le hai fatte: tutte informazioni facilmente reperibili sui più importanti motori di ricerca e che hanno tappezzato e continuano a tappezzare pagine e pagine di giornali nostrani ed esteri.
L’ho già scritto, sei giovanissimo. La fama, il successo, quanto pesano? Le sorreggi facilmente o qualche volta fatichi perché la spensieratezza innata dei tuoi anni vorrebbe prendere il sopravvento?

Ciao Livio! Innanzitutto confermo che mi hai sempre “apprezzato” e che sei stato il primo in assoluto a crederci e ad incoraggiarmi, ben prima di iniziare a salir sul palco. Ti ringrazio oggi pubblicamente.

Tornando alla tua domanda, no, non sento particolari problemi nel gestire questo la popolarità. A vent’anni e la fama ed il successo (seppur io sia solo ai primissimi gradini) non contano molto. So benissimo che devo fare ancora molto e che il pubblico, se non mantieni le “promesse” dimentica facilmente.
La mia vita da “ragazzo” continua come prima, magari con meno tempo per gli amici, ma continua. Forse anche perché, fino ad ora, ho sempre avuto impegni relativamente brevi e magari dopo un paio di settimane “toste” di lavoro, ne avevo una di svago in cui potevo uscire coi miei amici a divertirmi recuperando un po’ di, come dici tu, spensieratezza … Quest’estate starò un mese ad esibirmi a Montreal e poi nel periodo invernale (ottobre-gennaio) a Parigi, spero di non  dover rettificare

 

Un talento genetico, di cui ho accennato nella presentazione, finalizzato a sé stesso è moltissimo ma non è tutto. Le forti predisposizioni artistiche bisogna coltivarle con rigore e dedizione, meglio se coadiuvando questa crescita personale con personale esperto …

Assolutamente sì, non avrei fatto di certo quel che ho fatto senza l’aiuto e i consigli di tante persone: c’è stato chi ha passato ore a guardarmi e correggermi, o chi magari con un solo consiglio, ha dato il suo contributo. Tutti sono determinanti nella crescita e nella formazione di un artista (ma anche di un buon falegname o geometra …).

I genitori o persone come “nonno Danilo” (Bassetto, che ha costruito i miei primi oggetti magici) sono importanti soprattutto all’inizio per darti fiducia.  Non posso però non citare, in rigoroso ordine “d’apparizione” nel mio percorso magico: Marco Aimone, presidente del Circolo Amici della Magia di Torino, Tiziano Berardi, grande manipolatore che mi aiuta molto sul piano tecnico e Arturo Brachetti che ha creduto in me ed è diventato il mio direttore artistico.

Un aspetto che apprezzo tantissimo negli artisti veramente capaci è la disciplina, quella serie di costrizioni a cui si subordinano per mantenere il loro livello di preparazione alto senza alterarlo, riducendolo ad una “sopravvivenza di rendita”, una sorta di paralisi artistica in cui le performance si ripetono col rischio di annoiare.

Non è facile, la “sindrome da foglio bianco” non vale solo per gli scrittori. Porto in scena alcuni numeri collaudati e contemporaneamente continuo a lavorare su altri nuovi, numeri che però non voglio mostrare fino a quando non li riterrò pronti … Una delle cose che ho capito è che il pubblico deve essere rispettato e che se cerchi di “fregarlo” con numeri “raffazzonati” se ne accorge.  Inoltre l’essere piuttosto autocritico spesso dilata un pochino i tempi …!

Un artista è artista sempre, sia quando si esibisce sia durante una pizzata con gli amici. Non tanto, nel tuo caso specifico, perché – almeno lo immagino –  ti chiederanno sempre dei giochi anche in momenti inopportuni o dove la voglia di eseguirli sia completamente assente, ma riferendomi a quella veste che personaggi del tuo calibro indossano irremovibilmente e di cui è difficile spogliarsene anche in quelli che potrebbero rappresentare gli aspetti più normali e quotidiani della tua vita. Essere un Luca Bono, una gioia ma anche un po’ una condanna?

Nel quotidiano … non mi pesa nulla e cerco di non far pesare nulla a nessuno, ci mancherebbe!

Io sono un ragazzo/artista, a vent’anni, forse, ho un lavoro e negli ultimi tre ho avuto la fortuna di fare cose che altri magari non faranno mai. Ci sono miei coetanei, in altri campi di studio o lavoro  che, magari impegnandosi anche più di me, non riescono ad avere grandi soddisfazioni ,  se dicessi che mi pesa mentirei, sono fortunato.

Oltre che mago portentoso, sei anche un bellissimo ragazzo e ininterrottamente assediato (e siamo sinceri – un tipo di persecuzione a cui molti ambirebbero) da rappresentanti del gentil sesso che fanno carte false per conoscerti e, nella più casta delle loro aspettative, farsi immortalare in una foto assieme a te.

