Tapirulàn: un esordio “in movimento”

Tapirulàn 3

Tapirulàn è il film che segna lesordio alla regia di Claudia Gerini, che ne è anche interprete.Un lungometraggio prodotto da Stefano Bethlen per Milano Talent Factory, in associazione con AttitudeBig Tree Movie Entertainment.

Tapirulàn è scritto da Antonio Baiocco e Fabio Morici con la collaborazione di Claudia Gerini stessa, mentre il produttore creativo è Fabio Guaglione e lo story editor Luca Speranzoni. Nel cast figurano Claudia Vismara, Stefano Pesce, Maurizio Lombardi, Corrado Fortuna, Alessandro Bisegna, Daniela Virgilio, Lia Grieco, Marcello Mazzarella, Niccolò Ferrero, Antonio Ferrante, Ilaria Geshko e lo stesso sceneggiatore Fabio Morici.

Tapirulàn 1

Emma (la Gerini) è una counselor che vive da sola che e non sembra intenzionata a ricercare relazioni stabili, né una “tradizionale” vita sociale. La casa è il suo rifugio dal mondo e, soprattutto, da un passato traumatico, dal quale scappa da venticinque anni. Ogni giorno corre sul suo tapis roulant, metafora della propria fuga, e risponde alle videochiamate dei clienti che la contattano tramite l’app di e-counseling per la quale lavora. Ma, mentre aiuta a sbloccare le vite degli altri, la sua resta immobile. Inchiodata ad una orrenda notte di tanti anni prima. E così, ogni giorno, Emma corre. Restando ferma. Tapirulàn rappresenta probabilmente, quindi, non solo un esordio alla regia, ma anche un’inedita modalità di recitazione per l’iconica attrice romana e, forse, per l’intero cast. Come deve essere stato recitare tutto il tempo davanti ad uno screen senza una vera e diretta interazione umana con gli altri attori? E come sarà stato gestirne la regia? Non è mai facile essere  registi di se stessi, figuriamoci la prima volta e in una sorta di modalità 2.0.

Tapirulàn 2

La Gerini, tuttavia, non si lascia spaventare, anzi, nella sua doppia veste segna un punto importante, portando a casa un ottimo risultato che le scrolla definitamente dalle spalle il continuo rimando al suo passato “verdoniano” e alla sua romanità oltremodo ostentata. Anche rispetto ad altre sue buonissime prove come, per esempio, in A mano disarmata. Il film scorre (e corre), nonostante il paradosso di un tappeto che non ti porterà mai da nessuna parte. In realtà solo fisicamente, perché è attraverso la staticità di quella corsa che, invece, la mente della protagonista ritrova lo spazio di manovra necessario per evolversi e ritrovarsi. La scelta del cast è stata ottimale, tutti i protagonisti e le protagoniste si sono adoperati in “chiamate” coinvolgenti e pregne di senso. La sceneggiatura non ha buchi e, per quanto possa sembrare all’inizio semplicistica, il film sa emozionare, soprattutto attraverso dialoghi carichi di significati e temi su cui riflettere e sui quali si riflette durante la visione insieme agli interpreti. Tapirulàn è un film riuscito, soprattutto nei suoi giochi di ambivalenza, tra una corsa immobile e una coralità fittizia.

 

 

Dario Bettati