Il prologo di Terror take away vede immediatamente in scena un’attricetta cocainomane alle prese con un portapizze psicopatico.
Già, perché, introdotta dalla frase “Non confondete la mancanza di talento per il genio” di Peter Steele, compianto cantante e bassista statunitense cofondatore del gruppo doom metal Type O Negative, è una grottesca vicenda horror che affonda senza troppa serietà la lama nell’era italiana del precariato e delle competizioni a suon di reality e talent show quella inscenata nell’opera seconda di Alberto Bogo, già autore nel 2013 dell’Extreme Jukebox che ha addirittura ottenuto distribuzione oltreoceano grazie alla trashissima Troma.
Una vicenda che poggia, appunto, sulla figura del portapizze assassino Max (!!!), ovvero Fabrizio Zanello, pronto ad eliminare dalla faccia della Terra chiunque non gli dia la mancia al momento della consegna e che, di conseguenza, non può fare altro che prendere di mira la villa in cui un ricco imprenditore senza scrupoli ha organizzato un delirante gioco: uno dei cinque giovani estratti a caso in tutta Italia otterrà un posto di lavoro a tempo indeterminato presso la sua catena Tinto’s Pizza.
Quindi, tra racconto della leggenda di Max che omaggia chiaramente quello in cui veniva descritta attorno al fuoco la figura di Jason Voorhees in Venerdì 13 parte 2 – L’assassino ti siede accanto, preservativi al gusto di pizza (!!!) e fantasiose ma ironiche uccisioni consumate in sequenza e con un pizzico di indispensabile splatter, la oltre ora e mezza di visione – girata in soli dodici giorni e con un budget quasi inesistente – non mira altro che a fornire una parodia del filone slasher, rappresentato da titoli basati su una sequela di omicidi ai danni di un gruppo di persone in uno spazio più o meno chiuso.
Ma la sua particolarità consiste nel fatto che, provvisti di cosiddetto kit Bogovision durante la proiezione, gli spettatori possono sentire gli odori nelle scene clou, da quello di pizza alle ascelle, fino al sesso.
Un’operazione che richiama inevitabilmente alla memoria gli esperimenti in Odorama Scent of mystery di Jack Cardiff e Polyester di John Waters, rispettivamente datati 1960 e 1981, accentuando in maniera ulteriore la follia di una divertente esperienza che, caratterizzata da una buona confezione tecnica e impreziosita dalle efficaci musiche di Fabio Cuomo, dispensa a fine primo tempo, inoltre, spot ironici con protagonista il comico genovese Enzo Paci.
Francesco Lomuscio
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