Diciamo che ci sono “condanne” decisamente peggiori, non posso lamentarmi di certo per questa!

Ti racconto una cosa simpatica successa; durante la messa in onda de  “La grande Magia” una sera è arrivato mio padre infuriato. Stava continuando a ricevere messaggini e “chiamate a vuoto” a tutte le ore …Avevo lasciato il suo numero sul profilo FB!!!

(NDR, se sono donzelle maggiorenni e carine, lascia il mio! Anzi no, meglio di no, poi mi vedrebbero e non sarebbe la stessa cosa)

L’avrai notato, in questo sito la maggior parte delle mie interviste è stata fatta a quella tipologia di personaggi legata alla mente, Mariano Tomatis, Giuseppe Lo Verso, Alexander solo per fare dei nomi. Credo che anche nel caso tuo, seppur tu non sia un mago mentalista, la stessa mente assuma un ruolo importante. Le meningi le spremerai a fondo per lo studio di un effetto, il modo di presentarlo, condurlo sul palco o soltanto per la promozione dello stesso in quei lidi dove gradiresti portarlo.

Tutte le cose nascono da un’idea, quello che si vede in scena è il risultato di un pensiero. Spesso sono solo, nella mia camera, mimo gesti e movimenti e, appunto con la mente, “immagino” quello che potrò fare.

Poi comincia il resto e se il primo passo è “buono” dopo diventa tutto più facile, compreso il trovare i palchi dove proporre.

La mente ed il rifocillamento della stessa, quanto studi?

Credo di esser perennemente in studio e con la mente sulle cose che devo fare e sul modo in cui potrei farle. L’illuminazione però non viene purtroppo dall’alto!

Leggo e cerco di vedere il più possibile, anche e soprattutto argomenti che apparentemente non c’entrano con ciò che faccio io, ma in tutto si riescono a trovare stimoli creativi, l’abilità è coglierli a trasformarli cercando di renderli originali.

Le magie più miracolose sono quelle che sembrano apparire semplici, anzi, è proprio quella presunta e ben augurante semplicità ad entusiasmare i non maghi che, assistendo allo scivolare fluido e presumibilmente replicabile di un effetto, poi non riescono a raccapezzarsi minimamente di quali possano essere stati i trucchi ad averlo prodotto. Molti maghi cercano il difficile per stupire più loro stessi o i colleghi che catturare l’attenzione degli spettatori.

Confermo, credo siano purtroppo sviolinate e autocelebrazioni per gli addetti ai lavori e un po’ fini a se stesse, nel mondo reale  effetti apparentemente più semplici quasi sempre risultano i più efficaci! Penso che il giusto, come spesso accade,  stia nel mezzo: un buon mix di tecnicismi ma rimanendo ma non perdendo mai di vista quello che il pubblico apprezza di più e, soprattutto, riesce a cogliere.

 

Non mi nauseerò mai di scriverlo, fra i tanti pregi della tecnologia e della velocità dei media, nelle stesse alloggia diabolico il dramma dell’illusione. Molti credono di imparare tutto da un giorno all’altro e di sostituire le faticose ore ad allenarsi davanti ad uno specchio con una macchinetta “fa-tutto”, ignorando che in quel “tutto”, fra gli innumerevoli e comodi benefici, presenzierà anche il pericolo dello squallore. Mai come ora, dove tutti fanno tutto, assistiamo allo sfascio del gusto e allo sfacelo totale di quella che dovrebbe essere almeno la dignità di una performance magica. Ultima domanda: cosa consiglieresti a quella marea di ragazzi che sogna di diventare un altro Luca Bono?

E’ difficile, io stesso le prime cose le ho viste sul web. Quello che succede ai giovani che “pasticciano” con carte, palline e credono di saper far magia credo sia simile a quello che succede ai ragazzi che imparano 4 accordi con la chitarra per fare “i fighi” alle feste sulla spiaggia per far colpo sulle ragazze. Tu Livio sei un ottimo chitarrista e immagino che il tuo livello sia la conseguenza di studio e talento quindi puoi capire.

Ai ragazzi dico, non  basta saper fare 4 giochi con le carte per essere “maghi”, magari servono per fare buona impressione su una ragazza ma resterete sempre “quelli che strimpellano 4 accordi” o quelli che fanno dei “giochini” alle feste.

Chi vuole crescere e raggiungere un livello adeguato ha una sola strada; studiare e farsi consigliare da persone preparate tecnicamente ed artisticamente. In magia, come in tutto, non si smette mai di imparare.

Credere che la gente (il pubblico) non colga la differenza tra chi studia, s’impegna e dà un senso a quello che fa e chi si improvvisa  è un grande errore.

Il pubblico vede, giudica ed è “sovrano”, anche in questo periodo dove viene propinato di tutto.

Livio Cepollina

Le foto sono di Paolo Ranzani