The end? L’inferno fuori: intervista al regista Daniele Misischia

Con Alessandro Roja bloccato all’interno di un ascensore in un edificio infestato da infetti zombeschi, The end? L’inferno fuori è il primo lungometraggio diretto da Daniele Misischia, realizzato sotto la produzione dei Manetti bros. Abbiamo intervistato il regista proprio in occasione dell’uscita del film nelle sale, distribuito da 01 Distribution a partire dal 14 Agosto 2018.

 

Come è nata l’idea per The end? L’inferno fuori?

Con Cristiano Ciccotti, l’altro sceneggiatore del film, volevamo raccontare l’apocalisse dal punto di vista di un poveraccio rimasto bloccato dentro un ascensore. Ci siamo resi subito conto che la strada dello zombie movie era la più immediata e semplice per mettere in scena la fine del mondo. Ma il nostro scopo, in realtà, era raccontare una storia angosciante e claustrofobica chiusa tra le quattro mura di una location molto limitante, come può essere, appunto, un ascensore. Gli zombi, che in realtà in questo film sono infetti, sono solo un pretesto per dare un forte conflitto al protagonista.

 

In quale momento sei entrato in contatto con i Manetti bros?

Nel 2013 ho iniziato a lavorare con loro come operatore e regista di seconda unità su due serie tv. Li ho conosciuti ad un festival di Livorno, il Fipili horror festival, e hanno apprezzato dei miei cortometraggi. Dopo qualche anno hanno fondato la Mompracem insieme a Carlo Macchitella e hanno deciso di produrmi un film. Si sono innamorati subito della sceneggiatura di The end? L’inferno fuori, che era nel cassetto da circa cinque anni.

 

Come mai hai scelto Alessandro Roja come attore protagonista?

Più che altro, è Roja che ha scelto il film! A meno di tre settimane dall’inizio delle riprese non avevamo un attore protagonista, così abbiamo contattato Roja, che precedentemente aveva lavorato con i Manetti in Song ‘e Napule e che mi era piaciuto molto. Come ha sentito che si trattava di una storia di zombi, Alessandro ha accettato immediatamente ed è entrato subito a far parte del progetto.

 

Quanto sono durate le riprese del film?

Quattro settimane per tutte le scene all’interno dell’ascensore, più una quinta per gli esterni e alcune scene che abbiamo aggiunto successivamente.

 

Inizialmente, il film lascia intendere un sottotesto di critica sociale se vogliamo derivato da George A. Romero, poi, però, prende tutt’altra strada ed evita intelligentemente di scimmiottare l’autore de La notte dei morti viventi. Puoi parlarci di queste scelte?

Secondo me, in realtà non prende un’altra strada, semplicemente si evolve. La critica alla scalata sociale c’è sicuramente, ma, proprio per questo, il personaggio, che inizia come un uomo d’affari odioso, arrivista e disumano, scontrandosi con la vera disumanità di persone trasformate praticamente in bestie ritrova una sua umanità persa da anni. Una critica sociale c’è, ma è presente anche un discorso sul ritrovare se stessi dopo la scarnificazione del proprio ego. Penso sia una tematica molto attuale in un periodo in cui sembra che molte persone abbiano perso la propria umanità e la sacrosanta tolleranza.

 

Come hai scelto gli altri elementi del cast?

Abbiamo svolto molti provini. Ma i personaggi di Euridice Axen e di Claudio Camilli sono stati letteralmente scritti per loro, infatti sono molto soddisfatto di tutte le scene che li vedono coinvolti!

 

Potresti elencare i tuoi tre zombie movie preferiti?

Zombi di Romero, che a rivederlo adesso fa letteralmente spavento per quanto sia attuale, 28 giorni dopo di Danny Boyle, ottimo esempio di action/survival/horror, e, come terzo, sarò impopolare ma ti cito un videogame per la playstation: The last of us, un gioco meraviglioso in cui l’elemento cinematografico è molto presente.

 

Quali sono i tuoi punti di riferimento registici?
Sicuramente, Michael Mann e Paul Greengrass, mi piace molto come mettono in scena l’azione mantenendo la loro idea autoriale. Adoro, poi, tutto il cinema di Hitchcock e tutte le innovazioni che ha portato nella messa in scena.

 

Pensi sia vero che è in atto una rinascita del cinema di genere italiano?

Negli ultimi anni ci sono stati degli ottimi esempi per quanto riguarda un possibile svecchiamento del cinema italiano. Voglio essere positivo e pensare che non sia solo un momento, ma l’inizio di un’evoluzione per il cinema del nostro paese.

 

Se ti venisse offerta la possibilità di girare il film della tua
vita, di cosa si tratterebbe?

Sicuramente di un film fantascientico cyberpunk, che forse è il mio genere preferito in assoluto!

 

Francesco Lomuscio